10 giugno -
Gentile Direttore,
ho letto con attenzione la
proposta avanzata dalle due senatrici del Partito Democratico e non posso esimermi dal porre in evidenza alcune considerazioni che da tale lettura sono scaturite. In prima istanza l'assunto di base, in alcun modo da porre in discussione, è il blocco del turn over in sanità, il che significa che viene dato per organizzativamente sufficiente l'attuale numero di occupati in tale ambito e quindi, alla fine della giostra, laddove la proposta venisse approvata, la sussistenza sia degli attuali carichi di lavoro che della attuale organizzazione del lavoro stesso, visto che resterebbe quasi immutato il numero complessivo degli addetti, solo che tale attività ricadrebbe sui più giovani. E' evidente come tale posizione contrasti con tutti i dati che evidenziano come in tutta Italia, e ancor di più in alcune realtà regionali meridionali, il numero degli occupati in Sanità sia abbondantemente al di sotto di qualunque parametro europeo, per non parlare di eventuali rapporti tra tale numero e quello scaturente dall'applicazione di livelli minimi assistenziali.
Da ciò ne derivano tutta una serie di conseguenze: demansionamento, turni stressanti, mancato rispetto dei dovuti riposi, possibilità di errori, medicina difensiva, mancata congruità tra personale in servizio ed effettive richieste prestazionali e quant'altro. Per le proponenti causa di perdita di efficacia e qualità del sistema è il mancato ricambio generazionale, quasi a sostenere che quello che non si può più chiedere ai sessantenni lo si può far svolgere ai giovani.
In secondo luogo un altro assunto è quello che le persone con sessanta o più anni costituiscano una sorta di disvalore nell'ambito del sistema e che esse rappresentino la "palla al piede" del sistema nonché siano responsabili del mancato ricambio generazionale e, pertanto, ad essi spetta di dover fare un passo indietro in campo occupazionale, il tutto naturalmente senza considerare quali sono le vere cause del mancato ricambio generazionale nonché l'apporto che, in un sistema equilibrato quale quello italiano non è, da tali "pensionandi" può essere dato in termini di esperienza. In ogni caso, fa specie che tale assunto sostenuto dalle due senatrici sia valido solo in campo occupazionale sanitario, mentre non trova riscontro in altri settori: personalmente non lo condivido, ma sono pronto ad accettarlo se esteso anche ad altri ambiti, in primis, sempre sulla scorta del principio dell'efficienza e dell'efficacia, in un campo altrettanto delicato e prestazionalmente stressante quale quello parlamentare cui le proponenti appartengono.
In ultimo, la proposta prevede, su base volontaria, la permanenza in servizio al 50% con corrispondente decurtazione stipendiale ma non contributiva. Risulta evidente quanto le due proponenti conoscano alla perfezione il livello retributivo degli operatori sanitari e che, di conseguenza, reputino il 50% dello stipendio attuale sufficiente a garantire a tali persone una tranquilla sopravvivenza economica, in particolare negli ultimi anni lavorativi. A tal riguardo lascio agli operatori stessi valutare tale ultimo punto in termini di effettiva sostenibilità personale e familiare.
Non posso, infine, non evidenziare che una delle due proponenti è anche Presidente dell'IPASVI (Federazione Nazionale Collegi Infermieri) per cui sono sicuro che, prima di formulare la proposta, dato il ruolo sicuramente non "partitico" che riveste e che quindi dovrebbe risultare eticamente preminente su quello di senatrice del Partito Democratico (atteggiamento comportamentale che per la verità dovrebbe obbligatoriamente riguardare tutti coloro a cui è permesso in questo Paese di svolgere sia un ruolo che dovrebbe essere super partes sia contemporaneamente un ruolo prettamente partitico, vedi per esempio il ruolo di Presidente della Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri) avrà abbondantemente sondato riguardo a tale proposta almeno la componente infermieristica che lei rappresenta e che quindi a maggioranza presumo condivida quanto in essa espresso.
Laddove così non fosse, lascio all'interessata le debite, se volute e ricercate, riflessioni e considerazioni.
Con stima.
Dr Antonio Amendola
Consigliere Ordine dei Medici Bari