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QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Lettere al Direttore

Telemedicina e Welfare. Quando la sanità va dal cittadino 

di Maria Chiara Dell'Amico
6 maggio - Gentile direttore,
i tagli sempre più pesanti sui conti pubblici costringono i governi a rivedere le politiche d'investimento e a puntare sempre di più sull'aiuto della tecnologia. Il focus dei governi occidentali sul risanamento dei conti pubblici è destinato a proseguire ancora per molti anni. E questo purtroppo comporta un arretramento della mano pubblica sul fronte dell'assistenza ai cittadini. È un problema destinato a divenire strutturale, soprattutto a fronte dell'allungamento medio della vita che comporta un aumento via via sempre più crescente di cittadini non autosufficienti non solo per patologia ma anche per età. Questo trend spiega la crescita dei servizi di welfare aziendale nel nostro Paese, in linea con un approccio già da tempo diffuso nel mercato del lavoro anglosassone. In occasione dei rinnovi contrattuali o su iniziativa unilaterale dei board societari, vengono predisposti progetti che "remunerano" i dipendenti con servizi che possono variare dalle banche ore all'asilo aziendale, dal telelavoro alla lavanderia interna.

Siamo già entrati nell'era della sanità digitale (i. e. cartella elettronica del paziente), in un'ottica di riduzione dei costi e di miglioramento dell'efficienza del servizio, finalizzati alla ricerca di una maggiore comprensione del linguaggio clinico ed alla accessibilità ai dati dei pazienti da parte dei professionisti che li assistono. L'avanzata dell'e-health va ad intrecciarsi con la crescita nel welfare aziendale, nella misura in cui i privati coprono i vuoti lasciati dal pubblico, con misure che non solo favoriscono la fidelizzazione dei propri collaboratori, ma possono sfruttare anche la leva fiscale. Così, al di là degli esempi già fatti, uno dei terreni con le maggiori potenzialità di crescita riguarda le polizze sanitarie e, ancor più la telemedicina, con le innovazioni tecnologiche che possono sostituire in buona parte i servizi di cura oggi prestati in ospedale, con sensibili riduzioni dei costi.

Infatti, la crisi spinge lavoratori ed azienda verso forme di welfare aziendale che possono essere un valido aiuto al portafoglio e al benessere della famiglia. E la sanità integrativa, insieme agli sconti, sono i benefit aziendali più gettonati. È quello che dimostra la ricerca condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e da Welfare Company, provider di servizi di welfare aziendale controllato da Qui!Group Spa, su oltre 100 manager delle direzioni del personale di altrettante aziende operanti in Italia. Le aziende socialmente più responsabili, riporta lo studio, in quest’ultimo periodo, grazie alla crisi e alla constatazione dei benefici generati dall’aver introdotto queste logiche nel rapporto di lavoro, hanno aumentato il numero dei servizi di welfare aziendale: il 52% delle imprese evidenzia oltre sei misure messe a disposizione dei dipendenti e delle loro famiglie. Tra i servizi che le aziende decidono di offrire ai loro dipendenti, si confermano le coperture sanitarie integrative (46%) e le formule di flessibilizzazione degli orari (45,9%), finalizzate a realizzare reali pratiche di “equilibrio tra lavoro e vita personale”. Questa ricerca ha evidenziato anche la crescita, rispetto a trend rilevati pochi anni fa, dell’importanza data ai network convenzionati per la fruizione di sconti ed agevolazioni dedicate ai dipendenti (36,7%). Quest’ultimo dato è certamente cresciuto sulla spinta della crisi economica e quindi per ridurre l’impatto di livelli salariali da tempo bloccati nel loro adeguamento al crescente costo della vita. Insomma, il SSN ha speranza di divenire simmetrico se e solo se il dipendente riesce a ragionare anche come assistito, e non solo come lavoratore.

Telemedicina, welfare e territorio
Le Case della salute dovranno mettere a disposizione del cittadino le tecnologie più avanzate per la cura, come la telemedicina, affinché i socio-sanitari si avvicinino realmente ai cittadini. Con l’apertura di queste strutture, si compie il primo passo verso l’obiettivo di avvicinare i luoghi di cura ai cittadini e ai loro bisogni. Una delle priorità è la deospedalizzazione del sistema sanitario. Il 70% degli accessi al Pronto Soccorso è rappresentato da codici bianchi e verdi, e queste sono tutte persone che potrebbero affluire alle Case della salute. Si tratta di un importante cambio di paradigma: con le Case della salute si passa da un luogo che eroga una prestazione ad una struttura polivalente che mira a portare salute. Al di là delle diverse esperienze delle Case della salute nelle varie Regioni, sembra una priorità assai comune e pertanto condivisa, la presa in carico delle persone fragili e dei malati cronici. In una tale struttura non possono mancare tecnologie innovative, come la telemedicina, in grado di migliorare l’assistenza fornita.

A tal proposito, nel Lazio, ad esempio, è stata condotta nel 2014 una sperimentazione sui diabetici sfruttando le apparecchiature per il monitoraggio remoto dei pazienti. Il diabete, è una delle malattie croniche più diffuse in assoluto. L’esperimento pilota sulla telemedicina ha fatto registrare un miglioramento dell’aderenza al percorso di cura da parte dei malati. Infatti, su 153 partecipanti solo 3 hanno rinunciato. La sperimentazione ha dimostrato, inoltre, che questa tecnologia permette di migliorare l’assistenza fornita al paziente e fa diminuire, al contempo, la spesa sanitaria.
 
Welfare e salute, indicazioni dall'attuale Governo
Obiettivo: semplificare gli adempimenti per le persone con disabilità; assicurare a tutti i cittadini la prenotazione delle prestazioni sanitarie per via telematica o per telefono e l’accesso ai referti online o in farmacia. In questo modo si eliminano file inutili e si riducono costi e perdite di tempo per milioni di italiani.
Tra le azioni:
- eliminazione delle duplicazioni nella richiesta delle certificazioni sanitarie per l’accesso ai benefici entro il 2015;
- prenotazione online e per telefono delle prestazioni sanitarie in tutte le Regioni entro dicembre 2016;
- accesso ai referti online e in farmacia in tutte le Regioni entro dicembre 2016;
- accesso online alla diagnostica per immagini in tutte le Regioni entro dicembre 2017.

E-Health, in Toscana e isole e in Puglia
Tra le esperienze più avanzate di e-health (sanità elettronica), e in particolare di telemedicina a livello europeo, si ricordano quelle della Svezia (nel 2008 la telemedicina era in uso in oltre il 75% degli ospedali, principalmente per televisita, telemonitoraggio e teleconsulto radiologico), e della Norvegia (investimenti in telemedicina motivati dalla bassa densità della popolazione a fronte delle grandi distanze per raggiungere l’ospedale più vicino; tra le molte applicazioni in uso: il teleconsulto tra medico di medicina generale e specialista, la telepatologia, la teleradiologia, la telepsichiatria e i servizi per il miglioramento della cura dei tumori). Il progetto Oasi e-Health, elaborato facendo riferimento alle linee di indirizzo del Ministero della Salute, sviluppate nel progetto pilota per l’ottimizzazione dell’assistenza sanitaria nelle Isole minori e località caratterizzate da difficoltà di accesso, è rivolto all’ambito territoriale delle isole d’Elba e Capraia, le principali isole per estensione e numero di abitanti dell’Ausl 6 di Livorno.

Di seguito, alcuni progetti di telemedicina avviati di recente in alcuni territori.
Massa e Portoferraio per il cuore dei bambini
Coi primi giorni di marzo è partito il progetto che porterà l’esperienza della Fondazione Monasterio, eccellenza nella diagnosi e cura delle patologie cardiache neonatali e riconosciuta a livello internazionale, all’interno di tutti i centri clinici della Toscana. Un obiettivo ambizioso che ha preso il via a partire dall’Ospedale di Portoferraio, che è diventato il primo centro clinico toscano in grado di mettersi in rete con l’Ospedale del Cuore di Massa (sede della Fondazione) per il teleconsulto delle malformazioni cardiache congenite.

Questo primo passo è frutto del lavoro di mesi da parte dell’Azienda sanitaria livornese e dell’Ospedale di Portoferraio. La formazione dei pediatri e cardiologi elbani è avvenuta direttamente a Massa sulla metodica e così si sono strette relazioni con i colleghi dell’Ospedale del Cuore; i tecnici (informatici, elettricisti, impiantisti) hanno lavorato per consentire la trasmissione dei dati. Questa introduzione sarà un’ottima occasione per i cittadini e per i professionisti di un importante arricchimento che potrebbe far riconoscere l’Isola d’Elba quale laboratorio di innovazione e centro ricettivo alle innovazioni. Oggi la tele-ecocardiografia utilizza una strumentazione in grado di acquisire e trasmettere in rete il segnale video dell’ecocardiografo: le immagini esaminate dall’operatore ecografico a fianco del paziente vengono replicate a distanza su un monitor per consentire allo specialista di collaborare alla valutazione diagnostica, accorciando le distanze non solo fisiche ma anche professionali che spesso inibiscono il team work (il lavoro tra gruppi di professionisti).

I benefìci di un servizio come questo sono evidenti: si facilita la diagnosi precoce, si limitano i trasferimenti inutili di pazienti con i conseguenti disagi per le famiglie e si ottiene un’estensione delle possibilità di consulenza specialistica anche in aree remote pure per il follow up di pazienti sottoposti a interventi di alta specialità. Il futuro delle branche ultraspecialistiche e dei centri di eccellenza è nella capacità di fare rete, la sanità specialistica viene condivisa e questo è un grande valore di un sistema sanitario pubblico. E speriamo che questo possa essere solo l'inizio di una lunga serie di progetti destinati a divenire sistema.

In Puglia, per rafforzare l'appropriatezza
La telemedicina è la finestra sul futuro che offre un orizzonte più suggestivo perchè può rendere sempre più tempestivi la diagnosi ed i primi interventi terapeutici; perché può consentire di abbattere in modo significativo le cattive pratiche, di intervenire in maniera strutturale sul tema dell'inappropriatezza, e di assumere il tema dell’umanizzazione del rapporto e quindi del linguaggio tra medicina e utenza non in chiave retorica. La cosa fondamentale è riuscire ad esportare questi modelli di telemedicina orizzontalmente su tutto il territorio regionale e oltre, per non escludere nessuno.

I progetti di telemedicina sono realizzati nell’ambito delle attività living lab SmartPuglia 2020 e Smart Health 2.0. Il progetto “Helis”, in partnership con Consis srl, ha consentito lo sviluppo di un sistema informatico di telecardiologia in grado di gestire sia l’attività di monitoraggio delle emergenze del Servizio 118 regionale, sia il controllo a domicilio delle patologie cardiovascolari croniche.

Il Progetto Health Emergency onLine Support system (Helis) ha consentito infatti di elaborare una piattaforma innovativa di “driven telemedicine” (telemedicina guidata) da un software interattivo, disegnato per assistere gli operatori del 118 e gli Specialisti della Control Room nelle attività di telediagnosi e teleconsulto. Si assicura così un supporto decisionale continuo, basato sui PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) condivisi e sugli outcomes della letteratura scientifica, in modo da accrescere l’appropriatezza e la rapidità delle scelte in emergenza/urgenza. In questo modo sarà possibile realizzare un processo più sicuro per il cittadino assistito, più appropriato e, allo stesso tempo, più veloce sia nella determinazione delle patologie, sia nella decisione sulle attività da effettuare. La modalità openlab adottata, permette di trasferire, nella soluzione informatica, la conoscenza delle linee guida cliniche dei protocolli del processo di intervento in emergenza-urgenza. La stessa metodologia consente, inoltre, di estendere il sistema di telecardiologia in altri ambiti, come la medicina del territorio (teleconsulto e telediagnosi presso ambulatori e Case della Salute) o la continuità di cura (telemonitoraggio a domicilio), come scritto in precedenza per altre Regioni.

Il Progetto Smart Health 2.0, invece ha già permesso di realizzare le prime innovative esperienze di “Teledialisi”, che rappresentano un’attività di avanguardia in ambito nazionale dando vita a un nuovo modello assistenziale e creando servizi a valore aggiunto. E’ stato realizzato nell’ambito del bando "Smart cities and communities and social innovations” finanziato dal Miur. La Uoc di Nefrologia, Dialisi e Trapianto del Policlinico di Bari, diretta da Loreto Gesualdo, ha collaborato allo sviluppo di una piattaforma grazie alla quale pazienti uremici, dopo adeguato training, possono sottoporsi al trattamento sostitutivo emodialitico al proprio domicilio, senza doversi recare tre volte a settimana in ospedale.

Un collegamento audio-video permette agli Operatori Sanitari dalla control room di monitorare la seduta dialitica, e di fornire eventuale supporto. Un social network dedicato mette in relazione costante il professionista e l'assistito. La stessa piattaforma permette il telemonitoraggio di altre patologie croniche, quali le cardiologiche e le onco-ematologiche. Smart Health 2.0 realizza in questo modo l’integrazione ospedale-territorio, che permette di dare una risposta efficace alla domanda di assistenza proveniente anche dalle zone più disagiate del territorio, e di migliorare la qualità di vita del paziente. La piattaforma “Smart Health 2.0”, con altre funzionalità, si integra con i sistemi informatici del Policlinico, consentendo l’identificazione di soggetti a rischio di malattia renale per il riferimento precoce alla struttura. E, alla fine, le diverse Regioni hanno individuato e risposto ai medesimi bisogni con il medesimo strumento, e cioè con la telemedicina.

L'Italia “bocciata” dal rapporto europeo sugli investimenti nel sociale
Il documento preparato per la Commissione Europea inserisce la Penisola nel novero degli Stati nei quali non si registrano passi avanti negli investimenti per l'assistenza sociale. Anzi. Tra le cause, l'assenza del reddito minimo garantito, la scarsa integrazione tra le politiche per lo sviluppo dell'infanzia e i tagli al Fondo nazionale per le politiche sociali. Investimenti in calo e politiche scarsamente integrate, sono i motivi per i quali il rapporto “Social investment in Europe”, preparato per la Commissione europea dall’European social policy network, non promuove il welfare italiano. Nel documento viene evidenziato come “la riduzione delle risorse finanziarie a disposizione dei servizi pubblici e delle amministrazioni locali causi una decrescita degli investimenti nel welfare”; lo stesso, per la mancanza di un reddito minimo garantito, che dimostra “l’assenza di una strategia complessiva nei confronti dell’indigenza e dell’esclusione sociale".

Il rapporto si concentra sul livello di protezione sociale dei Paesi dell’Unione Europea e inserisce l’Italia nel blocco di Stati in cui non sono stati fatti passi significativi rispetto alle aspettative del Social Investment Package lanciato dalla Commissione europea nel 2013. Nel drappello di cui fa parte la Penisola compaiono anche Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia.

Tra le osservazioni mosse a Roma, c’è la mancanza di integrazione tra le politiche per l’infanzia. L’aumento del 53% della spesa per le famiglie nel 2014 rispetto al 2010 non si è infatti tramutato in un adeguato investimento nella protezione sociale, continua il rapporto, in quanto la spesa si è concentrata in benefici per nuovi nati e bambini adottati e non in servizi di welfare. Non si è fatta “strategia politica” e le scelte fatte sono state “miopi” o non integrate e bilanciate rispetto alle fasce d'età della popolazione.

Sul fronte della sicurezza sociale dei lavoratori, invece, vengono denunciate la scarsità e l’instabilità dei finanziamenti ai servizi sociali gestiti dalle amministrazioni locali, situazione che ha incentivato la prestazione di assistenza illegale da parte di immigrati in situazioni precarie. Preoccupazione anche per i tagli del 32% delle risorse destinate al Fondo nazionale per le politiche sociali nel 2014 (rispetto al 2010), sforbiciata che sale al 58% se si prende come riferimento il 2008.

Che cosa fare come sistema da subito
- integrare SSN e Welfare, attuando una più razionale riorganizzazione (riforma?) “simmetrica” del sistema sanitario pubblico, partendo dai reali bisogni dei cittadini per meglio proporzionare l’offerta alla domanda (e qui i suggerimenti vengono anche dal welfare aziendale, dove il dipendente è anche l'assistito);
- dare più valore al contributo economico pubblico, impegnandosi di più a livellare le differenze sociali anziché ad evidenziarle (la buona amministrazione del denaro pubblico può garantire assistenza e ricerca finalizzata ad una migliore assistenza);
- promuovere e sostenere, soprattutto nel pubblico, il lavoro di gruppo, così che ogni professionista possa condividere competenze ed esperienze per il raggiungimento di obiettivi comuni;
- in ambito di sanità pubblica, preferire alla tradizionale gerarchia verticale, spesso troppo lontana dai bisogni reali della gente, una gestione più orizzontale dei progetti sanitari, e cioè alternata individualmente ed appropriata per competenze e skills ai risultati da ottenere (i. e. network di professionisti dedicati);
- in ambito di politiche sociali, e anche più in generale, ragionare più in termini di “strategia politica”, agendo a favore sia dei bambini/giovani che degli anziani, al fine di evitare la cronicizzazione di vecchie problematiche o, peggio ancora, sbilanciamenti anagrafici e/o demografici che poi diventano difficilmente gestibili.
 
Maria Chiara Dell'Amico
Biologa molecolare e Project manager 
6 maggio 2015
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