10 luglio -
Gentile Direttore,
la partecipazione massiccia al
recente avviso di selezione per l’incarico di direttore generale di azienda sanitaria nel Lazio, selezione fortemente voluta dal Presidente Zingaretti, ha generato un certo scalpore. Se 945 aspiranti manager si mettono in gioco per accedere ad uno dei 21 posti in palio, l’incarico deve essere fortemente attrattivo. Le domande ammesse sono state alla fine 663, escludendo coloro che sono incespicati nella procedura informatizzata e coloro (che sembra siano numerosi) che hanno rinunciato quando hanno scoperto che il trattamento economico non era esattamente quello immaginato.
Questi fenomeni sono a mio parere spiegabili da una parte con la crisi che esiste nel mondo della imprenditoria, che ha verosimilmente indotto dirigenti di imprese private in difficoltà a tentare la strada del management sanitario, dall’altra dalla giusta convinzione che impegni e responsabilità gravose, attribuite a persone con esperienza, devono essere adeguatamente remunerate.
E’ stato il Decreto del Commissario ad Acta della Regione Lazio n. 113/2010, di recepimento della L. 133/08, a ridurre del 20 % gli emolumenti spettanti ai direttori generali. Nel Lazio, il trattamento economico dei direttori generali era compreso tra 144 e 155 mila € lordi anno, a seconda delle caratteristiche dell’azienda sanitaria. L’abbattimento ha portato il
range predetto ad oscillare tra un minimo di 115 e un massimo di 124 mila €; essendo il trattamento onnicomprensivo e prevedendo l’incompatibilità con altri rapporti di lavoro, con la pressione fiscale attuale i direttori generali laziali arrivano a guadagnare intorno ai 5.000 € netti al mese.
In tempi di crisi economica, non è facile fare ragionamenti su stipendi superiori ai 100.000 € l’anno, che si possono considerare oggettivamente buoni. L’impressione è però che i direttori generali siano gli unici chiamati a pagare, di tasca propria, in un sistema nel quale svolgono anche (di questi tempi, direi prevalentemente) il ruolo di censori, tagliatori di teste, contabili sparagnini, realizzando considerevoli risparmi, e dove per esempio i professionisti medici con direzione di dipartimento, pur se a loro sottordinati, guadagnano di più.
E’ poi discutibile che i risparmi così realizzati, riconducibili complessivamente ad una cifra prossima forse ai 500.000 € l’anno, possano risanare il bilancio della Regione. Sicuramente hanno l’effetto di penalizzare una categoria liberatasi dal giogo della cattiva politica, desiderosa di essere riqualificata in senso meritocratico, certamente strategica per il buon andamento del sistema sanitario regionale. Comunque, vincano i migliori!
Lorenzo Sommella
Commissario Straordinario Azienda Complesso Ospedaliero S. Filippo Neri, Roma