Lettere al Direttore
La responsabilità professionale e il possibile ruolo degli Ordini dei medici
di Jacopo CepparoGentile Direttore,
sto seguendo con molto interesse lo scambio di opinioni riguardo la depenalizzazione dell’atto medico. Tale orientamento di pensiero è sempre più impellente per un ventaglio di motivi che vanno dalla lotta alla medicina difensivistica fino alla normalizzazione di fondo del rapporto Medico-Paziente. E viceversa. Ma, se c’è una cosa che qualunque Medico sa fare mediamente bene è la lettura e l’interpretazione delle percentuali. Tutti sappiamo che abbiamo solo il 3% di probabilità di subire una condanna, ciò nondimeno i costi del difensivismo sono altissimi. Come mai?
A me pare ovvio: tutti noi non solo vogliamo non essere condannati, vogliamo non essere proprio inquisiti! Vogliamo non perdere tempo e soldi per doverci difendere da accuse molto spesso speciose ed unicamente volte a spillare quattrini.
Di contro va salvaguardato il diritto del cittadino ad ottenere la valutazione dell’operato del Medico.
Ora, proviamo a pensare a cosa succede nel caso si arrivi in tribunale (rimane sempre il 3% di rischio, ma i costi a questo punto sono elevatissimi): decide il Giudice? No, si avvale di un CTU. Che è un Medico... UNO.
...e se si passasse prima dall’Ordine dei Medici? Che valuta collegialmente l’operato dei Colleghi e solo ravvisando colpa grave o dolo inoltra in Procura?
Di contro la Magistratura potrebbe rivedere a campione l’operato della commissione per garantirne l’imparzialità. Un magistrato viene valutato dai suoi colleghi ed in questo caso qui censeat censores ipsos?
Jacopo Cepparo
Medico di Famiglia di campagna