21 giugno -
Gentile Direttore,
in questi giorni il tema caldo è quello delle competenze avanzate e del
mai attuato comma 566.
È fondamentale capire come il sistema delle professioni sanitarie, che la legge 42 aveva costruito, potrà essere modificato dal comma 566 e se le modificazioni introdotte saranno funzionali ai contenuti ed agli obiettivi degli articoli 5 e 22 del patto della salute.
Nell’anno dei Movimenti pro
"nuove competenze", per la valorizzazione e del riconoscimento professionale nati dalle esigenze del sistema, dalle nuove attività di laboratorio, che non sono solo, servizio, formazione e ricerca, diventa fondamentale rivedere quali sono i ruoli professionali, gestionali e organizzativi dei professionisti moderni.
Il momento serve per capire come l’esperienza professionale dovrà integrarsi con le nuove conoscenze che serviranno per continuare ad avere una sanità competitiva e accattivante nei confronti dell' UE ed efficienti ed efficaci verso il paziente.
Un sistema sanitario che, secondo noi, necessita di nuovi progetti che devono essere funzionali, al mercato del lavoro, ai fabbisogni di salute ma anche all’era tecnologica e digitale.
Ogni giorno che passa è un giorno perso impedendoci di realizzare un futuro moderno per le nuove generazioni e per rendere sostenibile l’innovatività.
Per fare questo noi stiamo lavorando ad una rivoluzione di pensiero, scientifica intesa come un cambiamento nella modellizzazione.
Per questo è fondamentale capitalizzare “sviluppo e ricerca” attraverso nuove richieste compatibili e di armonizzazione con le politiche sanitarie dell’UE..
Cosa proponiamo?
La
nostra community deve quindi, in termini anche autocritici, indirizzare ad una formalizzazione della didattica anche su tematiche inerenti alla complessità analitica, scientifica e al linguaggio informatico.
In questa prospettiva, il professionista moderno andrebbe definito
analista biomedico con un “
paniere ricco di competenze nelle tecnologie big data, nell’ information thecnology, nella telemedicina e POCT.
Praticamente un consulente della diagnostica automatizzata che ri – approda nel mondo sanitario dopo un necessario restyling in grado di gestire le informazioni con particolare attenzione ai processi di diagnosi e di monitoraggio.
Nel lungo elenco delle nuove competenze oltre la qualificazione professionale la necessità sempre di più competenze amministrative con un approccio di decision making.
Per realizzare questo diventa necessaria la costruzione di una piattaforma formativa adeguata nel corso di laurea magistrale specializzante.
Cosa dobbiamo governare?
Altro tema importante, in risposta ai problemi della sanità, ai costi, alla nuova scienza, è la tecnologia medica che avanza in modo selvaggio e incontrollabile.
Per questo la nuova frontiera dei
wearable thecnology, circa 19 milioni di dispositivi venduti nel mondo (2015) e 600 mila in Italia deve essere sistemizzata attraverso un progetto culturale, formativo e politico sanitario dove acquista rilevante interesse utilizzare strumenti avanzati di
information technology magari condiviso tra strutture organizzative e portatori di interesse.
La formula deve passare attraverso il
know how della scienza e la coscienza del professionista sanitario.
Se così non fosse si avrebbe un
gap epocale nella gestione della salute.
Quali sono le attese?
Maggiore ascolto dalla politica istituzionale, un tavolo con gli esperti del Ministero della Salute e del Ministero Università e Ricerca e il bisogno di un confronto aperto con società scientifiche e sindacati.
Saverio Stanziale
Vice Presidente Nazionale FITeLaB