30 ottobre -
Gentile Direttore,il Piano Nazionale Esiti 2024, presentato da Agenas, ha messo in luce il miglioramento di alcuni trend temporali riguardanti ambiti clinici e chirurgici, ma ha anche evidenziato la presenza di non poche strutture sanitarie che si caratterizzano per una frammentazione nei volumi di attività, con prestazioni spesso inappropriate. Appare certamente ineludibile il rapporto tra bassi volumi ed esiti di salute spesso disallineati agli standard di qualità indicati dalle direttive nazionali e dalle linee guida internazionali.
L’importante lavoro di AGENAS ha evidenziato che i miglioramenti dipendono essenzialmente dalle iniziative intraprese da alcune regioni, dalle Aziende sanitarie e dagli stessi professionisti. Questo significa processi organizzativi appropriati, volumi di attività adeguati e corretta integrazione dei presidi ospedalieri nelle reti tempo dipendenti. L’insieme di questi fattori consente ai chirurghi, ai clinici ed alle equipe sanitarie di raggiungere le performance assistenziali attese; in caso contrario, si rendono necessari interventi strutturali importanti, in assenza dei quali non sarebbe uno scandalo assistere alla chiusura di strutture ospedaliere che non sono in grado di garantire la sicurezza delle cure.
Dopo la cura dimagrante della sanità dell’ultimo decennio, occorre invertire il trend e mettere le strutture ospedaliere nelle condizioni di rilanciare l’offerta sanitaria che non può prescindere dalle risorse umane. I noti tagli di decine di migliaia di posti letto hanno determinato una drastica riduzione dei volumi compromettendo gli esiti di salute in un contesto caratterizzato dal ventennale blocco del tetto di spesa sul personale. I recenti miglioramenti osservati nei dati del PNE 2024 sono il parziale recupero del post-Covid, ma c’è ancora tanta strada da fare.
Senza una vera riforma del territorio ed una revisione completa della rete ospedaliera, i possibili ulteriori margini di miglioramento dipenderanno esclusivamente dalle iniziative aziendali e dai singoli professionisti, da qui l’aumento delle inequità tra i cittadini.
Riteniamo pertanto necessaria la riattivazione del Tavolo ministeriale dedicato alla revisione del DM 70 e del DM 77, del quale si è persa traccia, in modo da poter offrire il nostro contributo alla ristrutturazione della rete di offerta sanitaria in tutto il Paese.
Guido QuiciPresidente Federazione CIMO-FESMED