Lettere al Direttore
Aggressioni al personale, la soluzione va ricercata anche nel non spettacolarizzare la medicina
di Leonida Iannantuoni Gentile Direttore,
la violenza contro i medici e gli episodi d’intolleranza , per usare un eufemismo, di cui sono stati vittima colleghi e o operatori sanitari in questi giorni, sono gli ultimi segnali, destinati a ripetersi, di un malessere sociale che vive la malattia e la presunta mancanza di risposte ad esse come una frustrazione totale.
Negli ultimi decenni, agli occhi del malato e delle persone a lui vicine, la figura del medico ha perso il manto di “sacralità” derivante, dal suo saper essere e saper fare per divenire un “semplice” esecutore di mansioni, spesso dettate da un’ottusa burocrazia, e di tecniche che i media diffondono, inconsapevolmente, come routine.
Troppo spesso si dimentica che nel “contratto” che si stipula tra un esercente le professioni intellettuali , e tra queste rientra la medicina, e il fruitore non vi è l’obbligo del risultato, essendo questo legato a mille variabili, ma vi è un’obbligazione di mezzi a cui l’esercente deve adempiere con la massima diligenza.
Oggi non conta l’impegno, la dedizione profusa, oggi conta e si pretende solo il risultato!
La medicina non è una scienza perfetta essendo legato il risultato a condizioni che possono variare da momento a momento, condizioni legate al paziente e alla sua risposta, imponderabile, al farmaco e/o alla tecnica chirurgica.
Leonida Iannantuoni
Presidente di ASSIMEFAC (Associazione Società Scientifica Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e Comunità)