9 maggio -
Gentile Direttore,
secondo i dati del Censis - in Italia la competizione sul lavoro e sulle insufficienti risorse del welfare, in particolare sulle pensioni, ha generato una intensa scissione generazionale: gli isolazionisti, ovvero coloro che vogliono avere rapporti solo con la propria generazione, in totale ammontano ad oltre otto milioni di individui. Il dato interessante scaturisce dal fatto che, mentre è alla ribalta delle notizie politiche lo sforzo di integrazione tra individui di etnie e religioni diverse, in Italia le varie generazioni non si parlano, non si scelgono, di fatto non comunicano più.
Mentre ferve vivace il dibattito su compiti e funzioni delle diverse professioni sanitarie, tra i medici del Servizio Sanitario Nazionale si denota, a nostro avviso, la presenza di contrapposizioni generazionali: da una parte i giovani che appaiono sempre più ripiegati su se stessi, quasi auto referenziali e dall’altra parte la generazione dei baby-boomers, o anche la generazione cerniera, che appare cristallizzata in una sanità che lentamente, ma inesorabilmente, si disgrega nei rivoli dei tagli economici, dei federalismi regionali e dei particolarismi aziendali.
La Legge Fornero ha fornito, forse suo malgrado, un notevole contributo alla compartimentalizzazione generazionale, contribuendo inopinatamente ad aumentare il numero degli ultra cinquantenni o older workers nella Sanità ed il tutto a discapito delle generazioni successive. I giovani medici sono alla continua ricerca di una definizione lavorativa e spesso non “vedono” quello che invece sta accadendo alle generazioni che li hanno preceduti, ovvero la progressiva perdita di tutte quelle che erano le prerogative di un sistema costruito con visione meritocratica, sostituito sostanzialmente ora da un impianto meramente contabile.
Secondo una recente indagine dell’OIS, gli under 40 appaiono ben motivati professionalmente, con l’aspirazione di lavorare in ospedale, frammentati nelle varie tipologie di lavoro e con grosse difficoltà in un accesso definitivo al mondo professionale. Tra i giovani medici, soprattutto tra i millenians striscia, però, latente la contrapposizione: chi si è laureato e vuole entrare in specializzazione percepisce come antagonista il medico in formazione, chi è medico in formazione a sua volta si contrappone con gli specializzati o i diplomati in medicina generale. In una ricerca svolta tra i medici di famiglia nel 2014 è risultato che i medici giovani, attribuivano al fattore età la maggiore resistenza ai modelli innovativi di medicina.
Gli over 50 appaiono, dai dati presenti in web, stressati per il super lavoro, con carichi lavorativi di non facile sostenibilità, insoddisfatti dei livelli di retribuzione e sottoposti loro malgrado a potenti riorganizzazioni, mosse in massima parte da criteri legati al contenimento della spesa e senza alcun tipo di salvaguardia del benché minimo principio meritocratico e di quello legato all’assistenza da fornire ai pazienti.
In una ricerca svolta nel 2015 - alla Asl di Bologna - nell’ambito del progetto dal titolo eloquente “Anzianità lavorativa”, i senior della professione medica hanno evidenziato le difficoltà del trasferimento delle conoscenze ai giovani e le difficoltà nel coniugare attività gestionale e professionale, oltre a porre richiesta di valorizzazione del bagaglio di esperienza e conoscenze accumulato negli anni.
Gli ultrasessantacinquenni aumentati vertiginosamente, secondo lo studio Censis, nell’Italia del “letargo” del Sistema Sanitario Nazionale, vengono citati spesso nelle cronache nazionali per diatribe contributive tra Enpam e Inps, continuando in molti casi ad occupare posti di rilievo nei sindacati, negli Ordini professionali, nelle società scientifiche e finendo con l’ impedire un necessario ricambio generazionale.
Ciò è dovuto in primo luogo al fatto che spesso, tra coloro che fanno parte della generazione degli attuali 65-70enni, vi è la tendenza a sentirsi e ad essere considerati eterni, soprattutto per la presenza di leggi distociche come quella della Fornero, che genera naturale il problema della gerontocrazia, costringendo contestualmente i giovani a migrare all’estero ed i meno giovani a dover sottostare a innaturali compressioni delle proprie aspettative lavorative. Il tutto minando alle fondamenta lo sviluppo della pubblica amministrazione e delle aziende private. Soltanto con il superamento completo delle storture generate dall’impianto legislativo della legge Fornero si potrà iniziare ad invertire la rotta mettendo un punto finale ad un conflitto generazionale in grado di alterare ben più che profondamente - nel breve e medio periodo - il corso della vita pubblica.
In conclusione, non possiamo non auspicare che i giovani e i meno giovani, tra i medici, imparino a comunicare maggiormente, coalizzando gli sforzi nella riscoperta di uno spazio di relazione e di arricchimento reciproco, atto ad un dovuto superamento di barriere inutili quanto dannose allo svolgimento della reciproca attività professionale, ritenendo necessario uno sforzo della politica per superare i danni arrecati da leggi non plausibili e consone al naturale susseguirsi delle generazioni negli incarichi della pubblica amministrazione.
Dott. Domenico Crea
Dott. Maria Ludovica Genna
Osservatorio Sanitario Di Napoli