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QS Edizioni - sabato 27 luglio 2024

Lettere al Direttore

Il confronto tra realtà e slogan

di Calogero Spada
immagine 26 luglio -

Gentile Direttore,
a leggere i recenti contributi del dott. Proia [1] e del dott. Cariati [2] che, forse, prima reclamando un «riconoscimento professionale» delle professioni intellettuali, ma infine non qualificandosi come dottore, ha commesso il più usuale errore fondamentale … non posso proprio – mi perdonerà, al pari dei lettori – non rivedere con più consapevole e sobria approvazione ogni mio precedente intervento tenuto non soltanto qui, ma anche in altre testate.

Inizierei con il denotare che le frustrazioni del dott. Proia, oltre ad essere comprovanti le mie più volte lanciate critiche verso un metodo – quello contrattuale – incapace di rendere in concreto, e non solo a titolo di esempio specifico, quanto ancora adesso enunciato: garantire «a tutti, nessuno escluso, il conferimento di un incarico professionale» (ove forse la stessa formula risulti eccessiva, laddove si tratti invece di assicurare solo l’opportunità), dimostra eloquentemente che serve qualcosa di profondamente diverso affinché non soltanto si renda «più appetibile alle nuove generazioni la scelta di queste professioni» ed affinché vengano «spezzate finalmente le catene dell’immobilismo della carriera», ma ancor più importante, non si assista più al fenomeno – da me in primis deplorato, in varie altre sue possibili declinazioni – di diffusa ignoranza dei professionisti sanitari circa le norme, le istituzioni e le rappresentatività che li riguardano direttamente: ad es. in moltissimi si disinteressano ai movimenti di un metodo staffetta [3] da sempre imperversante, tanto in ogni ordine provinciale fino anche in seno ai Comitati Centrali delle Federazioni Nazionali degli Ordini, con indotte accattivanti sceneggiature di nepotismi personali ed interessi colossali degni delle migliori soap opera degli anni ’80 del secolo scorso: da “Dynasty” e “Dallas”, passando per “Flamingo Road” e … – udite, udite – infine arrivando a “Quando si ama” …

motivo per cui forse si giustificherebbe l’indifferenza che puntualmente si vada a riscuotere ad ogni successiva tornata elettorale di un paese molto distante in termini democratici da ciò che possiamo assistere accada nella vicinissima Francia … perché forse se tutti sapessero ciò che solo in pochi sanno, ma che comunque resta interesse di tutti si sappia (e non per meri motivi di futile “audience” o “voyeurisme”), questi tutti si precipiterebbero ad andare a votare ogni weekend, pur di far cambiare il sistema una volta per tutte.

Ergo: ai professionisti sanitari non medici TUTTI servono poche cose che siano obbligatoriamente applicabili (“ex lege” come dicono quelli molto bravi), non una valanga di tante altre cose, che pure essendo di «valenza storica ed innovativa», non solo si fa fatica a seguire, ma che pare siano purtroppo nella quasi totalità di casi applicabili discrezionalmente – compreso «quello storico di coordinamento» – in cui pure sorge il legittimo dubbio che la discrezionalità sia coincidente se non proprio con un abuso illegittimo ed illecito, sicuramente con un tanto ordinario quanto inaccettabile arbitrio, ovverosia, parafrasando lo stesso Proia, «senza selezioni di merito», ove la casistica dimostri un certo abbondare di casi in cui i titolati, alla domanda: «da quanto tempo fai il coordinatore?», pongano sempre la medesima risposta: «da tot anni, ma solo da meno tot ufficialmente».

Quanto alle frustrazioni collettive di cui nobilmente si fa portavoce il dott. Emilio Cariati, premesso l'essere d’accordo con il dissenso verso certi dispositivi normativi (L.03/2018) che non soltanto hanno accomunato «tanti ruoli anche non sanitari», ma hanno anche associato professionisti storici che sanno fare mille cose ad emergenti pseudo professionisti che forse di cose ne sanno fare una soltanto, non posso non far notare un paio di elementi a mio modo di vedere in leggera contraddizione:

in primis non spiega nel dettaglio come e perché «l’uscita dal Comparto» sia «l’unica strada» …

in secundis mi pare leggermente controverso da una parte esortare un «ricucire ogni forma di aggregazione», ma poi dall’altra propagandando la professione infermieristica per «quel valore intrinseco che la differenzia dalle altre professioni sanitarie», verso una deplorabile situazione di neo dominanza da me già qui descritta [4], ora anche arrogando ad una singola professione improbabili temi, quali la «cerniera tra medico e paziente, tra famiglia e paziente»; «il depositario delle preoccupazioni e anche dei sentimenti del paziente», che francamente destano non poche perplessità …

Quanto infine alla declamazione di «un popolo e di un territorio che fa del Diritto il vessillo della sua Democrazia» … vorrei stimolare il collega infermiere, ma anche il dott. Proia, a desistere dal portare avanti con tale enfasi certi temi, perché alla fine il confronto con la realtà lascia agli slogan sempre meno tempo di quello trovato, ove in particolare siamo di fronte ad un sistema giudiziario che oltre far acqua non soltanto nell’ultimo miglio, si identifica in soggetti che da una parte declamano Falcone e Borsellino, ma dall’altra non si muovono mai prima del morto, non vogliono la separazione delle carriere … e francamente – visto almeno solo il biblico e non troppo giustificabile ritardo dei loro uffici – nessuno si accorgerebbe di nulla se pure dovessero porre una qualche agitazione sindacale.

[1] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=123619

[2] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=123678

[3] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=79312

[4] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=90259


Dott. Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale

26 luglio 2024
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