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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Lettere al Direttore

L’Assistente Infermiere, un Cavallo di Troia che minaccia pazienti e professione

di Walter De Caro
immagine 3 settembre -

Gentile Direttore,
la professione infermieristica si trova ad affrontare una profonda crisi identitaria, intrappolata in un dibattito sterile che non sembra produrre soluzioni concrete.

La carenza di infermieri, evidenziata da tutti i dati europei, è un problema reale e crescente, acuito dalla mancanza di strategie efficaci per aumentarne l'attrattività e il mantenimento in servizio.

Questa situazione genera un malessere diffuso tra i professionisti e rischia di compromettere la qualità dell'assistenza sanitaria.

Invece di affrontare le cause profonde di questa crisi, si sta cercando di imporre scorciatoie pericolose, come la recente proposta di istituire la figura dell'Assistente Infermiere, meritoriamente pubblicata su Quotidiano Sanità. Questa figura, presentata come soluzione alla carenza di personale, quando è palese l’intento di sostituzione, rappresenta in realtà una minaccia alla sicurezza dei pazienti e alla professionalità degli infermieri.

Le criticità legate all'Assistente Infermiere sono molteplici:

  • Minaccia alla sicurezza dei pazienti:affidare funzioni infermieristiche a personale non adeguatamente formato aumenta il rischio di errori e compromette la qualità dell'assistenza.
  • Inquadramento giuridico ambiguo:la mancanza di una chiara definizione giuridica e contrattuale, il continuo rimando a supervisione, collaborazione, attribuzione, genera confusione e potenziali problemi legali nella gestione delle attività cliniche, senza risolvere il problema del demansionamento
  • Formazione inadeguata:il percorso formativo previsto post OSS, di sole 500 ore (in parte in FAD) è insufficiente a garantire le competenze necessarie per svolgere funzioni infermieristiche che sono indicate, anche in contesti che non sono meno complessi come quelli della cronicità.
  • Rischio di sostituzione:l'attribuzione di attività infermieristiche a figure con una formazione inferiore rischia di snaturare l’assistenza infermieristica nel suo complesso.
  • Disparità regionali:la gestione della figura dell'Assistente Infermiere (come gli OSS) affidata alle Regioni potrebbe creare ulteriori disuguaglianze nelle modalità di formazione, nell'accesso alle cure e nell'attrattività della professione.

L'introduzione dell'Assistente Infermiere sembra rispondere prevalentemente, come è avvenuto già in altri Paesi, a una logica di risparmio economico e non alla reale volontà di migliorare il sistema sanitario. Invece di investire nella formazione, nella valorizzazione e nel riconoscimento economico degli infermieri, si sceglie di creare una figura professionale “low cost” che rischia di rivelarsi un boomerang per la salute dei cittadini, con rischio aumentato di mortalità ed eventi avversi, rispetto ad una più ampia presenza di infermieri.

Appare palesarsi anche il rischio di violazione della Direttiva Europea 55/2013 che fissa i requisiti per l’esercizio da infermiere nei diversi paesi.

Per chi poi, come parte della rappresentanza professionale, dice che per gli infermieri sarà prevista la parte di “direzione assistenziale esperta”, questo suona come una favola raccontata a bambini ingenui. Dire questo significa consentire di perdere l'essenza stessa della professione infermieristica che come tutte le professioni di salute è professionalizzante e Practitioners, riducendola, non si sa per quale motivo, a un'attività di mera supervisione in taluni contesti e generando ulteriori incomprensioni professionali. E’ come, ad esempio, se chiedessimo ad un medico di limitarsi a dare indicazioni senza mai toccare un bisturi o il paziente.

La vera soluzione alla crisi infermieristica non risiede in queste scorciatoie pericolose, ma in un cambio di paradigma che metta al centro la professionalità, la formazione e il benessere degli infermieri. È necessario:

  • Aumentare gli investimenti nella formazione infermieristica, incentivando la specializzazione e l'acquisizione di competenze avanzate.
  • Migliorare le condizioni di lavoro, garantendo salari adeguati, turni sostenibili e un ambiente lavorativo sicuro, confortevole e rispettoso.
  • Valorizzare il ruolo degli infermieri, riconoscendone l'autonomia professionale, la prescrizione e la centralità nel percorso di assistenza e cura (come da promesse del Ministro Schillaci)
  • Promuovere una rappresentanza culturale, scientifica e professionale forte e indipendente, capace di difendere i diritti e gli interessi della professione.

Tuttavia, queste soluzioni sembrano essere un lontano miraggio e abbiamo una certezza: NON sono state ottenute in questi anni con questa modalità di rappresentanza della professione. Su questo bisogna sicuramente riflettere e comparare.

La professione infermieristica si trova a un bivio critico. Da un lato, c'è il rischio di una vera regressione mascherata da progresso. Dall'altro, si presenta l'opportunità di una vera rivoluzione, basata sulla pratica avanzata, sulla prescrizione, sul riconoscimento professionale ed economico adeguato del baricentro della professione gli infermieri (laureati), e un ruolo più centrale e autonomo nel sistema sanitario. Per gli infermieri, si vuole far apparire l’assistente infermieri come la panacea dei mali infermieristici o il vuoto cambio prospettato delle lauree magistrali in aree specialistiche, che contribuirà a creare ulteriore malessere e confusione anch’esso.

Il destino dell'assistenza infermieristica dovrebbe essere preoccupazione non solo per gli infermieri, ma per l’intero sistema, e dovrebbe esserlo anche per gli organi di rappresentanza professionale sussidiari dello Stato che invece hanno “sponsorizzato” questo provvedimento e che, nel silenzio, ne approvano la messa in atto. E questo spiace davvero.

Solo investendo seriamente nella professione infermieristica si potrà garantire un'assistenza sanitaria di qualità e rispondere efficacemente alle sfide del futuro.

L'istituzione dell'Assistente Infermiere, in questa modalità, rappresenta un passo nella direzione sbagliata, un passo che rischia di avere gravi conseguenze per il sistema sanitario e per la salute di tutti.

Walter De Caro
Presidente Nazionale CNAI

3 settembre 2024
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