19 novembre -
Gentile Direttore,ho letto con molto interesse il recente libro “Codice Rosso” di Gabanelli e Ravizza, è una dettagliata inchiesta sui mali di cui soffre il SSN, puntuale, impietosa e documentata. Il problema è molto complesso e richiedeva una analisi che tenga conto dei tanti elementi critici che fanno una unica incontrovertibile verità, tangibile e sotto gli occhi di tutti: il Servizio Sanitario Pubblico è in grave sofferenza, con conseguenze pesantissime su tutti gli attori della sanità, dagli operatori agli utenti. Se ci fossero la volontà e l’attenzione, da parte governativa, per il problema, suggerirei l’attenta lettura di Codice Rosso per due ragioni: capire dove mettere le mani e farlo prima che sia troppo tardi.
Come tutti i problemi complessi, è necessaria una attenta valutazione di tutte le componenti e non cadere nella tentazione di fornire una interpretazione e soluzioni univoche di stampo propagandistico-elettorale, del tipo: mettiamo più soldi, oppure, militarizziamo i pronto soccorso e tutto si risolve. Potrei credere, abbastanza ingenuamente, che i ministeri preposti conoscano poco il problema e agiscano in modo dilettantistico. Oppure, con una visione miope si voglia mettere mano ad altre priorità, lasciando la sanità pubblica al suo destino.
Invece, leggendo tra le righe di Codice Rosso, emerge una realtà più inquietante e penalmente colpevole: troppi hanno un personale interesse a tutto vantaggio di una sanità privata, regolata da una sola norma, il profitto. Il vero cambio di passo è stato mercificare la Medicina, renderla acquistabile e gestibile da imprenditori e consumatori, attraverso l’unico valore riconosciuto in questa epoca buia: il denaro.
Il denaro è il protagonista assoluto: tagli economici, stipendi insufficienti, gettonisti, borse di studio da fame, assicurazioni come avvoltoi, caccia all’ipocondriaco, cooperative da armata Brancaleone, lobby sindacali a caccia di gettone, istituti previdenziali che non mollano l’osso, qualsiasi aspetto critico esaminato nella decadenza della Medicina ha un unico denominatore: il denaro.
Sicuramente, in una società come la nostra, di economia globalizzata e consumistica, il denaro non può essere una faccenda secondaria, né sarà possibile propagandare poeticamente una vocazione missionaria al sacrificio di tanti medici e infermieri, in funzione del povero malato. Prima la pancia, poi la filosofia.
Il libro delle due giornaliste lascia un sottofondo di amaro disgusto e pessimismo cosmico. E’ un libro amaro ma prezioso, da cui bisognerebbe partire per discutere di Società, non solo di Salute. Una sola critica: si afferma che l’affollamento dei pronto soccorso sia legata alla mancata azione di filtro dei medici di base sul territorio. Non è esatto, la scelta di molta gente di recarsi in pronto soccorso, è molto spesso una scelta di comodo, perché si pensa di ottenere di più con poca spesa, per saltare le liste di attesa, e perché nell’immaginario collettivo, i medici ospedalieri valgono di più di quel povero campagnolo del medico di base con borsa e ricettario.
Nella maggior parte dei casi, non si pensa nemmeno di rivolgersi al proprio medico di base. E’ il segno di una cultura deviata e arruffona, dove c’è sempre qualche furbone che deve venderti qualcosa, sovvertendo anche un antico monito: ma chi l’ha detto che la salute non la puoi comprare?
Enzo BozzaMedico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)