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QS Edizioni - martedì 19 novembre 2024

Lettere al Direttore

Dalle elezioni regionali viene nonostante tutto un segno di allarme importante per il centrosinistra e per tutta la sanità pubblica

di Claudio Maria Maffei
immagine 19 novembre -

Gentile direttore,
i risultati delle elezioni regionali in Umbria ed Emilia-Romagna hanno visto la vittoria delle coalizioni di centrosinistra, e di questo io sono soddisfatto perché mi riconosco molto di più, e direi esclusivamente, nella storia della sinistra italiana. Questa identificazione è accentuata dalla mia passione e dal mio lavoro in sanità pubblica, iniziati nella seconda metà degli anni ’70. Erano gli anni che nel mio ricordo e nella mia esperienza vennero fortemente segnati dalla figura di Giulio A. Maccacaro che avviò tra l’altro per la Feltrinelli la collana “Medicina e Potere” e fondò la rivista Epidemiologia&Prevenzione. Peraltro tra pochi giorni, il 26 novembre, ricorrerà il centenario della nascita di Giulio Maccacaro, giorno in cui si terrà a Roma all’Accademia dei Lincei una iniziativa per ricordarlo. Insomma erano anni in cui chi entrava nella sanità pubblica molto facilmente ci entrava “da sinistra” come si diceva una volta. Dico tutto questo per giustificare un’altra considerazione molto meno “rassicurante” anche per chi come me il risultato delle elezioni regionali lo ha politicamente apprezzato. L’astensionismo alle regionali ci deve far ragionare sulla sfiducia di buona parte dei cittadini sulla capacità di risposta della politica a quello che sembra essere diventato il principale problema degli italiani: la loro salute e la qualità del Ssn, come emerso in una recente indagine di Demos.

Particolarmente significativo mi pare il dato dell’astensionismo in Emilia-Romagna, Regione in cui ha votato il 46,42% degli elettori. Certamente i motivi alla base di questo fenomeno sono tanti e non ci provo nemmeno a suggerire una sua interpretazione, ma il fatto che l’astensionismo sia così alto in un momento in cui il tema della tutela della salute è così sentito proprio in una Regione che ha “oggettivamente” da sempre una delle sanità pubbliche migliori di Italia secondo me deve far riflettere. Questa “oggettiva” buona qualità viene sia dal risultato del sistema di monitoraggio dei LEA col Nuovo Sistema di Garanzia, sistema che mi piace pochissimo ma qualcosa vorrà pur dire, che dalla storica capacità della sanità dell’Emilia-Romagna di anticipare modelli e approcci in anticipo sugli atti di indirizzo nazionali, come nel caso delle Case della Salute, delle reti cliniche, del Progetto Demenze e più recentemente della sperimentazione coi Centri di Assistenza e Urgenza di un nuovo approccio alla gestione dei codici minori negli accessi al Pronto Soccorso. Da marchigiano ho sempre guardato con attenzione e un po’ di invidia l’impianto della sanità pubblica di quella Regione, impianto che ha radici che affondano nel periodo che ha preceduto la istituzione del Ssn. Invidia molto cresciuta da quando la Regione Marche è governata dal centrodestra.

Bene, anzi male, il fatto che questo patrimonio non basti a portare i cittadini al voto fa temere che i cittadini abbiano difficoltà a riconoscere così buona la politica sanitaria del centrosinistra, anche in una delle sue versioni migliori. Vedo in questo dato un doppio segnale di allarme. Sul piano politico il centrosinistra in tema di sanità non si può limitare alla semplice accusa il Governo di non finanziare abbastanza il Ssn e di allungare così le liste di attesa, ma deve essere capace di offrire una visione diversa e innovativa rispetto al centrodestra, una visione che dimostri come la sanità possa essere ridisegnata riequilibrando ospedale e territorio (inutile integrarli se prima non vengono riequilibrati), ridefinendo i modelli organizzativi e i ruoli professionali e ridefinendo i rapporti con la sanità privata in tutte le sue forme. Scelte da motivare, dettagliare e condividere. Se il centrosinistra non farà così nelle Regioni governate dal centrodestra chiamate tra un po’ al voto, come succederà l’anno prossimo alle Marche, diventa alto il rischio che a vincere non basterà la bassissima qualità della politica sanitaria del centrodestra, bassa quanto si vuole ma accattivante col suo promettere tutto a tutti a dispetto di norme e vincoli.

Un secondo allarme riguarda la possibile deriva che si potrebbe celare dietro al fenomeno dell’astensionismo verso una crescente sfiducia nel servizio sanitario pubblico e verso una spinta verso soluzioni personali o di categoria che ci fanno tornare a prima del 1978 come i Fondi integrativi e le Assicurazioni.

Quindi suggerirei al centrosinistra di prendere in tema di sanità i risultati delle elezioni regionali come lo stimolo per un impegno faticoso e difficilissimo e non come una rassicurazione sul fatto che ormai si sia ripresa la strada giusta e i cittadini lo abbiano capito.

Claudio Maria Maffei

19 novembre 2024
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