toggle menu
QS Edizioni - venerdì 15 novembre 2024

Lettere al Direttore

Il Pronto soccorso tra emergenze e carenze. Riflessioni della Biblioteca Alessandro Liberati   

di A cura di Tiziano Costantini
immagine 15 novembre - Gentile Direttore,
l'incontro "Corsia preferenziale?" - organizzato dalla Biblioteca Alessandro Liberati il 13 novembre 2024 - ha offerto uno sguardo crudo e profondo sullo stato attuale dei Pronto soccorso italiani, affrontando le difficoltà che affliggono il sistema di emergenza-urgenza e mettendo in luce le sfide che medici e pazienti devono affrontare quotidianamente.

Coordinato da Marina Davoli, direttrice del DEP Lazio, l’evento ha visto la partecipazione di esperti di rilievo come Fabio De Iaco, presidente della Società Italiana di Medicina d'Emergenza-Urgenza; Flavia Nasella, specializzanda in Medicina d’Emergenza-Urgenza; e Daniele Coen, medico d'urgenza e autore del libro “Corsia d’emergenza”, che analizza proprio queste tematiche. I relatori hanno discusso la crisi che colpisce i Pronto soccorso, simbolo della sanità pubblica in Italia, e le conseguenze devastanti di una gestione sempre più precaria del servizio di assistenza d’urgenza.

Fabio De Iaco ha aperto il dibattito sottolineando come parlare di Pronto soccorso equivalga a parlare del Servizio Sanitario Nazionale, poiché questi due elementi sono spesso “sovrapponibili” e rappresentano un valore fondamentale per la società. "Il Pronto soccorso ha costituito fino a qualche tempo fa una reale ricchezza per chiunque in questo paese," ha affermato De Iaco, "perché anche l’ultimo aveva la certezza che i suoi problemi di salute sarebbero stati presi in carico." Tuttavia, con l'inesorabile riduzione di risorse e la crescente ignoranza dei decisori verso questa realtà, questo valore rischia di essere perduto, portando a un impoverimento del sistema e alla crescente insoddisfazione sia del personale che dei pazienti.

Daniele Coen, nel suo intervento, ha evocato la metafora del Pronto soccorso come una "terra di mezzo", situata tra la crisi della medicina territoriale e quella degli ospedali. Con la figura del medico di base sempre più isolata e un’insufficienza cronica di strutture di supporto come le RSA e i centri di riabilitazione, molte persone restano intrappolate nei reparti ospedalieri senza avere un’adeguata via d’uscita. Questo fenomeno, ha spiegato Coen, porta a un sovraffollamento cronico e ad un aumento della pressione sui Pronto soccorso, che faticano a gestire il flusso continuo di pazienti, soprattutto anziani con patologie complesse. "È importante che la gente comprenda quanta difficoltà c’è dietro la gestione delle emergenze," ha sottolineato Coen, riferendosi alla delicatezza delle decisioni che i medici devono prendere ogni giorno, come valutare se un paziente debba essere ricoverato o possa essere dimesso in sicurezza.

Anche Marina Davoli ha fatto eco alle parole di Coen, ribadendo che il Pronto soccorso è “schiacciato tra la crisi del territorio e quella degli ospedali”, una crisi che aggrava la mancanza di risorse e personale qualificato.

Per far fronte alla carenza di medici, infatti, le strutture sanitarie si vedono costrette a ricorrere a soluzioni temporanee, come l'assunzione di personale tramite cooperative o i cosiddetti “gettonisti”, ma queste strategie spesso non si rivelano sufficienti per garantire una qualità stabile dei servizi.

A dare un volto più giovane al dibattito è stata Flavia Nasella, specializzanda in Medicina d’emergenza-urgenza, che ha raccontato la sua esperienza e la passione che spinge tendenzialmente a scegliere questa difficile specialità. Nasella ha citato Joe Lex, medico d'urgenza statunitense, descrivendo l’emergenza come “i 15 minuti più divertenti di ogni disciplina”. Il medico di Pronto soccorso, ha spiegato, è una figura trasversale che combina competenze internistiche e di terapia intensiva, e deve essere in grado di destreggiarsi tra le esigenze cliniche e quelle umane dei pazienti. "In una medicina sempre più iperspecializzata," ha detto Nasella, "il Pronto soccorso resta uno dei pochi ambiti che mantiene un contatto diretto e profondo con l’umanità dei pazienti, dove ogni caso è unico".

De Iaco ha poi sottolineato l'importanza della guida dei primari e dei direttori nei reparti d’urgenza, per garantire non solo una qualità clinica, ma anche un equilibrio tra il rispetto delle norme mediche e la necessità di umanità e buon senso nelle scelte. "Tu devi far sentire le persone che sono con te, autorizzate a comportarsi non soltanto secondo le regole e secondo i criteri della medicina, ma secondo quelli del buon senso e dell’umanità," ha affermato, citando la delicata questione dei senzatetto che trovano riparo nei Pronto soccorso di notte. Questo problema, in altre unità ospedaliere più specializzate, non esiste, ma nei Pronto soccorso è una realtà con cui fare i conti.

Un altro tema cruciale emerso dal dibattito è stato quello della precarietà del sistema e delle conseguenze della cosiddetta "medicina a gettone". Secondo De Iaco, fare affidamento su medici gettonisti non solo rischia di compromettere la continuità e la qualità delle cure, ma mina anche il “governo” dei reparti, rendendo il lavoro dei professionisti sempre più difficile e rischioso per i pazienti, specialmente quelli più fragili. Coen ha osservato che la necessità di “tappare i buchi” non è una soluzione efficace: il medico che copre solo occasionalmente un turno in Pronto soccorso spesso non ha l'esperienza necessaria per comprendere le sfumature del contesto e prendere decisioni adeguate in situazioni critiche. "Tappi il buco e speri che ti vada bene," ha detto Coen, mettendo in luce l’inadeguatezza di una soluzione basata unicamente sulla copertura temporanea.

L'incontro ha rappresentato un momento importante per riflettere su un tema di crescente urgenza: il futuro dei Pronto soccorso italiani e della sanità pubblica. Tra risorse insufficienti, carenze strutturali e problemi organizzativi, l’appello dei partecipanti è stato unanime: il Pronto soccorso non può essere abbandonato a se stesso. Un intervento tempestivo e strutturato è necessario per evitare che il “tracollo” prefigurato si traduca in una definitiva perdita di valore per un sistema che, nonostante le difficoltà, continua a rappresentare un pilastro fondamentale della sanità pubblica.

A cura di Tiziano Costantini
Dipartimento di Epidemiologia SSR Lazio – ASL Roma 1
15 novembre 2024
© QS Edizioni - Riproduzione riservata