14 maggio -
Gentile Direttore,in questa fase storica del nostro SSN le difficoltà determinate dalla carenza e dalla fuga dei medici si aggiungono alle evidenti criticità dell’intero sistema: un maligno circolo vizioso sempre più difficile da risolvere.
È opinione comune che la perdita di attrattività del lavoro nel SSN si debba combattere attraverso una miglior valorizzazione economica e di carriera dei professionisti, opinione sulla quale non si può che concordare: come Società Scientifica non entreremo certo in tematiche contrattuali di pertinenza sindacale, ma proprio in quanto professionisti quotidianamente impegnati nella difesa del servizio vogliamo aggiungere al dibattito alcune riflessioni.
Fino a qualche anno fa l’ingresso nel SSN era non soltanto un traguardo ambito ma addirittura una scelta obbligata per un giovane medico.
Oggi di fronte allo stesso giovane medico si presenta un panorama professionale più complesso e ricco di alternative, molte delle quali propongono un futuro decisamente più allettante in termini economici e di qualità di vita: accade nel confronto tra pubblico e privato ma anche tra differenti discipline all’interno dello stesso servizio pubblico. La cosa si fa particolarmente evidente quando si analizzino le scelte praticate dai nostri giovani rispetto alle scuole di specializzazione.
La Medicina d’Emergenza Urgenza detiene il triste primato delle borse di specializzazione non assegnate ma la situazione appare decisamente critica anche in molte altre discipline, altrettanto cruciali per la garanzia della futura efficienza del SSN, tutte accomunate dalla scarsa o nulla possibilità di aumentare l’introito economico attraverso la libera professione e dalla prospettiva di una vita dedicata in gran parte al servizio invece che governata autonomamente in un armonico e personale equilibrio tra professione e vita privata.
Quel che accade è che oggi, nei mesi successivi alla laurea, il giovane medico deve decidere se improntare il proprio futuro in un’ottica di professione “di servizio” o intraprendere un percorso, altrettanto legittimo, che privilegi altri obiettivi.
Mentre discutiamo degli strumenti per attribuire la dovuta dignità professionale ad alcune carriere specialistiche stiamo dimenticando che i nostri giovani medici hanno necessità di essere supportati sin dal momento della scelta della propria prospettiva professionale e di vita.
Possiamo davvero continuare a chiedere a giovani professionisti, che hanno ancora davanti anni di formazione prima di entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro, di operare una scelta che diventa ogni giorno più difficile solo sulla fiducia, chiedendo loro di aver fede in un futuro migliore ma continuando a non premiare in alcun modo quella scelta?
Gli specializzandi sono giovani medici, professionisti adulti che mentre si formano e progettano il proprio futuro assumono responsabilità, creano famiglie, crescono figli. E chi, in questa condizione, decide comunque di dedicare la propria vita al servizio, deve ricevere la valorizzazione che merita.
È giunto il momento di aprire una discussione anche su questo: la valorizzazione che tutti attendiamo deve iniziare sin dal momento dell’ingresso in scuola di specializzazione. E non ci riferiamo solo alla Medicina d’Emergenza Urgenza. L’accurata programmazione che continuiamo a chiedere non può prescindere da queste valutazioni e deve individuare e premiare le risposte alle necessità prioritarie: dare oggi valore alle scelte che in futuro garantiranno la sopravvivenza del SSN.
L’Ufficio di Presidenza SIMEUSocietà Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza Fabio De Iaco (Torino) – PresidenteBeniamino Susi (Civitavecchia) – VicepresidenteAntonio Voza (Milano) – SegretarioAndrea Fabbri (Forlì) – TesoriereSalvatore Manca (Oristano) – Past Presidente