Lettere al Direttore
La cruda realtà del Ssn
di Antonio PantiGentile direttore,
finalmente qualcuno si muove a difesa della sanità pubblica, i partiti d’opposizione, i sindacati e la società civile. La FNOMCeO ha indetto una grande manifestazione insieme al CENSIS e in molte città si organizzano manifestazioni a favore del Servizio Sanitario.
Intanto prosegue, anche su QS, il dibattito tra esperti. I problemi sono gli stessi, le soluzioni diverse e molto si discute se “aggiustare” l’esistente o fare cambiamenti radicali per recuperare lo spirito della 833. Chi è davvero riformista e quanto?
Però la maggioranza e il Governo sostengono che non c’è nulla da criticare: la sanità pubblica è sì in difficoltà, in passato è stata sottofinanziata, ma ora i problemi saranno risolti, i soldi per la sanità ci sono e la finanziaria ultima lo dimostra. Insomma, le proteste sono pretestuose: il Governo fa il suo dovere e i risultati si vedranno.
Allora, per quanto siano lodevoli le iniziative e interessanti i dibattiti, forse occorre un diverso punti di vista. Che la tutela della salute si attui mediante una sanità pubblica, sulla base dei principi di universalità del diritto e di uguaglianza delle cure, è una decisione politica che fu presa dai partiti del cosiddetto “arco costituzionale”.
Il Governo, che è erede della forza politica che allora votò contro, sembra oggi vagare tra differenti ideologie senza un punto fermo. Esiste ancora una destra sociale che dovrebbe difendere la povera gente ma la scelta conservatrice per il libero mercato giustifica le norme della finanziaria a favore del privato e l’aumento del tetto delle prestazioni private, il che non va a favore della povera gente.
Altresì la parte populista si manifesta nelle scelte corporative e l’articolo della finanziaria dedicato alle farmacie lo dimostra. Però c’è attenzione al rigore della spesa: lo sforamento di bilancio serve per il cuneo fiscale mentre la sanità deve fare con assai meno di quel poco che il Ministro aveva chiesto. Istruttivo lo sketch della legge Fornero, aggravata ulteriormente nonostante che il partito del Ministro dell’Economia avesse vinto le elezioni con la promessa di cancellarla.
Insomma, la finanziaria, che è lo specchio della volontà politica delle forze di maggioranza, non solo non lascia spazio a idee riformiste sulla sanità ma rende difficile, data la scarsità delle risorse, anche i doverosi aggiustamenti e si pensi ai problemi del territorio.
Altresì la premier ripete spesso, anche con toni concitati, che ha la maggioranza, che governerà cinque anni e che chi la pensa diversamente “deve farsene una ragione”. Forse ha ragione, anche se la crisi del servizio sanitario fa soffrire chi alla sanità pubblica ha dedicato una vita.
Forse il movimento che si va creando a difesa della sanità pubblica servirà a salvare il salvabile. Intanto concentriamoci su questo. Quando si potrà riprendere il dibattito su come mantenere una sanità universale e ugualitaria nel sistema economico mondiale, dovremo inventare nuove soluzioni nel contesto politico e sociale di allora.
Adesso evitiamo di comportarci come quei saggi che in Santa Sofia, mentre Maometto il Conquistatore metteva a ferro e fuoco Costantinopoli, discutevano sul sesso degli angeli. L’unica cosa ragionevole da fare è cercare di convincere la gente di quel che perderebbe con la crisi della sanità pubblica. Il confronto delle idee, razionale e costruttivo, cozza contro forze politiche che hanno un diverso pensiero. Ha ragione la premier: bisogna farsene una ragione.
Antonio Panti