Lettere al Direttore
Il futuro della professione infermieristica farà fuoco con la legna che avrà
di Alessandro SerranoGentile direttore,
ricordo come se fosse ieri il mio primo giorno di lavoro, circa vent'anni fa. Avevo ventitré anni, mi ero laureato da pochi mesi e la mia prima esperienza fu in Terapia Intensiva: fu amore a prima vista.
Ero poco più che un ragazzino ed il passaggio fu abbastanza traumatico: da Play Station, Nintendo e videogiochi vari, mi sentii catapultato tra monitor multi-parametrici, ventilatori meccanici e pompe infusionali. Il trapasso fu un attimo.
A ventitré anni al cospetto di tutto ciò è facile sentirsi un po' inadeguati, forse sapevo troppo poco - sia della Professione Infermieristica che dell'Area Critica - per meritare quel ruolo.
Un collega brizzolato, sulla cinquantina, con tre figli quasi miei coetanei, mi accolse in una maniera terribile; io ero in quella fase primordiale in cui chiedevo di tutto per paura di agire, e lui mi rispose urlando testuali parole: "Tu forse non hai capito nulla. Qui quello che faccio io devi saper fare anche tu, perché qui 1500 euro guadagno io e 1500 euro guadagni anche tu".
Per me fu un trauma. Non per il diverbio in sé, ma il pensare a quell'uomo con più di 20 anni di esperienza, all'umiliazione che doveva subire nel guadagnare lo stesso stipendio di un bamboccio.
Ora di anni ne ho io quasi 40, se non fosse che sono quasi calvo sarei io forse quel collega brizzolato
Ecco, da allora non è cambiato proprio nulla: ancora non abbiamo una proporzionalità diretta tra retribuzione economica ed anzianità di servizio, ancora non abbiamo un meccanismo concreto di valorizzazione del percorso formativo post – base infermieristico.
La mia professione offre tantissime prospettive dal respiro internazionale, ma le nostre Aziende Sanitarie continuano ad offrire pochissime opportunità di crescita economica e professionale.
Ho appena letto che alcuni giorni fa ad un Concorso per 306 posti di Infermiere in alcune ASST Lombarde, si sono presentati solo 93 colleghi[1]: i giovani di oggi, mettiamocelo bene in testa, sono ambiziosi, hanno fame. Non li convinci più, non li incanti più agitando esclusivamente il totem della "fissità del posto", come direbbe Checco Zalone. Molto probabilmente hanno ambizioni che non sappiamo più leggere, interpretare o intercettare; è come se questo strano Paese a forma di stivale non sia più all’altezza dei loro sogni, qui dove tutto cambia affinché nulla cambi.
Questo è il tema centrale, più attuale che mai, della scarsa attrattività della Professione Infermieristica: a ragazzi che vivono col telescopio, al massimo offriamo un paio di occhiali da vista.
Alessandro Serrano
Infermiere di terapia intensiva Irccs Pascale
[1] https://www.prealpina.it/pages/infermieri-306-posti-si-presentano-in-93-348388.html