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QS Edizioni - lunedì 13 gennaio 2025

Lettere al Direttore

Basterà qualche super ospedale in più a frenare la mobilità sanitaria in fuga dalle Regioni del Sud?

di Claudio Maria Maffei
immagine 13 gennaio -

Gentile direttore,
in una lunga intervista pubblicata su la Stampa, il Ministro Schillaci ha risposto a una domanda sulla costituenda rete di super ospedali che dovrebbe “arginare la migrazione di pazienti da Sud a Nord”. Il Ministro ha risposto che “Al momento posso solo dire che siamo alle ultime battute e che non c’è un problema di finanziamento. Siamo ben intenzionati a fermare una migrazione sanitaria dal Sud verso il Nord che drena risorse ingenti e che non è più sostenibile né accettabile”. Di questo progetto e delle sue finalità si ricava un po’ più da un articolo di qualche mese fa sempre su la Stampa. Mi limito a ricordare da questo intervento che il Ministero della Salute sta lavorando ad un Decreto di costituzione di una rete di “ospedali nazionali di riferimento” che acquisirebbero uno status speciale e riceverebbero finanziamenti garantiti dallo Stato centrale e non più solo dalle Regioni, con lo scopo di garantire un elevato livello di cure nei campi più importanti, come quelli della cardiochirurgia, della neurochirurgia e dell’oncologia pediatrica.

Mi interessa riprendere qui il rapporto tra il progetto super ospedali e i flussi di mobilità sanitaria da Nord e Sud, tema toccato qualche settimana fa qui su Qs da Maria Triassi e Antonio Salvatore.

Per quanto generiche le affermazioni sul tema fatte dal Ministro nell’intervista a la Stampa confermano il rapporto tra la costituenda rete dei super ospedali e l’obiettivo di frenare i flussi di mobilità sanitaria. La risposta del Ministro lascia molto perplessi quando si lascia intendere che non c’è un problema di finanziamento, mentre è del tutto condivisibile quando si definisce la migrazione sanitaria da Nord a Sud un drenaggio, e quindi uno spostamento di risorse, insostenibile e soprattutto inaccettabile. Lascio perdere la questione del finanziamento, che sarà in realtà un problema molto grosso a partire dalla parte in conto capitale per le strutture e le tecnologie, per concentrarmi sulla ipotesi del Ministero che per frenare gli imponenti flussi di mobilità sanitaria da Nord a Sud basti qualche grosso ospedale in più, del tipo di quelli che saranno previsti nel progetto del Ministero. Si tratta di una ipotesi fondata, a mio parere un po’ semplicisticamente, sul fatto che i grandi ospedali stanno soprattutto al Nord e al Centro, mentre la migrazione sanitaria parte soprattutto dal Sud. Aggiungiamo, adesso sono io a semplificare, qualche grosso ospedale al Sud che faccia anche da hub (la parola magica) per gli altri ospedali della Regione e il gioco è fatto.

Per un confronto sul progetto super ospedali al Sud, occorre partire da alcuni dati relativi ai flussi di mobilità sanitaria da Sud a Nord per i ricoveri ricavabili sia dall’area dedicata del Portale Statistico dell’Agenas che dall’area dedicata più specificamente alla mobilità per le patologie oncologiche e muscoloscheletriche (in pratica la patologia ortopedica):

  • i flussi non “di confine” riguardano solo per circa il 41,2% del loro valore complessivo i ricoveri per DRG di alta complessità (che includono anche molta chirurgia ortopedica protesica), percentuale che scende di molto se si guarda al numero dei ricoveri (15,8%);
  • i flussi non di confine riguardano in misura maggiore le strutture private (nel 2023 su 1,321 miliardi di euro di mobilità passiva per i ricoveri 0,758 era legato alla produzione di strutture private).

Se poi si guarda al numero di posti letto delle diverse Regioni (vedi la Figura 2.10 del capitolo del rapporto OASI del Cergas Bocconi del 2024 dedicato alla struttura e alle attività del SSN) si vede come alcune Regioni del Sud come Calabria e Campania abbiano una offerta di posti letto per acuti inferiore a quella di Regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna, ma con differenze non così ampie da giustificare da sole l’entità dei flussi di mobilità.

Quindi in estrema e grossolana sintesi, perché il progetto super ospedali al Sud abbia efficacia nel contrasto alla mobilità sanitaria verso il Centro-Nord occorre che:

  • abbia tempi di realizzazione “normali” (pochi anni);
  • aumenti la produzione delle prestazioni di ricovero più frequentemente interessate dai flussi di mobilità, che vanno molto al di là di quelle specificamente previste per i super ospedali (alte specialità come la cardiochirurgia, la neurochirurgia e l’oncologia pediatrica) e quindi coinvolga l’intera rete ospedaliera regionale;
  • riesca a reclutare le professionalità necessarie;
  • preveda un aumento del Fondo Sanitario per le Regioni del Sud interessate e una rimozione/modifica del loro tetto di spesa del personale;
  • preveda una contestuale riduzione dell’offerta da parte delle strutture specie private del Centro Nord.

Sarà interessante vedere se il progetto super ospedali avrà tenuto conto di queste domande e soprattutto abbia previsto una risposta alle stesse adeguata e credibile.

Claudio Maria Maffei

13 gennaio 2025
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