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QS Edizioni - martedì 23 luglio 2024

Lettere al Direttore

Il mantra negativo degli infermieri 

di Saverio Proia
immagine 23 luglio -

Gentile Direttore,
come ho raccontato su questo quotidiano ho avuto due lunghi ricoveri nel mio ospedale G.B. Grassi ed una lunga radioterapia all’Ospedale San Camillo, sempre a Roma nonché, quale direttore scientifico in due master universitari per professioni sanitarie, ho svolto gli esami a centinaia di infermieri, ostetriche ecc. di tante Aziende sanitarie, quasi tutte del Nord Italia.

A tutte e a tutti all’inizio, speranzoso, rivolgevo la domanda: “certamente saprete che il nuovo CCNL prevede che ad ogni professionista della salute sia conferito un incarico con evoluzione dello stesso in modalità analoga alla dirigenza medica e sanitaria?” Le risposte furono tutte negative, non solo non era stato applicato il sistema degli incarichi ma neanche ne erano stati messi a conoscenza né dall’amministrazione, né dal sindacato, né dal direttore/dirigente delle professioni sanitarie e sociosanitarie ex lege 251/00.

In seguito, rivolgevo, disperato, la medesima domanda nelle sessioni seguenti di master specialistici nella speranza di una risposta positiva, purtroppo mai avuta; l’unico incarico che conoscevano era quello storico di coordinamento.

Ho già scritto su questo quotidiano la valenza storica ed innovativa del sistema degli incarichi per gli infermieri e gli altri professionisti della salute perseguito sin dal primo contratto del personale del SSN negli anni Ottanta dell’altro secolo per eliminare il mantra negativo per il quale “un infermiere come viene assunto così va in pensione senza uno sviluppo di carriera a meno che non diventi caposala (oggi coordinatore)”.

Con la firma del vigente CCNL, chiudendo la mia esperienza di consulente, a titolo gratuito, in ARAN, pensavo che, finalmente, si sarebbe aperta la nuova stagione per il progresso delle professioni sanitarie e sociosanitarie, per dirla con slogan dell’altro secolo era giunto “il sol dell’avvenire” e si erano spezzate finalmente le catene dell’immobilismo della carriera.

Purtroppo così non si è realizzato almeno nelle realtà che ho conosciuto e sono tante, ma, certamente, ci sono o ci saranno Aziende dove anche parzialmente o integralmente il sistema degli incarichi sia stato realizzato, ma pare che non facciano notizia e quanto mi vorrei sbagliare, invece!

Vorrei ricordare che il sistema degli incarichi per i professionisti della salute nella contrattazione in sanità, a mia opinione, presenta le seguenti potenzialità da mettere in campo e sviluppare positivamente:

  • garantisce a tutti, nessuno escluso, il conferimento di un incarico professionale e la successiva evoluzione nella ulteriore graduazione degli incarichi;
  • pertanto, offrendo un sistema di carriera economica e normativa rende più appetibile alle nuove generazioni la scelta di queste professioni e per chi l’abbia compiuta prova a contrastare l’emigrazione in altri Stati esteri che sono in grado di garantire stipendi più alti, carriere certe e competenze più avanzate o specialistiche;
  • infatti, lo sviluppo successivo all’incarico di base prevede che il professionista a cui sia affidato l’incarico post cinque anni di esperienza professionale o in possesso del master specialistico o abbia frequentato i corsi aziendali per competenze avanzate, svolga funzioni diverse dal profilo di base, più avanzate, complesse e specialistiche, appunto.

Il maligno direbbe che dietro questo ignorare la dovuta applicazione contrattuale del sistema degli incarichi agli infermieri e agli altri professionisti della salute ci sia l’oscura trama di chi ha sinora impedito l’attribuzione di nuove competenze più avanzate e specialistiche, talora in grado di sollevare di alcune incombenze i medici con protocolli e formazione concordati tra le due professioni, così come si fa in tutti gli altri Stati.

Ma, per dirla alla Shakespeare “ma Bruto è uomo d’onore” (per chi non se la ricorda è la frase di Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare con cui si esprime l’antifrasi, cioè, attribuire ad una frase un concetto opposto a quello che apparentemente esprime) e vorrei sperare che ciò non fosse se non la solita sciatteria nell’applicazione contrattuale privilegiando gli istituti più semplici da realizzare e senza selezioni di merito.

Si rincorre, giustamente, l’obiettivo di prevedere lauree specialistiche per gli infermieri e le altre professioni della salute ad indirizzo non solo didattico e organizzativo ma anche specialistico e clinico; ma questo giusto e sacrosanto obiettivo, che anche io perseguo contribuendo all’elaborazione di disegni di legge in materia, se raggiunto, come si spera, sarà spendibile tra qualche anno non dal varo del primo corso di laurea ma dal primo professionista che abbia conseguito questa nuova laurea, ad essere ottimista.

Intanto che si arriva alla rivoluzione nelle lauree specialistiche degli infermieri e delle altre professioni della salute, come insegna il buon metodo riformista sperimentato, perché non si applica integralmente anzi nella maniera più estensiva possibile nelle nuove competenze il sistema degli incarichi previsto non da oggi ma da ieri anzi anche dall’altro ieri già nel precedente CCNL?

I risultati positivi sarebbero subito visibili per la gratificazione dei professionisti interessati, per contrastare la loro emigrazione, per una diversa collaborazione e integrazione tra queste professioni e le altre professioni sanitarie, medici compresi, ma soprattutto per garantire agli azionisti del SSN, cioè chi ne usufruisce e lo finanzia a pari tempo, prestazioni sanitarie e sociosanitarie in tempi reali, più complesse e più diffuse con un netto miglioramento dello stato di salute individuale e collettiva.

Per questo mi auguro che i sindacati firmatari del contratto impegnino tutta la loro forza contrattuale nelle vertenze aziendali e nel confronto con le Regioni per l’applicazione di questo innovativo sistema contrattuale degli incarichi, così come, senza invadere il ruolo sindacale, i direttori/dirigenti delle professioni sanitarie e sociosanitarie ex lege 251/00, contribuiscano con il loro ormai qualificato e decisivo ruolo nel management aziendale a convincere la Direzione Generale verso questa applicazione contrattuale dovuta sì ma strategicamente decisiva e centrale.

Così come, gli ordini provinciali/regionali e le loro Federazioni nazionali, senza invadere le competenze contrattuali bensì quali parti della parte pubblica, utilizzino tutto il loro potenziale di nuovo ruolo avanzato dato loro dalla legge 3/18, per contribuire a convincere Regioni ed Aziende per l’attuazione oggi, anzi ieri, dello sviluppo di carriera professionale come previsto dal vigente contratto senza attendere la giusta ed opportuna evoluzione delle lauree specialistiche in indirizzi oltre quelli didattico-organizzative, anche per fugare il sospetto, ingiustificato, tra i loro iscritti che ciò serva, nell’immediato, a creare nuovi posti di professore universitario per una parte minoritaria dell’élite delle loro professioni…ma Bruto è uomo d’onore….inoltre, mi pare, mi vorrei sbagliare, che più volte a letto di dichiarazioni di una parte ordinistica, affermanti che in Italia non esista un sistema per lo sviluppo di carriera professionale dei loro iscritti, il ché, ovviamente, non è vero…

Saverio Proia

23 luglio 2024
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