Lettere al Direttore
Contro le violenze sugli operatori sanitari non bastano le Forze dell’ordine
di Pietro PellegriniGentile Direttore,
a più riprese viene sollevato il tema della sicurezza delle cure dei pazienti e degli operatori. Tra gli ambiti più interessanti vi è quello della salute mentale come denunciato dalla Società Italiana di Psichiatria.
La risposta al problema non può essere costituito dalla pur necessarie richiesta di un pronto intervento delle Forze dell'Ordine che per altro in molte realtà, anche grazie a specifici protocolli con le Prefetture, mostrano grande sensibilità e disponibilità. Le denunce e l’incremento delle pene pur attuati non sembrano avere un effetto dissuasivo.
La costruzione della sicurezza è un processo che richiede un insieme di interventi coordinati e continuativi come per altro ricorda un recente documento del Ministero della Salute "Protocollo per il Monitoraggio degli Eventi Sentinella".
Tra i 23 Eventi sentinella, il n. 12 "Morte o grave danno da violenza a danno di operatore" compiuta da pazienti, parenti o accompagnatori e visitatori, "mette in evidenza carenze organizzative, e può indicare insufficiente consapevolezza da parte dell'organizzazione del possibile pericolo di violenza all'interno delle strutture sanitarie. In particolare l'evento può essere dovuto a scarsa vigilanza, sottovalutazione dei pazienti a rischio di compiere aggressioni fisiche, difficoltà relazionali tra operatori e utenza. Il riconoscimento dell'evento è importante per procedere alla definizione di interventi sotto il profilo organizzativo e logistico, per la revisione dei protocolli in uso e avviare un'attività di formazione". Sono indicazioni chiare orientate in senso preventivo. In dettaglio andrebbe valutata la dotazione di risorse in particolare di personale, la composizione dei turni, la dotazione dei presidi individuali di sicurezza. Ancora vedere come predisporre gli arredi in modo da assicurare vie di fuga, assicurare la possibilità di chiedere aiuto anche con le nuove tecnologie. Occorre studiare i percorsi eliminando i passaggi bui, presidiare le sedi isolate, evitare il lavoro individuale e solitario, decongestionare gli spazi sovraffollati.
Occorre organizzare il lavoro per ridurre i tempi di attesa e rassicurare con specifici operatori coloro che stanno attendendo, come previsto in un recente documento la Regione Puglia. E’ necessario farsi carico dei bisogni di cura mediante l'ascolto e la responsabilità ed un'adeguata formazione alla gestione delle relazioni e dei comportamenti problema, riducendo lo stress del personale e favorendo il lavoro di gruppo e almeno in coppia. Temi che si intrecciano con le dotazioni e la qualità del lavoro.
Ancora va detto che vi sono diversi problemi sociali che riverberano in sanità e nei servizi di salute mentale e dipendenze: le difficoltà economiche con richieste di denaro, sussidi, buoni pasto. La stretta sul reddito di cittadinanza e le difficoltà anche burocratiche sul reddito di inclusione hanno ricadute nei servizi che sono a stretto contatto con l'utenza e gli operatori in prima linea sono investiti di richieste, disperazione e minacce. Un miglioramento della risposta ai problemi sociali e familiari può aumentare salute e sicurezza.
Sono noti i rischi connessi agli accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori che possono essere ridotti con protocolli con Polizie Municipali e il sistema di Emergenza Urgenza. Pesa anche l'applicazione del restraint e una scarsa accettazione dei limiti. Gli operatori sanitari non sono più gli eroi del covid. Contratti e riconoscimenti economici adeguati, indennità….
In un clima sociale di tensione, rabbia e intolleranza è importante dare esempi di gentilezza, moderazione, mediazione e rispetto reciproco educando le persone ad un appropriato utilizzo del sistema sanitario nell’ambito di un Piano per la qualità e la sicurezza delle cure in ogni servizio costruito insieme a tutto il personale e con il contributo di utenti e familiari.
Pietro Pellegrini
Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche Ausl di Parma