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QS Edizioni - domenica 30 giugno 2024

Lettere al Direttore

Satnam Singh: morte di un ragazzo, agonia di un sistema

di Gabriele Norcia
immagine 24 giugno - Gentile Direttore,
come sarà facile immaginare, da qualche giorno, mentre continuano ad arrivare aggiornamenti sempre più raccapriccianti sulla tragica fine del giovane bracciante Satnam Singh, venuto in Italia sognando la vita e lasciato solo a incontrare la morte dagli aguzzini che lo sfruttavano, noi tutti operatori di INAIL, dal più alto dirigente all’ultimo dei neoassunti, facciamo fatica a darci pace. Frustrazione, dolore, sdegno e sensazione di totale impotenza sono stati d’animo largamente condivisi, tra noi, in queste ore.

Perché, vede, Direttore, difendere la salute e la sicurezza delle persone che lavorano è ciò di cui ogni giorno ci preoccupiamo; è la nostra utopia, si potrebbe dire, ma non intendendo la parola nella sua accezione triviale di sogno irrealizzabile e lontano. È- al contrario- ciò che abbiamo scelto, ciò che ci definisce per quelli che siamo. Ogni volta che una persona perde la vita o una parte della sua integrità a causa del lavoro che fa, dentro di noi, che raccogliamo i frammenti scheggiati di queste anime e delle loro famiglie per tentare di rimetterli insieme con un filo d’oro, la cura e l’attenzione della Repubblica per i suoi cittadini, dentro di noi si spegne qualcosa.

Siamo ogni giorno in questa lotta, è il nostro compito.

Ma quella di SS, Direttore, è una morte sul lavoro ancora peggiore di tutte le altre, pur tutte atroci, tutte inaccettabili.

È un fatto che rivela la gangrena diffusa e incurabile che infetta il sistema.

Se un datore di lavoro, proprietario di una florida azienda operante alla luce del sole a pochi chilometri dalla capitale del Paese, non solo ha potuto indisturbato (indagato per questi reati da anni, mai fermato) reclutare in nero, obbligare a fatiche inumane in condizioni bestiali, adibire a mansioni pericolose, ma addirittura abbandonare a morte certa dopo un atroce infortunio un suo dipendente, evidentemente pensando così di “salvare la sua azienda”, come lui stesso ha dichiarato, significa che nulla, nulla, del sistema di sorveglianza, controllo, repressione, educazione, ha fin qui funzionato.

Significa praticamente che questo sistema non esiste.

E significa che non esiste nemmeno uno stigma sociale sufficientemente forte e diffuso che faccia sentire i criminali che così operano degli alieni immondi, estranei al contesto civile.

Significa, al contrario, che tutto sommato a molti, troppi di loro è consentito di godere dei privilegi accumulati impunemente con questa oscena protervia da negrieri.

Quello che davvero non ci fa dormire, Direttore, è il pensiero che il nostro lavoro, tutta la complessa impalcatura che vorrebbe servire a difendere, tutelare, prevenire… le leggi, gli istituti, le amministrazioni… le parole di sdegno, la retorica dei discorsi commemorativi, le corone di fiori, i monumenti ai caduti, i numeri, i loghi, i programmi… siano semplicemente un grande, barocco, scenografico, ma inutile, castello di carte destinato a coprire una spaventosa e inconfessabile verità.

A molti, a troppi, fa gola che il flusso di denaro, impregnato del sangue della povera gente che lavora, continui a scorrere nella direzione giusta. In molti, in troppi non intendono rinunciarvi.

A quei molti, a quei troppi fa comodo che ci sia qualcuno a far rumore, a scendere in piazza con bandiere e fischietti, a presidiare qualche ambulatorio o qualche assemblea, insomma a lottare, senza però avere mai -davvero- i mezzi e le risorse per vincere.

Per interrompere questo immondo massacro, Direttore, non esistono ricette semplici. Una cosa però è certa: INAIL è un presidio imprescindibile, se questa battaglia la si vuole davvero combattere. La salute e la sicurezza della gente che lavora non possono restare slogan da palco o artifici retorici per strappare applausi al primo di maggio. Molto più semplicemente, sono determinanti di civiltà di un Paese libero.

Quando e se si deciderà di tenerne finalmente conto, Direttore, bisognerà ripartire dalle basi e le basi si chiamano INAIL.

Quel giorno, come ogni giorno, il Paese ci troverà al nostro posto.

Dott. Gabriele Norcia
Segretario Nazionale Medici INAIL
24 giugno 2024
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