7 ottobre -
Gentile Direttore,
l’
articolo pubblicato su QS, e l’annesso documento, delle Regioni in tema di mobilità passiva, ha suscitato in me sconcerto e rabbia. Le Regioni, dopo decenni di gestione dissennata delle risorse pubbliche, si accorgono del problema della mobilità passiva, non riescono a risolvere le relative problematiche contabili, e allora decidono, complice lo stato, di chiudere i canali con la sanità privata convenzionata, ritenendo che il problema siano i medici ex dipendenti del SSN, che in pensione vanno a lavorare nel privato convenzionato, rubando pazienti al pubblico.
E’ diritto di ogni libero professionista andare a lavorare dove meglio crede, ed è diritto di ogni cittadino scegliere il medico da cui vuole farsi curare.
Sarebbe molto più opportuno che le Regioni, tutte, rendessero pubblici i dati sulla mobilità passiva, ed analizzassero in dettaglio dove vanno a curarsi i propri residenti. Verosimilmente si accorgerebbero che molte strutture convenzionate danno migliori garanzie rispetto alle corrispondenti strutture pubbliche, ed allora la soluzione non può prescindere dal rendere il pubblico più competitivo organizzando in modo adeguato le strutture e fornendole di personale di eccellenza, indipendentemente dalla tessera.
Ritengo che il documento delle Regioni sulla mobilità passiva contenga in sé evidenti aspetti incostituzionali e vada respinto: le organizzazioni sindacali cosa dicono?
Dr. Mauro Berrettini,
Ex Dirigente II livello SSN.
Perugia