Lettere al Direttore
Non dimentichiamo l’umanizzazione nell’assistenza sanitaria
di Emilio CariatiGentile Direttore,
ogni giorno quasi tutti i quotidiani dedicano pagine alla sanità, chi più chi meno, diversi gli argomenti in risalto che hanno un’unica radice, la carenza/assenza di personale sanitario, talvolta vi sono anche carenze strutturali. Contestualmente i problemi di salute delle persone si stanno acuendo sempre più, dilungando questa “storica” via crucis, che prima o poi qualcuno a malincuore dovrà prendere decisioni non consone alla storia della democrazia italiana che nel 1978 ne ha contrassegnato la sua vera unicità in quella famosa legge 833/1978, “universalità, globalità, eguaglianza”, che oramai sembra solo un ricordo mentre la Politica continua beatamente e lentamente nel suo discorrere in lungo ed in largo sul come fare, facendo trasparire l’assenza di consapevolezza.
Bisogna evitare questo evidente paradosso, dove da una parte si soffre e dall’altra si discute, in sanità molti problemi vanno risolti in tempi brevissimi soprattutto le storture create dalle riforme precedenti come la Riforma del Titolo V della Costituzione, sulla sanità non devono sventolare bandiere di campanili, ma unicamente il tricolore della nazione, dando dignità all’uomo quale sistema di bisogni ponendolo al centro della vita terrena in qualunque parte d’Italia si trovi, senza differenze alcune.
Mai come oggi la vita umana in Italia è affidata alla sorte, al buon medico che trovi in pronto soccorso, che capisca la tua lingua e la tua fragilità del momento.
Come è possibile che con una galoppante carenza di medici ed infermieri ancora si cerca come articolare sul numero chiuso, quando in realtà è il percorso che dovrebbe fare la naturale selezione vedendo le qualità emergenti non solo del sapere ma soprattutto del saper fare del nuovo professionista, dove quest’ultimo tassello sia la vera metrica di valutazione, cerchiamo di ridurre le cose all’essenziale e lasciamo i convenevoli o i complementari, che molte volte servono a ben poco. Focalizziamo il nostro agire a ciò che serve realmente, ogni tanto facciamo un esame di coscienza non verso il proprio trascendente ma verso il proprio io, io sono veramente una persona umana.
L’Assistenza Sanitaria non può essere scandita dall’orologio ma deve essere appropriata all’utenza che si ha davanti, il malato in quel momento vive un disagio, è sofferente, ha fatto tanti chilometri, ecc. non deve essere liquidato in pochi minuti, solo perché c’è una lista con una tempistica da rispettare, questa non è assistenza sanitaria, l’assistenza sanitaria esige un dialogo aperto tra operatore sanitario e paziente, solo così si può capire la realtà di vita dell’altro per meglio poter rispondere ai suoi problemi e magari indirizzarlo verso altri professionisti. Bisogna distribuire equamente le più elementari risorse strutturali e professionali in rapporto all’epidemiologia prevalente su ogni territorio regionale e provinciale, senza vedere elicotteri alzarsi continuamente dove la vita della persona in quel momento è data dall’abilità del pilota e dall’autista dell’ambulanza che accoglie il paziente nel raggiungere nel più breve tempo possibile l’ospedale.
L’ammalato, quale persona umana non può girovagare da una parte all’altra dello stivale o nella stessa regione ma, deve essere ascoltato ovunque vada, non è un numero, parimenti anche la Sanità Italiana attualmente è in una condizione sofferente che deve essere ascoltata, bisogna agire subito ed in fretta, questo sempre più profondo bisogno di salute di tutti i cittadini non può essere disatteso, sia per i sani per mantenersi in forma che per i malati per mantenersi in vita.
Emilio Cariati
Infermiere