Lettere al Direttore
Infermiere di Famiglia e Comunità. Con il modello Veneto siamo sulla strada giusta
di Luigi Pais dei MoriGentile direttore,
“Tra il dire ed il fare” sappiamo bene quanto c’è nel mezzo e la traduzione delle idee e, diciamocelo pure dei desiderata, sull’IFoC / IFeC è sempre stato tema di grande attenzione, perché la messa a terra di un nuovo modello in un sistema evolutivo, non è materia semplice.
Altre volte abbiamo visto declinazioni applicative di grandi principi tradursi in modelli che poco o nulla spostavano, in termini professionali e, quindi, la necessità di presidiare e magari anche contribuire allo sviluppo di questo asset strategico è importante.
Quindi, bene ha fatto la Regione Veneto a prendere in mano carta e penna e a scrivere quello che realmente farà la differenza nell’implementazione di quella sanità a trazione territoriale, che stiamo cercando di costruire.
Il primo tema sostanziale è la formazione.
Rappresentava una prima fonte di preoccupazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, che volevano assolutamente evitare il rischio di costruire una figura, pivot dell’assistenza infermieristica territoriale senza considerare l’assoluta peculiarità del setting e ben ricordando che la formazione professionale attuale da sempre impone un modello ospedalocentrico. La formazione dell’IFoC / IFeC sarà quindi accademica, con un programma formativo condiviso tra i due Atenei e declinato sul modello organizzativo veneto.
Formazione e organizzazione declinate insieme, onde evitare distorsioni o disallineamenti. Finalmente!
L’IFoC / IFeC, però non lavorerà da solo e si potrà avvalere di Infermieri opportunamente formati dalla Regione stessa, per sviluppare un approccio specifico all’Infermieristica territoriale.
Nascono quindi i Servizi Infermieristici di Famiglia o Comunità, con la loro struttura organizzativa e con un enorme vantaggio: tutti i professionisti ivi operanti, dalla clinica al management, sono formati specificatamente allo sviluppo di un sistema di offerta di salute decisamente innovativo.
Davvero una bella sfida e, personalmente, ritengo che riesca a dare anche un “sentore di attrattività e di rilancio”, di cui abbiamo decisamente bisogno.
Il secondo tema riguarda la costruzione specifica del modello.
Nel corso del 2021, risultano erogati a residenti in Veneto 2.220.602 accessi domiciliari e, considerando solo gli accessi degli operatori sanitari di cure domiciliari, risultano essere stati effettuati 1.884.924 accessi, in particolare da infermieri (72%, 1.355.400 accessi).
Se il target specifico dell’Infermieristica di Famiglia e Comunità riguarda la cosiddetta “cronicità semplice”, ovvero basata sui principali PDTA di patologie ad alto impatto, l’obiettivo non può che essere quello di evitare o quantomeno ritardare l’avanzamento clinico della complessità, permettendo in buona parte la realizzazione del concetto di “casa come primo luogo di cura”, tanto bello, quanto difficile da concretizzare.
La strutturazione di indicatori specifici che vadano a misurare l’impatto del nuovo modello sul sistema sarà la chiave di volta per monitorare efficacia ed efficienza ma, ne sono certo, anche per certificare un cambiamento di rilievo in termini di appropriatezza.
Il flusso di dati, connesso al sistema LEA, dirimerà anche questo tema, decisamente molto caro anche alla politica professionale infermieristica.
Si, siamo decisamente sulla strada giusta!
Luigi Pais dei Mori
Coordinamento degli OPI del Veneto