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QS Edizioni - giovedì 9 gennaio 2025

Lettere al Direttore

Finalmente finisce il 2024 Bisestile (notoriamente “funesto” per l’opinione comune)

di Alessandro Giustini
immagine 8 gennaio - Gentile Direttore,
si tirano le somme del fatto e del non fatto in tutti i settori dell’attività umana, politici, amministrativi e legislativi: credo si possano esprimere alcune valutazioni. Anzi il 2024 può forse ascriversi il merito di evidenziare alcune cose che non riguardano solamente l’anno che finisce ma invece sottolineano e raccolgono evidenze che arrivano dal fatto e dal non fatto di molti anni precedenti e trovano nel 2024 una esplosione molto forte.

Dopo tanti anni di tagli più o meno lineari al finanziamento del SSN, di tagli al personale da assumere (anche per il necessario turn-over continuo) e del personale da ampliare ed innovare in relazione alle nuove e crescenti problematiche di Prevenzione, Cura e Riabilitazione, dopo tanti anni di tagli all’innovazione delle tecnologie, di tagli alla manutenzione delle strutture ed al finanziamento delle necessarie nuove strutture a tutti i livelli sembra oramai condiviso il fatto che il SSN ha bisogno di un finanziamento maggiore e costante, che sia “salvato” rispetto ad altri capitoli di spesa per la estrema rilevanza che rappresenta. Poi purtroppo ci sono i siparietti elettoralistici di chi afferma che si possa sanare nel 2024 i danni fatti da almeno 15 anni in questo campo, ma questo non inficia la evidenza del problema .

Oramai da tanti anni abbiamo ascoltato grandi affermazioni sulla priorità delle cure territoriali e sulla esigenza di ripensare alla radice la relazione tra Ospedale, Diagnostica, Cure Primarie e Servizi socio-sanitari nella Comunità; veniva sempre sottolineato, e non è certamente una scoperta recente, che la “SALUTE” si manifesta e va difesa nella VITA delle persone e non abita certamente nelle strutture di cura che invece debbono servire a quella SALUTE ed a quella VITA. Oggi tutti confermano queste necessità di riordino urgente e profondo. E però ci sono anche qui molti siparietti di chi pensa di aver risolto tutto con le centinaia di edifici tirati su con i fondi del PNRR (che dovremo anche far fruttare o restituire) senza avere invece risolto in pratica nessuno dei problemi sostanziali di ordine scientifico, organizzativo e gestionale del servizio sanitario territoriale-domiciliare e di come questo possa diventare veramente centrale nel SSN e di governo rispetto alle strutture di diagnosi e di degenza.

Abbiamo in tal senso letto anche recentemente importanti contributi in questo Giornale di Banchieri e Vannucci, di Agnetti e di Polillo e Tognetti.
Dopo tanti anni di entusiasmo per i grandi risultati di efficienza (Mah?) e capacità di controllo della spesa (Mah?) delle Aziende e delle Regioni come operatori periferici di un Servizio Sanitario che deve rimanere Nazionale ed ugualitario per tutti gli Italiani, ci stiamo accorgendo che nei fatti un servizio Nazionale non esiste più in rapporto ai Diritti degli Italiani in tutto il territorio nazionale. Oggi si contrasta l’Autonomia aggiuntiva che dovrebbe arrivare e si dimostrano con tutte le analisi ed i report che l’Autonomia è già nei fatti (anzi forse possiamo parlare di Caos?).

Si potrà evitare un ampliamento della Autonomia Regionale in altri ambiti amministrativi proprio per l’esempio nefasto di confusione e frammentazione provocato da Regioni ed Aziende nella Sanità: per questo si dovrà per forza rivedere la situazione drammatica del Servizio Sanitario.

Si ricorda come, se il Servizio Sanitario deve esser Nazionale, il contributo del privato debba esser integrato e sinergico alle programmazioni e gestioni del pubblico ma si scopre che queste programmazioni nazionali sono state quanto meno carenti e queste gestioni regionali sono state altrettanto inadeguate rispetto ai bisogni. Sempre più cittadini debbono ricorrere a servizi a pagamento anche se non dispongono di risorse personali per poterlo fare e magari decidono purtroppo di non curarsi viste le enormi attese (illecite rispetto alle norme esistenti ma non rispettate ) del pubblico (vedi il contributo recente in QS di Belleri ).

Però un bicchiere mezzo pieno esiste: al di la delle posizioni di parte spesso eccessivamente ipocrite visto che le responsabilità della situazione attuale hanno padri e madri diffuse in relazione ai periodi di governo nazionale e regionale che ciascuno ha goduto negli ultimi 30 anni, se tutti volessero applicare un minimo di onestà intellettuale ci sono oramai molte convergenze su come debba esser al più presto riformato il SSN.
Molti segnali sono oramai apparsi nel mondo politico, nel mondo scientifico ed amministrativo, nelle manifestazioni sindacali, nelle indicazioni di Organismi internazionali (dall’OMS all’OCSE alla UE) e persino della Corte Costituzionale (in QS Pres. Fraioli ) che fanno sperare che le contrapposizioni nel 2025 (non bisestile anche se purtroppo molto elettorale ) possano esser superate. Altrimenti dobbiamo sperare che chi è al Governo si faccia carico come gli spetta (e su questo verrebbe giudicato ) di trovare come rispondere alla richiesta che viene a gran voce dal Paese perché si ripristinino i principi della Costituzione e della nascita del SSN e perché si torni a tutelare in tutta Italia allo stesso modo i Diritti fondamentali di Salute per tutti.

Non basterà certamente solo il 2025 ma sarebbe fondamentale che si vedesse quanto meno una azione concreta, complessiva ed adeguata di cambiamento

Rivedere profondamente la sua struttura, i compiti delle diverse aree di intervento, i compiti e competenze delle diverse professioni, rivederne la formazione e costruire nella formazione la necessaria capacità di ciascuno di collaborazione interprofessionale ed intersettoriale, costruire finalmente la centralità di decisione e di verifica reale del Cittadino –Utente (che è cosa ben diversa dal “paziente” che in realtà e giustamente non ha più alcuna pazienza). Tutto questo ovviamente sulla base di una aggiornata valutazione della evidenza del profondo cambiamento (già avvenuto in realtà da anni ma misconosciuto fino ad oggi) degli indicatori demografici ed epidemiologici di morbilità, mortalità e funzionamento ma anche della attuale visione di Benessere e di libere scelte conseguenti che gli Italiani hanno maturato per se stessi e per la propria VITA. Questa è la matrice fondamentale del cambiamento di cui il SSN ha bisogno mentre deve rimanere inalterato il principio etico e democratico.

Sono tutte indicazioni molto sintetiche che però possiedono amplissime basi scientifiche sia nella teoria e nella pratica di esperienze settoriali italiane ed anche di altri Paesi; indicazioni che debbono esser sviluppate ed articolate in una visione unitaria che in fondo è quella “One health” di cui tanto si parla. Valori ed indicazioni che possono ridare credibilità al SSN, comprensione e condivisione a questa riforma innovativa, sostanza remunerativa (e non solo detrazioni od indennità) a chi scelga questa sfida professionale nel servizio pubblico.

Come è stato giustamente detto il sistema di tutela della salute ( se funziona ed è ben percepito come tale) è un collante essenziale per la condivisione democratica degli italiani, per la sensazione di appartenenza alla Patria e specialmente per le fasce più fragili della popolazione.
Non è un caso che gli anni attorno alla Riforma Sanitaria del ’78 furono un grande periodo per tutti, operatori, cittadini, politici ed amministratori, e non solo per chi era direttamente impegnato nella sua realizzazione, ma anche un grande periodo di fervido impegno , di crescita democratica e sociale (e perché no anche economica) per tutta la nazione.

Alessandro Giustini
8 gennaio 2025
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