16 luglio -
Gentile direttore,
la
Commissione Albo Nazionale ha chiesto un anno di ferma biologica in cui non entrino aspiranti odontoiatri nei 34 corsi di laurea di altrettanti atenei italiani. Ma i corsi di laurea intanto sono diventati 35 perché si à aggiunto il corso di Salerno. Mentre la professione frena sui nuovi dentisti, l’università continua a candidarsi per sfornarne. L’unica voce che non ha avuto timori a dirlo in faccia, proprio a Salerno, è stata Associazione Italiana Odontoiatri. Al convegno sulla Professione Odontoiatrica come “Corsa a ostacoli” del 6 giugno ero presente e con i giovani dei sindacati medici abbiamo fatto emergere che in Italia non solo esiste un problema di pletora odontoiatrica, ma resiste la pletora medica.
Ovunque, troppi immatricolati e un po’ troppi laureati. In odontoiatria secondo l’Organizzazione mondiale della sanità siamo il doppio del giusto e a nulla vale laureare ogni anno “solo” 700 nuovi colleghi visto che ne arrivano almeno 1300 da Spagna, Romania, Albania. A nulla vale chiudere gli ingressi ai corsi se non a bloccare quel po’ di didattica e ricerca che ci contraddistingue e ci può rendere competitivi. Peggio, si aprirebbe la strada a ricorsi di studenti che reclamano come un diritto costituzionale, l’istruzione, non possa essere negato; e visto che non può essere negato si spalancherebbero autostrade a erogatori improvvisati, alle università online, a rapporti smaterializzati docente-studente, quando non a erogatori stranieri (ricordiamo l’università portoghese tra i Colli Romani?)
In Italia si dovrebbe avviare finalmente quel percorso di razionalizzazione del sistema formativo per l’odontoiatria che porti ad una riduzione drastica del numero dei corsi di laurea (vedi Francia 16, UK 16 e Spagna 17) con un migliore utilizzo delle risorse sia economiche che umane per ogni ateneo e conseguente innalzamento della qualità. L’eccellenza formativa è la chiave della sopravvivenza del sistema nel prossimo futuro.
Aio porge due riflessioni. Primo, la pletora è rappresentativa tanto dell’Università quanto della scuola. Un vecchio modo di fare istruzione ha portato l’Italia ad assumere con l’ultima legge centomila nuovi prof, quando il rapporto insegnanti-studenti è già alto, 1 a 11 contro 1 a 15 la media europea. L’insegnamento ai ragazzi costa più che nel resto d’Europa, il sistema dell’ istruzione si auto sostiene se ci sono gli studenti. Ma se lo blocchiamo spalanchiamo le porte a un’istruzione più improvvisata.
Siamo a un bivio, l’Università non può fermarsi ma il fabbisogno di odontoiatri non lo fa lei né i giovani che pur di diventare dentisti vanno a studiare all’estero. Lo fanno i pazienti che ci chiedono quotidianamente le prestazioni di cui hanno bisogno. E’ arrivato il momento di fare il punto di quanti e quali denti cercano il dentista, come dobbiamo distribuirci per essere una risorsa certa e utile per la salute degli italiani e riguadagnare il ruolo centrale nel sistema delle cure. Senza un’indagine epidemiologica sullo stato di salute degli italiani non si va da nessuna parte. AIO è partita dalla Campania, e sta proseguendo. Per questa strada si costruisce di più che creando corsi di laurea e azzerandone gli iscritti.
Angelo Raffaele Sodano
Segretario Associazione Italiana Odontoiatri