18 agosto -
Gentile Direttore,
nulla d’eccepire sulla
lettera del Dott. Capodieci se non fosse per l’ultimo paragrafo. “La seconda considerazione, su aspetti di carattere normativo, riguarda l’attività complementare. Se è pur vero che bisogna tutti agire per evitare che altre figure professionali utilizzino le apparecchiature radiogene, con grave rischio della sicurezza del paziente, occorre precisare che non si può costringere l’operatore medico, che per legge è autorizzato ad utilizzarle, a ricorrere ‘in ogni caso’ al supporto del TSRM”.
Fermo restando che non credo che sia una rappresentanza sindacale, per di più dell’area medica, che possa dichiarare quanto sopra citato, la criticatissima 187 del 2000 ribadisce che il medico specialista può demandare atti, a personale non medico, quindi Tsrm ed Infermieri, nel rispetto delle proprie prerogative professionali. Quindi essendo il Tsrm, per legge e non per accondiscendenza medica, demandato ad essere presente durante l’uso di radiazioni ionizzanti, il dott. Capodieci ci spieghi perché in molte attività di radiologia complementare il tecnico è escluso, al contrario poi, vi è la presenza di altri professionisti non medici.
Vorrei ricordare anche al dott. Capodieci, che i conosciutissimi casi di Marlia e Barga, dove erano inquisiti Tsrm e medici, nacque da una denuncia di una confederazione medica sindacale.
Termino ricordando che forse, invece di asserire quanto sopra, il dott. Capodieci dovrebbe pensare a cosa viene dichiarato e cosa poi è fatto nell’ambito lavorativo quotidiano, mi riferisco alla denuncia della percentuale assurda di esami inutili richiesti e poi fatta, denunciato dalla rappresentanza medica dell’area radiologica.
Giuseppe Squilla
Coordinatore T.S.R.M.
Radiologia diagnostica e interventistica
Milano