6 maggio -
Gentile Direttore,non c’è niente di meglio di una chiacchierata con gli amici al bar. Seduti al tavolino, sotto la tenda a strisce con l’insegna colorata: “Bar Sport” e una pinta di birra fresca con poca schiuma. Si commentano le vicende intime di chiunque passi davanti al bar e, dopo la seconda birra, partono le battute feroci. Alla terza birra, parte la politica e si perdono le buone abitudini. Non ci resta altro, ben sapendo che tutto quello che diciamo serve solo come intervallo tra una birra e l’altra. Tutto inutile, ma ce lo diciamo lo stesso, con la segreta speranza di poter dire, un giorno: ve l’avevo detto io. L’argomento cade sulle ricette e impegnative scritte dai medici di base: argomentone sul quale è possibile versare fiumi di inchiostro e qualche goccia di sangue innocente.
La normativa dice che i medici specialisti, in regime di libera attività, non possono emettere ricette del SSN: il paziente che ha fatto una visita dallo specialista privato, sborsando un po’ di euro, si ritrova con un foglietto bianco in mano con cui recarsi dal medico di base per ottenere esami e farmaci a carico del SSN, gratis e nella peggiore delle ipotesi, pagando solo un ticket. Altro giro, altro regalo. Non certo per il medico di base, scrivano di bella scrittura per contratto, che si trova ogni giorno in ambulatorio una ventina di questuanti, foglietto in mano, per i quali scrivere sotto dettatura del medico specialista, per questo subito eletto principe del foro, mentre il medico di base diventa avvocatuccio d’uffico con le pezze al sedere. Potrà egli, obbiettare qualcosa? Discutere col paziente l’opportunità di quelle prescrizioni, dopo che il paziente stesso ha speso 300 euro dallo specialista e ha perso una buona mattinata in sala d’attesa? Vogliamo finire sul ring o nella cronaca nera? Scrivi, medico di base ignorante e presuntuoso. È il tuo lavoro, e poi, che ti costa?
Potrei rispondere che a me, medico di base, potrebbe costare una tirata di orecchie dalla mia azienda e nella peggiore delle ipotesi una condanna per danno all’erario, ma tutto sommato, che mi importa? Non sono mica pagato per fare a cazzotti con la gente. Invece, importa. Soprattutto, perché tutto questo costa tantissimo per lo Stato, cioè, per tutti noi. Allora, perché lo Stato permette una tale idiozia per la quale tutti ci rimettono, tranne il privato? Quel medico specialista che non fa ricette per legge e incassa allegramente mettendo in conto spese tutta la sua scienza a carico dello stato, servendosi di un altro medico come scrivano fiorentino?
Le norme dovrebbero servire a rendere agevole la convivenza dei cittadini. Se diventano solo atti formali di nessuna sostanza e nessuna utilità, sono ancora legge? O diventa lecita una disobbedienza civile che ponga le giuste domande? Una domanda lecita sarebbe: se un paziente deve fare un esame o una terapia e lo Stato deve pagarle, serve a qualcosa il passaggio da due medici e la norma idiota dei privati che non possono scrivere ricette? Comunque, lo Stato pagherà. Cui prodest?
A questo punto, davanti all’ennesima birra, al Bar Sport, il più sveglio della compagnia, dirà: Ragazzi, facciamo così: o diamo il ricettario anche ai privati e convenzionati, oppure, diciamo al paziente: se scegli di rivolgerti al privato, dovrai pagare anche tutti gli esami e le terapie: dentro o fuori dal SSN. Se scegli il privato, farai il percorso fino alla fine. Applauso degli astanti. Brindisi, baci e abbracci, altra birra. Tutto inutile, domani si ricomincia: avanti il prossimo.
Enzo BozzaMedico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)