Lettere al Direttore
Il Ssn non ha bisogno solo di campagne elettorali ma di cambiamenti culturali
di Roberto Polillo, Mara TognettiGentile direttore,
nel corso della campagna elettorale per il rinovo della coalizione di governo della regione Emilia- Romagna e Umbria abbiamo potuto osservare come il tema del servizio sanitario nazionale, delle sue difficoltà che ne pregiudicano la stessa sopravvivenza e del suo finanziamento da potenziare con interventi straordinari sia stato oggetto di retorica da parte di tutti i partiti. Sul piano simbolico ancora una volta tutti sono a favore di un SSN pubblico poi, finite le campagne elettorali ci si dimentica che uno dei principali strumenti per ridurre e contenere le disuguaglianze di salute in forte crescita nel nostro paese è un approccio globale che metta la salute al centro di tutte le politiche pubbliche.
Il potenziamento degli ospedali non può prescindere da quello dei servizi territoriali.
Abbiamo poi sentito la leder della sinistra dichiarare il suo impegno per un tour fra gli ospedali del nostro Paese. Poco dopo i rappresentanti del personale sanitario hanno indetto uno sciopero nazionale, finalmente per denunciarne le pessime condizioni.
Una necessità se si considerano le criticità che caratterizzano i nosocomi pubblici e in particolari i servizi di emergenza- urgenza dove i cittadini cercano risposte anche nel caso in cui dovrebbero essere i servizi territoriali, e in particolare il proprio medico di famiglia, a fornirle loro.
Tali azioni, tuttavia, restano ancora una volta simboliche e per alcuni aspetti anche diseducative rispetto ad un’idea di salute che necessità di azioni e interventi globali a partire proprio dai tanto negletti servizi territoriali
È convinzione di tutti gli studiosi del campo, infatti, che è dal rafforzamento e dal buon funzionamento dei servizi territoriali, supportati anche dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale, che si farà la differenza sia per buon funzionamento che per un rinnovato e/o ricalibratura del SSN.
Il Nostro SSN, dunque, ha assolutamente bisogno di rinnovare e modernizzare le strutture ospedaliere ma ha altrettanto bisogno del rilancio e del rafforzamento dei servizi territoriali, nonché la valorizzazione di tutti coloro che in essi operano superando le incrostazioni corporative dei sindacati autonomi della medicina generale che si ostinano a non aprirsi a un nuovo rapporto di lavoro basato sulla integrazione multidisciplinare nel distretto.
L'attuale condizione delle strutture sanitarie
Il problema della vetustà dei nostri ospedali e delle apparecchiature diagnostiche in esse allocate è stato recentemente oggetto di una inchiesta giornalistica di una rivista del settore.
I dati evidenziano come il 50% e oltre delle apparecchiature diagnostiche abbia più di 5 anni e circa il 30% superi i 10. E questo nonostante la “missione 6” del Pnrr abbia destinato 10,01 miliardi di euro per l’ammodernamento tecnologico e digitale degli ospedali; un’iniezione di capitale che tuttavia si è tradotta in un ricambio det tutto parziale di alcune centinaia di macchinari solo nei primi mesi del 2024.
Un paradosso poiché l’attuale scenario ci mostra da un lato un aumento della domanda di cure dovuto all’incremento della popolazione anziana (gli over 65 sono passati dal 19,2% al 24,0% in 20 anni) o affetta da patologie croniche (22 milioni di italiani, 8,8 dei quali in forma grave) e dall’altro una sempre più rapida innovazione tecnologica.
L' obsolescenza delle strutture diagnostiche ha infatti conseguenze dirette sulla nostra capacità di diagnosticare precocemente lesioni di piccolissime dimensioni evitando quei falsi negativi che pregiudicano terapie tanto tempestive quanto potenzialmente risolutive. Identiche criticità riguardano i servizi territoriali. Ricordiamo infatti che in molte Regioni vi è stata una vera e propria rincorsa a smantellare i servizi territoriali quali i consultori familiari, i servizi di salute mentale, anche in quelle Regioni che consideriamo di eccellenza se guardiamo alle sole strutture ospedaliere. Un ulteriore paradosso perché è altrettanto noto che solo con i servizi territoriali, collegati sia per le ammissioni che le dimissioni con le strutture ospedaliere, si può fare e garantire l'attività di prevenzione nonché la medicina di prossimità. Illuminante in tal senso è quanto ci ricorda AGENAS nel suo ultimo rapporto relativo al Programma nazionale esiti, laddove afferma: “Come già richiamato nelle precedenti edizioni, è necessario sottolineare ancora una volta i limiti di una valutazione territoriale incentrata su misure “ospedaliere”, da cui possono venire solo indica- zioni indirette e orientative sulla qualità delle cure primarie e dell’assistenza distrettuale. La pandemia ha messo ulteriormente in luce i limiti di tale approccio, in quanto si è osservata una riduzione delle ospedalizzazioni, comprese quelle “evitabili”, causata da difficoltà nell’accesso ai servizi assistenziali e non per l’effetto di una migliore presa in carico a livello territoriale”.
Il cambiamento culturale e gli impegni di una sana politica
Le drammatiche condizioni in cui versa il nostro SSN sono gli esiti di politiche disinteressate al bene pubblico per eccellenza perpetrate da tutti i governi succedutisi negli ultimi 15 anni. Si esce da questo stato emergenziale perenne non con misure tampone o chiedendo soltanto un incremento, seppure indispensabile del Fondo Sanitario Nazionale. Serva dell’altro perché le problematiche sono strutturali ma ancora di più culturali e organizzative. Se fosse sufficiente solo pompare risorse non potremmo giustificare il motivo del basso livello di salute della popolazione americana, nonostante il finanziamento del sistema salute sul PIL sia tre volte superiore al nostro essendo pari al 17,3%.
Serve dunque un modello diverso in cui il pubblico mantenga il primato e il privato svolga un ruolo importante ma solo sussidiario invertendo la condizione attuale in cui è vero il contrario.
Accanto all' incremento delle risorse e al potenziamento dei servizi territoriali, per noi una vera e propria priorità, è però necessario anche lavorare per un cambiamento culturale nella popolazione e nel personale sanitario. Fondamentale è infatti comprendere come stante il quadro nosologico l’impegno prioritario è sulla prevenzione e sulla medicina di prossimità. Sulla realizzazione di interventi che mettano la salute al centro di tutte le politiche a partire dal sistema educativo e dal contrasto ai fattori di nocività ambientale e lavorativi. È inutile dire che un tour fra gli ospedali, che certamente servirà a sostenere il morale del personale che in esso opera, ben poco inciderà sulla nuova cultura e sul nuovo operare che dovrà far proprio il Ssn.
Roberto Polillo
Mara Tognetti