toggle menu
QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Lettere al Direttore

Per superare la crisi dei PS non bastano singole soluzioni, è necessario rifondare il paradigma del sistema dell’Emergenza-Urgenza   

di Lorenzo Fenech
immagine 12 novembre - Gentile Direttore,
la crisi dei Pronto Soccorso è ormai da qualche anno diventata un’emergenza nell’emergenza. A valle dell’ennesimo risultato negativo delle borse in Medicina d’Urgenza, il dibattito sulle soluzioni alla crisi dei PS si focalizza su come rendere più attrattiva la specializzazione, da cui una serie di azioni che sta portando avanti il Ministero (campagne mediatiche motivazionali, stanziamenti economici e misure per la sicurezza nei PS, ecc).

Ci sono però due questioni determinanti e strettamente legate tra di loro che rischiano di rimanere sullo sfondo e vanificare gli sforzi: la questione della “missione” del Pronto Soccorso e del paradigma dell'Emergenza-Urgenza. La diagnosi complessiva è relativamente semplice e basta un dato per spiegare molto del problema: il sistema dei PS in Italia gestisce ormai da molti anni circa 20 milioni di accessi all’anno (più di 18 milioni nel 2023); in pratica un unico modello di servizio ospedaliero incanala e accoglie una vasta e variegata domanda sanitaria.

E’ inevitabile, quindi, che almeno il 40% degli accessi sia annoverabile nella “non urgenza” o nell’urgenza differibile (i c.d. codici bianchi e verdi secondo la nuova tassonomia) e che solo il 13% degli accessi in PS esiti in un ricovero ospedaliero (Rapporto OASI 2023), tra l’altro spesso inappropriato e frutto di accessi ripetuti che alimentano il fenomeno del boarding. D’altronde, nella stessa definizione di Pronto Soccorso si presuppone che si gestiscano 5 codici colore e che un DEA di II livello ultra-specialistico, per essere tale, debba prendere in carico almeno 70.000 accessi. A questa distorsione “nel disegno” si aggiunge una confusione strutturale nella sua realizzazione per cui per cui il 29% dei PS gestisce meno di 15 mila accessi/anno (Agenas, 2024), al di sotto, dunque, degli standard minimi (20.000 per un PS di base). Questi pochi dati spiegano l’inadeguatezza del PS come mo

dello unico per l’urgenza in un mondo delle cronicità e della fragilità sociale e la sua scarsa attrattività per chi si vuole specializzare, alimentando il disorientamento degli utenti nella fruizione dei servizi e degli operatori nella scelta delle loro traiettorie professionali. Ci sono almeno 6 cantieri di lavoro su cui si auspica un lavoro deciso, congiunto e condiviso a livello nazionale:

1. Separare concettualmente l’emergenza (evolutiva – pericolo di vita), l’urgenza (non evolutiva) e la non urgenza (elezione) per dividere flussi e percorsi sia a monte che a valle,

2. Sviluppare ed estendere i servizi per orientare la domanda a monte (118, 116-117 e PUA-Punti Unici di Accesso),


3. Sviluppare o potenziare i servizi alternativi al Pronto Soccorso come, ad esempio, la telemedicina d’urgenza, gli ambulatori infermieristici, i PPI (Punti di Primo Intervento), i CAU (Centri di Assistenza e Urgenza), l’assistenza domiciliare,

4. Razionalizzare l’offerta attuale di PS, concentrando la casistica critica e convertendo i PS con scarsa casistica critica, tenuti presente i vincoli dettati dalle zone disagiate; a questo si lega una revisione degli standard del DM70 (spostare il focus dai volumi alla tipologia di accesso),

5. Valorizzare, diffondere e abilitare la cultura e le competenze gestionali nei Pronto Soccorso e nei nuovi servizi alternativi, irrobustendo i sistemi di rilevazione e monitoraggio dei tempi di processo (ancora spesso poco fruibili da un punto di vista gestionale) ed estendendo le dimensioni di valutazione e attenzione (non solo tempestività, ma anche efficienza, efficacia, appropriatezza),

6. Chiarire al pubblico come si configurerà il sistema di Emergenza-Urgenza con un linguaggio chiaro e accessibile per facilitarne l’orientamento.

Dai nostri studi e attività emerge come le regioni e le aziende si stiano muovendo in ordine sparso su alcuni di questi cantieri, ma è necessario e urgente trovare un sentiero comune per un tema cruciale che riguarda le fondamenta di qualsiasi sistema sanitario. E’ un lavoro profondo che richiede una governance dedicata a livello istituzionale e il contributo di un numero sufficientemente ampio di Società Scientifiche e di referenti sia della rete Ospedaliera che Territoriale.

Lorenzo Fenech
Responsabile Scientifico LOPS (Logistica e Operations del Pronto Soccorso), SDA Bocconi School of Management
12 novembre 2024
© QS Edizioni - Riproduzione riservata