24 marzo -
Gentile Direttore,
non comprendo le polemiche sull'intramoenia. Nel pubblico è l'unico modo che ha un paziente di potersi scegliere il medico. La struttura infatti deve garantire la prestazione di qualità, non chi la eroga. A me è stato richiesto: che sia eseguita in orari non confondenti per l'utente rispetto all'attività convenzionata e che la quantità di prestazioni eseguite in regime libero-professionali non sia sbilanciata rispetto a quelle eseguite con impegnativa.
Forse c'è il solito problema di assenza di controllo e conseguente non applicazione di norme già esistenti, così alla fine c'è che riesce a quadruplicarsi irregolarmente lo stipendio. Lui fa il furbo ma qualcuno glielo consente.
Il fatto poi che il paziente trovi una prestazione in tempi più brevi se sceglie la libera professione è conseguenza del fatto che il medico decide di dedicare dell'altro tempo, oltre a quello istituzionale, per attività clinica per lui ulteriormente remunerativa.
Ma potrebbe benissimo astenersi dal farla, non essendo infatti obbligato, e magari starsene con la sua famiglia. Quello che è certo è che il proprio orario di servizio è già stato (di solito anche ampiamente) completato per cui, se eliminiamo queste visite, certo il medico non ha nessun motivo di farne altre e semplicemente può tornare a casa prima.
Ritengo infine ridicolo, anzi offensivo, parlare dei soliti fondi da dare ai più bravi e meritevoli visto che gli stipendi sono fermi da anni.
Alberto Morabito
Oncologo
Cittadella - Camposampiero (PD)