8 febbraio -
Gentile direttore,
la recente sentenza del
Consiglio di Stato in Adunanza Plenaria sul mancato obbligo del test per l’accesso a medicina per gli studenti già iscritti in facoltà estere lascia sgomenti chi, come noi, ha regolarmente superato il test di ammissione. È il solito pasticcio all’italiana? A nostro avviso tale sentenza crea un precedente che invece di difendere un alto principio quale quello della libertà di circolazione negli stati membri dell’UE, si trasforma in una scorciatoia per chi non ha superato il test d’ingresso, ma che desidera fermamente diventare medico un giorno.
Iscriversi ad una Facoltà ritenuta "facile" o che non richieda alcun test d’ingresso se non una graduatoria e il pagamento di una sostanziosa retta, (circa 5.000 euro annui per l’Università in questione) permette al giovane, di saltare la selezione, e il gioco è fatto! Impugnando tale sentenza, ci si può iscrivere in Italia, agli anni successivi!
Il tutto è permesso perché "né l’art.4 della L.264/99 né il bando, prevedono disposizioni in ordine all’ipotesi del trasferimento di studenti universitari da un Ateneo straniero ad uno Nazionale", pertanto questa grave mancanza legislativa legittima l’escamotage, il tutto a nocumento di chi invece ha seguito la prassi.
Questa nostra legittima preoccupazione potrebbe essere in parte placata dal fatto che, sempre secondo la sentenza, gli Atenei debbano vigilare sul fenomeno, basando quindi l’ammissione sia sulla valutazione curriculare del candidato (tramite la valutazione dei crediti acquisiti) che sulla reale disponibilità dei posti liberi per ciascun anno di corso, numero da stabilirsi in via preventiva.
Ma legittimando questa modalità, di fatto verrebbe meno la validità della selezione, anzi si continuerebbe ad alimentare dubbi sulla sua validità, permettendo quindi continui ricorsi al TAR, e non verrebbe più garantito un percorso equo e legittimo per tutti, ma una distinzione in base a classi economiche.
Questo fenomeno pare sia consueto in altri stati quali la Svezia o la Germania, dove per by-passare la durissima selezione, i giovani si iscrivono a Facoltà dell’Europa Orientale, vi si laureano e una volta laureatasi, ritornano in patria per la specializzazione. Ma questi Stati non presentano le problematiche italiane!
Se valutiamo la prospettiva futura della professione medica, le cifre parlano chiaro: molti studi e analisi hanno evidenziato che il blocco dei turn over, i tagli dettati dalla spending review, la diminuzione delle borse di studio specialistiche (oggi in parte risolta ma non in maniera sufficiente) e una carenza programmatoria sulle effettive necessità territoriali, condannano migliaia di futuri medici in un limbo professionale, che si ritroveranno dinnanzi alla triste realtà che la sola laurea abilitante non sarà sufficiente per poter lavorare nel SSN. La questione quindi è drammatica.
Fino ad ora nessuno ha ancora trovato una soluzione a questi problemi, anzi troppo spesso ci si è accontentati di adottare rattoppi a un sistema ormai cadente senza affrontare una vera riforma.
Siamo in troppi, il numero dei giovani medici che non lavorano è in continuo aumento e in Italia si ha il più alto numero di medici per abitante, rispetto al resto dell’Europa! Il rischio di demansionamento è quindi alle porte!
Noi riteniamo che vi è una carenza di orientamento fin dalle superiori; molti giovani affrontano il precorso medico senza sapere cosa vuol dire essere effettivamente medici, spinti magari da programmi televisivi e fiction, dai genitori, dallo status, ecc, che purtroppo non fanno altro che falsare la realtà. È fondamentale il dialogo con chi medico lo è già, di modo che la sua esperienza possa essere d’aiuto, essere medici oggi non è solo questione di intelletto ma anche di capacità attitudinali!
Eleonora Franzini Tibaldeo e Ovidio Benchea
Commissione studenti dell’Omceo di Cuneo