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QS Edizioni - lunedì 1 luglio 2024

Lettere al Direttore

Se potessi tornare indietro non farei più il medico ospedaliero

di A. Pagliccia
24 giugno - Gentile Direttore,
mi permetta uno sfogo. Sono un medico ospedaliero presso un reparto specialistico. Circa due anni or sono ho deciso di passare dal rapporto esclusivo a quello non esclusivo subendo una decurtazione significativa della retribuzione da lavoro dipendente che ha portato il mio stipendio a livelli analoghi se non addirittura inferiori a quelli di numerosi dipendenti amministrativi (leggasi, senza offesa, ragionieri) dell'ASL in cui lavoro.
 
Questo grazie ai sindacati più rappresentativi della nostra martoriata categoria. Via l'indennità di esclusività, via la retribuzione di risultato, via quella di posizione fissa, via il 50% di quella aziendale, così come viene impietosamente sancito dai CCNL che si sono susseguiti negli ultimi anni, lasciando immutato l'impegno orario di servizio.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Anche i colleghi esclusivisti devono fare i conti con discipline e regolamenti vessatori che di fatto hanno più che dimezzato gli introiti derivanti dalla L-P intramoenia rispetto a quanto fatturato.
 
Mi chiedo: è questo il vantaggioso risultato ottenuto dalle nostre organizzazioni sindacali? E non sto qui a menzionare i rischi né l'impressionante contenzioso medico-legale che attanagliano la nostra categoria. E' questo il risultato portato "a casa" da chi dovrebbe tutelarci? Hanno diviso i medici ospedalieri in esclusivisti e non esclusivisti, scontentando gli uni e gli altri, e hanno favorito altre categorie di dipendenti che si sono divisi il bottino. Una cosa è certa se potessi tornare indietro non farei la scelta di fare il medico ospedaliero.
 
A. Pagliccia
24 giugno 2013
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