9 maggio -
Gentile direttore,
il richiamo all’unità della categoria, contenuto nel
suo intervento, a fronte di una situazione della sanità che va sempre più deteriorandosi, mi spinge ad inviarle alcune riflessioni. Il problema è che l’assenza di una comune volontà di intenti da parte di tutte le componenti della categoria, impedisce di produrre una proposta concreta e impedisce di individuare quali modifiche introdurre ad un sistema che sta mostrando sempre più crepe. Non solo per i tagli, i blocchi, ma anche perché la modifica del titolo V e l’aziendalizzazione introdotte agli inizi degli anni 2000 sono fallite ed è necessario modificarle al più presto.
Sfortunatamente il nostro premier non considera la sanità uno degli interventi prioritari per il paese e l’azione del solo ministro Lorenzin, della quale ho apprezzato
l’intervista pubblicata ieri, nella quale conferma l’impegno ad attuare il patto di stabilità e di attivare la concertazione sui rapporti tra le professioni (ho gradito in particolare l’utilizzo del termine “dottori” per identificare i medici al posto dell’osceno dirigente medico), non è in grado di incidere quanto sarebbe necessario.
Anche perché le divisioni che si sono manifestate in questi giorni tra i sindacati della convenzionata esistono anche tra quelli della dipendenza, dove la situazione è aggravata dal fatto che molti non sono “sindacati medici”, ma sindacati “multiprofessionali” e quindi obiettivamente in difficoltà a superare la dirigenza gestionale prevista dalla 229, a favore di una dirigenza “clinica” che meglio rappresenta il ruolo e la funzione del medico all’interno del SSN.
In un gruppo di sindacati, rappresentativi delle varie tipologie del lavoro medico, alcuni mesi fa abbiamo dato vita ad “Alleanza per la professione medica” che pone il recupero del ruolo del medico (il “dottore”) tra gli obiettivi prioritari; abbiamo già presentato documenti sull’art. 22 del patto per la salute e sui rapporti tra le professioni, compreso il famigerato comma 566; presto ne presenteremo altri.
La riforma Madia recentemente approvata al Senato ci ha escluso dal ruolo unico dei dirigenti regionali, ma senza un intervento normativo che dia un contenuto concreto a questa riconosciuta peculiarità non cambierà nulla ed anche la riapertura della contrattazione, non più rinviabile, non sarà in grado di dare risposte adeguate alle richieste di una categoria sempre più demotivata e vessata dalle aziende, che opera in condizioni di lavoro sempre più stressanti.
In conclusione prima di effettuare una manifestazione come quella del 2012 occorre che la categoria nel suo complesso sia in grado di produrre un progetto su cosa deve essere il medico oggi. Progetto che deve vedere anche il coinvolgimento della Fnomceo, per questo ci rivolgiamo alla neo Presidente Chersevani perché subito
dopo il dibattito in Consiglio Nazionale apra un confronto con le organizzazioni sindacali mediche.
Riccardo Cassi
Presidente Cimo