26 settembre -
Gentile Direttore,
dopo la bufera di reazioni, le più disparate, alle iniziative del Fertility Day, scrivo queste righe perché da ginecologa con più di trent'anni di professione ospedaliera alle spalle, ho a cuore la salute riproduttiva e ho vissuto sulla mia pelle le difficoltà dell'equilibrio (per usare un eufemismo) vita-lavoro nel percorso lavorativo all'interno del SSN.
E perché occorre riconoscere che l'iniziativa della Ministra è riuscita in quello che era l'intento sostanziale: riportare all'attenzione di tutti gli italiani, in primis dei media, un tema da tutti, inconsapevolmente, forse, misconosciuto o comunque percepito, in maniera distorta, come marginale per la società italiana.
La maternità, oggi 24 settembre, ha una intera pagina del
Corriere dedicata. Si leggano sull'argomento le parole dirette e efficaci come suo solito, del mio concittadino
Beppe Severgnini.
Penso che il succo sia riassunto in questa sua frase: "la gravidanza non è un impiccio.... una società sana la considererebbe una opportunità".
Quindi onore al merito della Ministra se, oltre i rischi per la salute riproduttiva per le giovani generazioni, ha riportato sotto la luce dei potenti riflettori dei media e dei social il tema maternità.
Anche tra le mille polemiche scatenate per l'inadeguata e precaria cornice socio-esistenziale che, loro malgrado, attende le mamme di questo paese, mamme in essere e in "fieri", cioè la maggior parte delle donne che si apprestano o hanno voglia di fare un bambino.
Onore al merito, anche se questo intento è stato stritolato dalle indubbie gaffes tipografico-organizzative di una campagna comunicativa che non ha brillato per scelte di immagini appropriate ma solo perché, purtroppo, politicamente scorrette.
Sono stati, comunque, posti sotto gli occhi di tutti gli italiani, anche di chi ha in mano leve correttive, dati e cifre drammatiche di denatalità in Italia, le più basse d'Europa.
L'asticella è arrivata a livello inferiore al 1918, dopo la prima guerra mondiale.
Un misero numero di 485000 nati nel 2015, il più basso dall'unità di Italia a oggi; che si traduce in un tasso di fecondità pari a 1,35 figli per donna, che in alcune categorie si ferma ben sotto il punto zero!
Su questi dati c'eravamo soffermati già alla fine di luglio, quando come Coordinamento Donne Cisl Medici, abbiamo dato pubblicità a un manifesto per la genitorialità in sanità. Genitorialità pratica che, come dice Severgnini, parte dalle cose semplici. "I bambini non li porta a scuola lo Spirito santo, che ha altro da fare. Negli USA ci pensa lo schoolbus; in Italia tocca ai genitori o ai nonni (quando ci sono)".
Anche noi, ci siamo fatti interpreti, del disagio di quella quota rosa che, ormai maggioritaria nel mondo lavorativo della sanità, dopo anni di precariato selvaggio e senza tutele, affronta con dedizione disumana i salti mortali della conciliazione lavoro-carriera nel SSN, nella cui organizzazione imperano ancora, tanto difetti legislativi quanto e forse più "regole del gioco collettivo", applicate secondo un'ottica maschile, che portano a quotidiane prevaricazioni e discriminazioni per le mamme medico.
E su questo la Ministra dovrebbe riflettere e raccoglie re proposte di alleanze attive e fattive, che possano dare la dritta giusta a Direttori Generali delle aziende sanitarie nel valorizzare il talento femminile per un sano realismo, al di là delle polemiche.
Per questo concludo reiterando un invito, già espresso in altre sedi dalla mia Confederazione: "E’ arrivato il momento di aprire un tavolo di confronto con le parti sociali per coordinare una politica per la famiglia con azioni a 360 gradi, atte a superare slogans e strumentalizzazioni".
Antonia Carlino
Responsabile Dipartimento Politiche di Genere, Welfare e Giovanili
Coordinamento Donne Cisl Medici