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QS Edizioni - sabato 27 luglio 2024

Lettere al Direttore

Appello alla ragione

di Ivan Cavicchi
immagine 22 luglio -

Gentile direttore,
come forse ricorderete, circa un mese fa, sulle pagine di questo giornale ho proposto un “appello alla ragione”. (QS Salviamo la sanità. Un appello alla destra e alla sinistra. 25 giugno 2024)

Gli “appelli alla ragione” in realtà sono degli espedienti che si “escogitano”, cioè si inventano “ex cogito”, per necessità. La speranza è scuotere l’albero e far “accadere” qualcosa.

In realtà essi, come dimostrano quelli famosi fatti nella storia, sono dei paradossi logici, perché rivolgendosi in extremis alla ragione, nel tentativo di salvare il mondo , essi non dovrebbe essere ne ignorati e ne negati, ma siccome si rivolgono alla ragione solo perché la ragione non c’è più, e quindi prevale l’irragionevolezza , in genere, sono appelli regolarmente ignorati.

Quello, da noi proposto, non fa eccezione. Ma il suo significato resta tutto.

Consensi e indifferenza

L’appello alla ragione, suppone attraverso la condivisione di un interesse superiore (nel nostro caso l’art 32) di poter unire, per suo mezzo tutti, e quindi di poter “salvare il salvabile”. Al mio appello hanno risposto subito alcune persone che desidero ringraziare: Pizza, Agnetti, Agneni, Mancin, Morsiani, Asiquas, Giustini, Cocconcelli.

A costoro si sono aggiunti un sacco di mail e di messaggi telefonici che hanno voluto esprimere il loro appoggio e diversi “comitati di cittadini” sparsi nel paese cioè quei pezzi importanti di “società civile”, (Veneto, Emilia Romagna, Calabria) che mi hanno proposto dopo l’estate di organizzare iniziative di discussione pubblica. Grazie anche a voi.

Un appello snobbato

Ma, a fronte di tanti consensi, il dato politico che riscontro e che, come capirete, non posso ignorare, è che il mio “appello”, per quanto giustificato dalle circostanze, è stato sostanzialmente snobbato.

Prima di tutto dalla “politica” sia quella che è al governo sia quella che è all’opposizione, quindi dal sindacato in generale, confederale e categoriale senza nessuna eccezione, e da quei famosi “esperti”, con l’unica preziosa eccezione di Asiquas, che ringrazio, esperti che, dal governo Meloni in poi, a vario titolo, proponendosi addirittura come “bagnini”, vedendo la sanità affogare, si sono fatti avanti per “salvarla”.

Tutti gli appelli alla ragione come dimostra la storia, vanno in genere contro questa pesante indifferenza, rientrando tutti fenomenologicamente nel paradosso: se c’è una catastrofe e nessuno la vuole evitare non è perché è inevitabile ma perché anche se è evitabile, chi in un modo e chi in un altro, sia a destra che a sinistra, sia nei partiti che nel sindacato, ha un qualche “interesse” che avvenga.

Contro il nazismo molti furono gli “appelli alla ragione” ma il nazismo nonostante essi si affermò.

Oggi, per quanto possa sembrare paradossale, in sanità la catastrofe per ragioni diverse non la vorrebbe nessuno, ma chissà perché nessuno vuole davvero evitarla.

Il problema vero è “l’irragionevole”

Il ragionevole nella storia appare, suo malgrado, decisamente minoritario. Per una montagna di motivi anche in sanità sia a destra che a sinistra, si nega la “ragione” rappresentata dall’art 32 e dal SSN . Cioè si nega il diritto universale alla salute. Se il diritto non fosse negato fare degli “appelli alla ragione” non avrebbe nessun senso. Che l’art 32 oggi sia negato cioè sia diventato nei fatti un diritto potestativo alla dipendenza del mercato, nessuno può negarlo. Come nessuno può negare molte altre cose: che da anni non si fa più prevenzione, che l’economia è in conflitto con la spesa sanitaria, che l’azienda è incongrua con l’art 32, che la “seconda gamba” è un regalo al liberismo ecc .

Attraverso il “patto della ragione”, ho proposto di ricontestualizzare l’art 32 che, lo dico soprattutto a Asiquas che invita alla cautela non significa solo ribadirlo come se fosse una petizione di principio dichiarandone teoricamente l’intangibilità, ma significa rimuovere tutto ciò che lo ha messo all’angolo, quindi rimpicciolito, immiserito, svenduto. Se Asiquas accettasse come ha scritto di ricontestualizzare l’art 32essa dovrebbe liberarlo prima di tutto dal neoliberismo degli anni ‘90 e inventare altre politiche quindi superare ad esempio l’ideologia del compatibilismo alla quale anche alcune delle sue proposte continuano a ispirarsi.

Liberismo e compatibilismo vanno a braccetto ma i diritti come dimostrano le controriforme sanitarie e i vari accordi sindacali, no. Tra diritti e liberismo l’idiosincrasia è tale che è praticamente impossibile renderli compatibili.

Il nostro “appello alla ragione” è stato snobbato in parte perché va contro certi interessi, in parte perché crea problemi politici, in parte perché accentua contraddizioni negli schieramenti politici molto dolorose. L’esempio del PD e della Cgil è da manuale. Una volta si parlava di “cinghia di trasmissione” ma oggi sulla sanità, la Cgil e il Pd, funzionano come se fossero una cinghia di trasmissione:

  • la prima in competizione contro la sanità pubblica difende con i contratti di lavoro nazionali, il welfare aziendale
  • il secondo prevede la “seconda gamba” cioè ha posto la sanità pubblica in competizione con il mercato, welfare aziendale compreso.

Entrambi sostengono la teoria che si è affermata soprattutto dopo la batosta elettorale del PD del 2018 ( Sanità pubblica addio 2023) e che ho chiamato della “insostenibilità sostenibile” cioè chiedono tout court di rifinanziare la sanità a sistema pubblico privato invariante che, considerando in generale la situazione economica del paese, è una richiesta semplicemente “populista”. Rifinanziare la sanità che c’è vuol dire rifinanziare tutto ciò che oggi ci costringe a giocare la carta del patto della ragione.

Ragione e populismo

Il mio appello si è rivolto alla “ragione”, cioè precisamente a un valore universale come è l’art 32 della Costituzione, pensando di abbattere in questo modo le antinomie le differenze e i conflitti che dividono la sanità quindi pensando di poter coinvolgere anche chi teorizza la “l’insostenibilità sostenibile”.

Chi teorizza ciò come il PD e la Cgil è evidente che non possono essere d’accordo con l’appello alla ragione perché anche se si riforma il fisco o si prendono i soldi dalla difesa per darli alla sanità. non si può dare nessuna insostenibilità sostenibile? La “sostenibilità insostenibile ” a parte essere, nel sistema capitalistico dato, un tragico ossimoro che porta alla morte il sistema pubblico, è puro populismo.

Se quindi l’appello alla ragione, governo a parte, ha lasciato sia la Cgil che il PD del tutto indifferenti non è un caso ma è la scelta dello struzzo che, davanti alle proprie contraddizioni, nasconde la testa sotto la sabbia

Un patto per l’art 32

In sanità, diversamente dalla scuola, (DPR 235/2007) mai e poi mai è stato sottoscritto un “patto di corresponsabilità” per la difesadell’art 32. Al contrario sono stati sottoscritti molti “patti per la salute” (il più famoso è del 2019) ma che erano nulla di più che accordi programmatici tra governo e regioni finalizzati a spendere meglio per spendere meno. Cioè a ridurre la spesa storica del SSN.

Forse date le circostanze sarebbe il caso di pensare ad un “patto di corresponsabilità” per salvare l’art 32. In fin dei conti, l’appello alla ragione, è un accordo di corresponsabilità tra interessi e diritti che dovrebbe essere sottoscritto dalla politica e dal sindacato per salvare l’art 32.

Se siamo arrivati a tirare in ballo il “patto della ragione” ciò è dovuto ad una vasta corresponsabilità politico- sociale che coinvolge tutti i principali protagonisti della sanità che potremmo addirittura chiamare per nome e per cognome e addebitare, a ciascuno di loro, uno specifico tornaconto. Tutti costoro, chi un modo e chi in un altro, per ragioni di interesse, hanno partecipato alla festa organizzata contro l’art 32. Cioè hanno fatto fuori l’albatros.(Sanità pubblica addio 2023)

La questione della corresponsabilità

Ma se nei confronti della catastrofe c’è una diffusa corresponsabilità di tutti per questo l’appello alla ragione ha poche possibilità di passare. Perché mai tutti costoro si dovrebbero flagellare con l’autocritica?

Non è facile far sottoscrivere a tanti interessi diversi, alla sinistra al sindacato al governo, un accordo sulla ragione. Non è facile individuare le vere controparti politiche di questa proposta. Non è facile l’analisi fenomenologica delle loro rispettive responsabilità politiche e andare oltre le apparenze e i ruoli. Non è facile rispetto all’appello considerare ad esempio il PD, la Cgil, delle controparti e non alleati. Cioè non è facile capire rispetto alla ragione chi sono i veri alleati e chi sono i veri avversari.

Teoricamente i sostenitori del mio appello dovrebbero essere la sinistra e la Cgil il M5S, la Bindi ma allora perché costoro lo hanno snobbato come se fosse una eresia?

Ricorrere alla ragione è una impresa difficile ma non infondata. Il Pd e la Cgil e la Bindi vogliono la botte piena e la moglie ubriaca cioè vogliono sia l’art 32, sia l’azienda, sia la seconda gamba e il welfare aziendale e, dal momento che ci siamo, pure la prevenzione nei luoghi di lavoro. E questo è davvero irragionevole.

Se si sta dalla parte del diritto il ruolo degli interessi non devono essere negati ma devono essere riconosciuti nei diritti. Cioè devono essere compossibili. Ma a questo il PD ma anche la Cgil e pure la Bindi e nonostante gli sforzi, anche il M5S, culturalmente ancora non ci sono arrivati, Restano tutti prigionieri del compatibilismo degli anni 90 e del populismo che sotto sotto vuole rifinanziare la svolta neoliberista del PD .

Come se ne esce?

A tutto questo gran casino se ne deve aggiungere un altro che sembra teorico ma in realtà è drammaticamente pratico. Non è facile mantenere nel caso della sanità la distinzione storica tra “struttura economica” e “sovrastruttura sociale”, alla quale anche io mi sono riferito tante volte per criticare ad esempio le politiche neoliberiste dell’Ulivo.

In sanità dopo la svolta neoliberista del PD questa storica distinzione, non ha più senso perché in sanità la sovrastruttura sociale in pratica non è null’altro che una estensione della struttura economica.

In sanità oggi nella cd “sovrastruttura sociale” rientrano:

  • la maggior parte degli interessi speculativi e corporativi quindi tutti gli accordi fatti con il governo dai sindacati
  • tutte le leggi fatte dal parlamento per contro-riformare la sanità della sinistra e che sono state concordate con il sindacato anche quello di sinistra
  • tutte le norme fatte per favorire certi interessi a scapito dei diritti si pensi all’intra moenia, alla seconda gamba alle grandi intese tra certi sindacati medici e ii grande capitalismo speculativo (recentemente l’accordo Fimmg Lega nazionale delle cooperative)

In sanità solo se è possibile distinguere il diritto dall’interesse cioè l’economia dall’etica è possibile distinguere la struttura economica di Marx dalla sovrastruttura sociale di Gramsci. Nel momento in cui cade questa distinzione come è avvenuto in sanità la struttura economica va oltre l’etica e si estende alla sovrastruttura sociale diventando populismo.

Gramsci e la sanità

Non ho mai nascosto come è noto il mio debito teorico nei confronti di Gramsci che per me resta ancora il vero maître a penser e che come ha spiegato magistralmente Bobbio (1) ci propone una concezione di sovrastruttura che non avrebbe un carattere strutturale come in Marx. Ma questa volta devo, umilmente segnalare che in sanità le cose sono diverse. In sanità la cd “sovrastruttura” è, direbbe Freud, in realtà “sovradeterminata” o. come direbbe Althusser, “surdeterminata” perché essa è determinata da una pluralità di fattori economici gestionali organizzativi e da una moltitudine eterogenea di influenze economiche e non solo, anche culturali e politiche.

Come faccio a fare un accordo della ragione con questa sovrastruttura che per i suoi interessi ha venduto ciò che non era suo e non poteva vendere perchè un bene universale vale a dire l’art 32 della costituzione?

Struttura sovrastruttura e società civile

Ma se in sanità struttura e sovrastruttura sono sostanzialmente la stessa cosa e in sanità “il più pulito”, come si dice a Roma, “ha la rogna” a chi possiamo proporre un patto della ragione?

Oggi l’unica distinzione politica che ha senso è quella tra struttura/sovrastruttura da una parte e società civile dall’altra.

Se questo è vero non ha senso proporre, come ho fatto io anche un po ingenuamente, un patto della ragione erga omnes cioè rivolto sia agli interessi che ai diritti. Meglio sarebbe stato distinguere gli interessi dai diritti e lavorare sulle loro contraddizioni cioè scrivere una proposta per la loro compossibilità . Questo è il salto che si dovrebbe fare e che mi permetto di segnalare ad Asiquas che si preoccupa di riscrivere tale e quale l’art 32 dimenticando che ormai l’art 32 è stato controriformato di fatto dal pensiero neoliberista del PD

Ma scrivere un patto della ragione per la “società civile” significa almeno tre cose:

  • assumere da parte dei comitati quindi da parte dei cittadini un ruolo politico importante
  • assumere la politica tutta cioè tanto la struttura economica che la sovrastruttura sociale ( sia i partiti che i sindacati) come la propria controparte, sinistra compresa
  • negoziare con la politica sinistra compresa le soluzioni che garantiscano la ri-contestualizzazione dell’art 32

Un processo per salvare l’art 32

Alessandro Giustini sul “patto della ragione” ci ha dato, qualche settimana fa, un contributo importante (QS 8 luglio 2024). Alla fine del suo articolo si chiede come si possa innescare un “processo” che conduca oltre le antinomie alla sottoscrizione di un eventuale “patto della ragione”.

Ha ragione lui ci vuole un “processo” cioè una successione di atti e di argomenti politici aventi come denominatore comune l’art 32

Un processo che parta dal basso quindi dalla società civile e arrivi in alto quindi alla politica ai partiti al sindacato agli esperti.

Per mettere in moto questo “processo” per prima cosa si tratta di organizzare la società civile con i comitati per l’art 32 in tutto il paese quindi in ogni regione, con un forte lavoro di coordinamento (come nel Veneto).

Per farlo crescere bisogna definire una proposta di “patto della ragione”, da presentare alla politica tutta, quindi sia al governo che all’opposizione

Per renderlo operativo si tratta di mettere in piedi un board da nominare con legge, dal governo, con il mandato esplicito di definire la compossibilità tra diritti interessi i modi e le soluzioni per ricontestualizzare l’art 32.

Conclusione

Se non sarà possibile fare un accordo della regione tra politica e società civile allora perderemo la sanità pubblica ma se accadrà ciò sappia il governo che, nei prossimi anni, dovrà fronteggiare un vasto e pericoloso conflitto sociale che sicuramente, insieme a quella bravata del regionalismo differenziato, alla sua reputazione non gioverà. Con i diritti ormai non si scherza e nessuno è disposto a tornare in dietro. Stia a attenta la Meloni sulla sanità il suo governo rischia di scottarsi. Se fossi in lei la prima cosa che farei sarebbe quella di cambiare il ministro. Con quello che abbiamo si va tutti nel fosso.

Alla ripresa autunnale al direttore di Qs proporrò di riprendere, con il vostro aiuto, la discussione. Avremo la legge di bilancio e vedrete in modo inequivocabile che con il patto di stabilità firmato dal governo in sede UE e con il ministro della salute che c’è si rischia davvero di brutto.

Nel frattempo vi invito a leggere “Salviamo la sanità. Una riforma necessaria per garantire il diritto di tutti” ( Castelvecchi 2024)dove in circa 150 pagine troverete le proposte che personalmente scriverei in un patto per la ragione e che se fossi io il ministro della salute proporrei al mio governo.

Ivan Cavicchi

PS

Mentre pubblicavo la proposta di “patto della ragione” è nata Livia la mia prima nipotina che in cuor mio vi confesso ho desiderato molto e che per me senz’altro controbilancia i tanti dispiaceri che in particolar ora mi sono causati dalla sanità .Ormai sia nella vita che nella sanità sono un nonno. Ciao Livia benvenuta. Benvenuto sia il significato della speranza.

1. Norberto Bobbio La concezione della società civile Feltrinelli, Milano, 1976,

22 luglio 2024
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