15 marzo -
Gentile Direttore,
venerdi scorso, 11 marzo, si è svolto alla Camera dei Deputati un convegno per parlare con ginecologi ed ostetrici della gestione delle complessità che si presentano in sala parto e, in particolare, della necessità di una competenza sempre più avanzata per tutelare la vita umana e il suo diritto a ricevere le migliori cure possibili fin dal primo momento. L'incontro dal titolo"Il diritto di vivere nel crocevia della sala parto" intendeva mettere al centro della discussione il processo di formazione in sala parto e il nascere in sicurezza.
Quotidiano Sanità ha pubblicato ieri la presa di posizione della Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche dalla quale emerge però una informazione decisamente parziale, facendo, la nota delle ostetriche, riferimento in particolare ad un argomento: il possibile uso di undispositivo come il BabyBirth di cui nessuno ha parlato nel corso della mattinata e che comunque era immaginato proprio per evitare quella manovra di Kristeller, esplicitamente condannata dall’OMS, ma ancora in uso in alcune sale parto, nonostante le difficoltà più volte create.
Mentre invece è stato trattato il tema dei possibili rischi che si possono presentare in sala parto, soprattutto in relazione ad una serie di condizioni che si stanno dando con una certa frequenza, come ad esempio l’età più avanzata delle madri e alcuni aspetti connessi alla PMA.
Maria Vicario, presidente della Federazione delle ostetriche, è tra l’altro intervenuta nel dibattito con una interessante relazione sulla formazione delle ostetriche e non ha fatto alcun riferimento in quella occasione né al ddl Binetti né al
dispositivo BabyBirth, tanto deprecato. Per amore di chiarezza faccio presente che i ddl Binetti sul tema sono due e vanno letti, interpretati e criticati se si vuole nella loro completezza: il primo risale al 15 marzo 2013, giorno di inizio della XVII legislatura e ha come titolo “Norme per la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute della partoriente e del neonato”; il secondo “Norme per l’incremento del livello di sicurezza del parto naturale” è stato presentato il 14 gennaio 2015.
Entrambi i ddl hanno come criterio di riferimento quanto già si diceva nella relazione introduttiva del primo: “È necessario operare per ottimizzare le condizioni per ricondurre la società, nella sua interezza, al rispetto della vita e per promuovere un'impegnata azione educativa, rimodulando l'azione politica sui valori fondanti della vita e della persona umana, in perfetta aderenza ai princìpi della Costituzione. Occorre orientare la politica dei servizi sociali: esercitare accurati controlli sui consultori per verificare se essi funzionino o se rispondano effettivamente al fine istituzionale che è quello di tutelare e di incentivare la famiglia”.
Pertanto è necessario garantire il massimo di sicurezza possibile sia in termini di competenza specifica dell'ostetrico-medico e dell'ostetrica sia in termini di garanzie per il neonato. È evidente l'urgenza di agire soprattutto sulla formazione del personale operante nelle strutture pubbliche e private, oltre che su un'adeguata informazione delle partorienti, dal momento che la percentuale di parti chirurgici in Italia è del 38 per cento, più del doppio della soglia fissata dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), cioè il 15 per cento. L’obiettivo irrinunciabile delle due proposte a mia prima firma è garantire sicurezza a madre e bambino, soprattutto a partire dalla formazione.
Come ogni proposta di legge presentata, anche quelle a mia prima firma saranno valutate e messe a confronto con le altre proposte di legge presentate da altri colleghi, per ricavarne un unico disegno di legge che tenga conto dei diversi punti di vista per armonizzarli e sottoporli all’aula del parlamento dove potranno essere ulteriormente migliorati con i diversi emendamenti che tutti i parlamentari possono presentare. È la prassi ordinaria che si segue per ogni legge prima che venga approvata, per di più in questa legislatura siamo ancora in fase di bicameralismo perfetto, per cui la legge per essere efficace dovrà essere approvata anche dal Senato. Un itinerario lungo e complesso a garanzia delle migliori soluzioni possibili.
Anche io sono convinta che la maggior parte delle donne siano sane e la loro sia una gravidanza a basso rischio, ma sono anche convinta che vadano comunque tenute sotto controllo per evitare l’insorgenza di rischi successivi che si possano presentare anche nel corso di un travaglio inizialmente del tutto tranquillo e spontaneo.
Al Ministro Lorenzin, che ha da poco lanciato il Piano Nazionale per la fertilità e che ha istituito la Giornata per la salute della donna di rafforzare tutto l’insieme delle tutele che riguardano non solo l’evento nascita, ma l’intero percorso nascita, perché questo e solo questo è lo spirito delle proposte di legge presentate, sia quelle a mia prima forma che quelle a firma di altri colleghi della Commissione.
Paola Binetti
Membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera