toggle menu
QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Lettere al Direttore

Gpa. Perché un medico dovrebbe denunciare chi ha assistito a un presunto “uso improprio” di una funzione fisiologica?

di Maurizio Mori
immagine 8 novembre -

Gentile direttore,

tra i tanti disastri creati dalla nuova Legge sul “divieto universale” di Gravidanza Per Altri (GPA) c’è quello che i medici che coinvolti in tali situazioni dovrebbero comunicare alle autorità preposte lo specifico “reato” – a prescindere che la ministra Roccella lo abbia sostenuto o no. I medici hanno subito respinto l’idea, e il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha ribadito: "Il nostro dovere [di medici] è curare e siamo esentati dal denunciare la persona assistita".

A sostegno dell’idea di Roccella circa l’obbligo di denuncia da parte dei medici, su il Foglio del 6 novembre Assuntina Morresi ha osservato come già nel 2011 il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) avesse previsto l’obbligo dei medici di “dare notizia dell’attività illecita alla competente autorità per avviare un’indagine” per contrastare il traffico di organi. Ricordando il precedente, Morresi osserva come allora nessuno disse nulla, mentre lamenta che ora per la GPA “c’è stata una levata di scudi con tanto di dichiarazioni di ordini e associazioni professionali. Perché tanta differenza?”, chiede perplessa, lasciando intendere che si discrimini tra i due casi.

Al di là dei possibili sottintesi, la risposta c’è: perché altro è il trapianto di un organo, che comporta il trasferimento di una parte solida del corpo, e altro è la GPA, che comporta l’esercizio di una funzione fisiologica a favore di terzi o di altri. Il trapianto comporta una menomazione permanente del corpo di chi lo cede, la GPA non comporta nulla di simile, perché lo svolgimento di una funzione fisiologica (di solito) non comporta menomazioni. L’equivalenza proposta da Morresi è sbagliata. È la corretta percezione della differenza tra le due pratiche che ha portato all’attuale levata di scudi contro l’idea che i medici debbano denunciare.

Perché mai un medico dovrebbe denunciare che ha assistito a un presunto “uso improprio” di una funzione fisiologica? E in che senso una funzione fisiologica può essere esercitata in modo “improprio”? “Improprio” rispetto a che cosa? Si consideri la masticazione, che è funzione fisiologica a vantaggio di chi mangia. In epoca pre-biberon, però, c’era quel che in dialetto cremonese si chiama il “biasot”: la pratica di premasticare il cibo, rendendolo poltiglia che poi veniva trasferita nella bocca del neonato affinché mangiasse. Al di là di tratti poco “gradevoli”, quello citato è un esempio di sostituzione lecita di una funzione fisiologica.

Immaginiamo che si inventi un dispositivo capace di trasferire “energia motoria” al corpo di un altro, così che quando una persona cammina su un apposito tapis roulant favorisce o sostituisce la funzione motoria di un’altra (magari con difficoltà deambulatorie). Che dire di un simile “dispositivo motorio”? È eticamente lecito o no? La domanda è interessante perché, in un senso, già ora la fecondazione assistita è, per l’ambito riproduttivo, l’analogo del “dispositivo motorio” immaginato per l’ambito deambulatorio: grazie alla fecondazione assistita si trasferisce “energia riproduttiva” tra le persone consentendo l’ampliamento o la a sostituzione di alcune funzioni riproduttive (nel caso la gestazione). Ci dicesse che è lecito e benvenuto il “dispositivo motorio”, ma lo negasse per la GPA, è perché ha una visione del mondo che lo porta a supporre la sacralità della riproduzione umana, cioè reputa che le funzioni riproduttive umane abbiano uno status speciale (sacro) che le distingue dalle altre funzioni fisiologiche del corpo, per cui gli interventi nell’ambito riproduttivo sarebbero in sé illeciti. Facendo leva su alcune intuizioni residue di questa prospettiva si vuole usare il “divieto universale” di GPA per cercare di risvegliare gli animi contro la fecondazione assistita di per sé.

Al contrario, sapendo che in Italia la fecondazione assistita è lecita e porta benefici, i medici italiani rifiutano di denunciare il nuovo “reato universale” perché sanno bene che non è intrinsecamente malvagio sostituire una qualsiasi funzione fisiologica, e che anzi può essere buono. È in questo che sta la differenza che Morresi non ha colto.

Maurizio Mori
Presidente della Consulta di Bioetica Onlus e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica

8 novembre 2024
© QS Edizioni - Riproduzione riservata