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QS Edizioni - mercoledì 4 settembre 2024

Lettere al Direttore

La presa in carico (PIC), riflessioni (anche sull‘esperienza della Lombardia)

di Marco Magri
immagine 4 settembre - Gentile Direttore,
sull'argomento del Presa in carico (PIC) dei pazienti con patologie croniche, che vede la Regione Lombardia in prima linea da diversi anni (dall’esperienza CReG), sono state scritte molte pagine, spesso con lo sguardo rivolto al passato, che sappiamo a volte essere frequentato da pregiudizi.

Il recente Piano Nazionale Cronicità 2024, pone la Presa in carico come un Modello di Sanità d’Iniziativa volto a migliorare la gestione delle patologie croniche prevenendo l’evoluzione e le complicanze attraverso un Piano assistenziale personalizzato.

Recentemente la DGR XII/2755 di Regione Lombardia riprende alcuni concetti, ed è importante cogliere l’opportunità di agganciarli in modo costruttivo ai bisogni del Sistema Sanitario per far sì che possano essere un punto di partenza per affrontare le tematiche più spinose che oggi il sistema si trova ad affrontare.

E’ inutile sottolineare la rilevanza delle patologie croniche, in gran parte legate all'invecchiamento della popolazione.

La Presa in carico, con la stesura di un Piano assistenziale (PAI), con l’obiettivo di mantenere una condizione di stabilità clinica, oltre ad essere un elemento di programmazione rappresenta un’importante strumento di prevenzione secondaria.

L’analisi dei “profili prescrittivi” (sia terapeutici che diagnostici) rilevati nei Piani Assistenziali consentirebbe un percorso per il miglioramento della appropriatezza dando respiro alle liste d'attesa e concretizzando il concetto di governo della domanda.

L'inserimento di attività concrete (e misurabili) di prevenzione, (non solo screening), darebbe concretezza ad un aspetto importante ma sottovalutato.

Spesso si sottolinea la difficoltà della collaborazione tra medico di medicina generale e specialista: la collaborazione nella stesura dei PAI nei casi più complicati (teleconsulto), potrebbe ridurre il ricorso a visite specialistiche ma soprattutto ridurrebbe il disagio dei cittadini/pazienti che devono fare spesso la spola tra il proprio medico di famiglia e lo specialista.

Il funzionamento della Casa della Comunità potrebbe trovare giovamento dalla analisi e condivisione dei Piani Assistenziali dei cittadini della Comunità stessa.

Una assistenza vicino al proprio luogo di vita (casa come primo luogo di cura), priorità dettata dal PNRR, genera informazioni, che potrebbe trovare nella stesura dei PAI un momento di sintesi.

L’integrazione tra sanitario e sociale, con le connessioni tra cronicità e fragilità sociale sono una priorità a cui dare una risposta, e un Piano assistenziale che voglia dare una assistenza integrata al cittadino/ paziente non può più considerare i due aspetti separatamente. Come peraltro sottolineato dallo stesso Piano Nazionale Cronicità 2024.

Queste sono solo alcune delle opportunità che una Presa in carico (PIC) proiettata sul futuro.

Ovviamente questo percorso non è scevro di problematiche. La prima (e forse la più importante) è sicuramente la difficoltà dei Medici di Medicina Generale a comprendere come la stesura dei Piani Assistenziali (PAI) non sia un ulteriore orpello burocratico, ma possa rappresentare un’opportunità unica per rimarcare il ruolo di “regia sanitaria” nella gestione dei propri pazienti. Questo dovrebbe essere un elemento qualitativo da incentivare negli accordi collettivi. La difficoltà di accesso alle prestazioni è un altro elemento di oggettiva difficoltà: ma è solo l’inserimento di azioni di sistema condivise sul governo della domanda che si può ottenere qualche miglioramento sulle liste di attesa.

Le Cooperative dei MMG, spesso citate come criticità, sono solo gli strumenti di cui i medici si sono dotati per risolvere problemi tecnici ed informatici della PIC. Aspetti che in alcune parti sono ancora da chiarire per mettere il tutto a sistema. Solo inserendo elementi di “managerialità” nella organizzazione delle cure primarie si possono affrontare le nuove sfide che sono sia di tipo organizzativo (come l’ introduzione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali AFT) ma anche di tipo tecnologico (la telemedicina) relazionale (per un rapporto paritario con le strutture ospedaliere e con gli Enti Locali) e strutturale (mantenimento di una sanità pubblica).

Fare diventare la Presa in Carico una attività di sistema, anche attraverso una governance condivisa e partecipata, potrebbe portare vantaggi e alcune opportunità abbiamo cercato di delinearle ma ce ne sarebbero altre: l’impulso che potrebbe avere la telemedicina o un maggiore coordinamento con le farmacie di servizi.

Uno strumento unico come un Piano assistenziale (PAI) condiviso tra i professionisti al quale partecipa anche il cittadino paziente (tramite il Fascicolo Sanitario), sono passaggi fondamentali per costruire quel cambiamento del Sistema Sanitario da più parti auspicato, avendo i piedi ben saldi nell'esperienza fatta per fare tesoro delle criticità ma con lo sguardo rivolto al futuro per poter coglierne tutte le opportunità.

Marco Magri
Medico
4 settembre 2024
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