4 febbraio -
Gentile Direttore,
abbiamo letto la
lettera del Consigliere dell’OMCEO di Bari, dott. Antonio Amendola, che, replicando ad una nostra precedente, ci chiede soluzioni a problemi sistemici, per definizione estranei alla nostra mission. Mi preme chiarire un aspetto, evidentemente frainteso dal dott. Amendola: Osservatorio Sanità è un’associazione di esperti in diritto sanitario - avvocati e medici -, il cui ruolo è quello di segnalare (non certo di risolvere, in quanto non istituzionalmente abilitati) gli errori che possono verificarsi - e si verificano - all’interno di una struttura sanitaria, e, contestualmente, garantire il giusto ristoro al cittadino danneggiato.
L’apporto dell’Osservatorio al miglioramento del SSN, dunque, consiste proprio nel rendere edotta la struttura all'interno della quale si è verificato l'errore, circa le cause che lo hanno prodotto, e ciò sulla base di indagini condotte da medici del tutto imparziali. Starebbe poi alla struttura farne tesoro, ma ciò avviene assai di rado, preferendo la maggior parte delle ASL o Aziende Ospedaliere contattate, scegliere la strada della negazione rispetto a quella del confronto. Questo, e non altro, determina l'impennata dei contenziosi e delle conseguenti condanne.
Quanto ai criteri di scelta dei CTU (Consulenti Tecnici d’Ufficio), essi vengono ovviamente nominati su base specialistica da un giudice terzo. Ed è bene ribadire che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono le conclusioni cui pervengono tali consulenti a determinare l’esito del giudizio che, stando alle ultime analisi statistiche, si conclude con la condanna delle strutture e/o del medico citato, in circa il 70% delle azioni civili intraprese.
Venendo poi al tema del doppio profilo penale/civile, va ribadito, ancora una volta, come l'incongruenza tra alto numero di archiviazioni e assoluzioni in sede penale, di contro all’altrettanto elevato numero di sentenze in ambito civile, risieda nella radicale differenza in termini di onere probatorio e di individuazione del nesso causale. Nel primo caso, infatti, spetta al paziente (o ai suoi congiunti se deceduto) dimostrare la condotta colposa "al di la di ogni ragionevole dubbio", mentre in ambito civile, sta al medico o alla struttura - solidalmente responsabili - dimostrare che l’errore sia imputabile ad una causa esterna e non ad una condotta da valutarsi sulla base del criterio del "più probabile che non", ovvero della relazione probabilistica concreta tra comportamento ed evento dannoso.
Noi dell’Osservatorio siamo convinti che la maggior parte delle denunce penali siano infondate o mal poste e che non contribuiscano a smorzare un clima incandescente, soprattutto perché lasciano fuori dal confronto le strutture sanitarie, le cui carenze organizzative sono sovente all’origine di un errore colpevole. Parimenti, riteniamo aberranti, oltre che incostituzionali, quelle iniziative di legge che vorrebbero negare al cittadino il ricorso alla giustizia per veder tutelati i propri diritti.
Avv. Francesco Lauri
Presidente Osservatorio Sanità