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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Lettere al Direttore

La tragedia di Catania e i professionisti dell’indignazione

di Luciano Cifaldi
13 febbraio - Gentile Direttore,
lei ritiene sia ancora possibile sperare di vivere in un Paese dove un innocente neonato non debba volare tra gli Angeli perché non si trova un posto letto in una terapia intensiva? Lei ritiene sia ancora possibile sperare in un Servizio Sanitario dove la parola d'ordine non sia "tagli, tagli ed ancora tagli" ma la richiesta di una doverosa efficienza che coniughi il rigore di una corretta gestione economica con la sapienza e l'umanizzazione che dovrebbe essere patrimonio comune di quanti hanno in affidamento la altrui vita?
 
Lei ritiene sia legittimo sperare di non dovere più assistere al teatrino di certa politica che ora sembra volere riqualificare se stessa minacciando durissime sanzioni contro "chi ha sbagliato e dovrà pagare"? Lei ritiene sia ancora possibile indignarsi ascoltando le dichiarazioni, sempre prive di umiltà ed autocritica, di quei politici che prima tagliano i servizi ospedalieri ed i posti letto e poi cercano facile alibi nel giustizialismo di comodo cercando magari di additare gli operatori sanitari come i veri ed unici colpevoli di questo autentico marasma della Sanità?
 
Lei ritiene sia possibile far capire a quanti affollano i pronto soccorso dei nostri ospedali che quelle signore e quei signori vestiti di bianco non sono i responsabili dei loro disagi logistici e dei mancati ricoveri in reparto? Lei ritiene sia possibile far scendere negli ospedali i politici asserragliati nei fortini istituzionali per qualcosa che sia diverso dai soliti stucchevoli momenti declaratori magari in occasione di qualche inaugurazione di comodo? Lei ritiene giusto che sotto il termine apparentemente onnicomprensivo di "malasanità"  venga in realtà ad essere ricompresa esclusivamente la colpa, o presunta tale, delle donne e degli uomini in divisa verde ed in camice bianco?
 
Certamente anche tra noi ci sono persone scarsamente professionali ed insensibili, a volte realmente colpevoli di episodi di malasanità: per costoro però c'è la Magistratura che vigila ed opera nella definizione delle specifiche responsabilità personali. Ma chi vigila sulla realtà quotidiana di un lavoro che diventa ogni giorno più duro?  A chi rappresentare il profondo disagio (eufemismo) di quanti di noi sono lasciati sempre più soli ed inascoltati? A chi trasmettere la rabbia dei malati e dei loro parenti a fronte del mancato ricovero ospedaliero?
 
Come far capire ai noti "professionisti della indignazione" che non possono ieri tagliare l'assistenza ospedaliera ed oggi fingere stupore per l'affollamento dei pronto soccorso. Di fronte alla morte di un innocente, di fronte alla sofferenza della famiglia, credo che la politica avrebbe dovuto chiedere scusa, a testa bassa, promettendo non la pur doverosa ricerca dei colpevoli (c'è la Magistratura per questo!) ma l'avvio di una riflessione finalmente seria per capire perché è accaduto questo doloroso evento e come impedire il ripetersi di episodi simili. Lei ritiene sia chiedere troppo? 
 
Luciano Cifaldi
Medico ospedaliero, segretario della Cisl Medici Lazio
13 febbraio 2015
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