Lettere al Direttore
Il Mezzogiorno e quelle eterne disuguaglianze che rendono non esigibile il diritto alla salute
di Costantino TroiseGentile direttore,
la presentazione del Ddl Calderoli sulla autonomia differenziata, e la sua assunzione nel programma del Governo in carica, rendono quanto mai attuale il libro ”DISUGUALI” di Rosetta Papa, una Collega Ginecologa che ha lavorato per 40 anni nelle strutture sanitarie pubbliche specie al Sud, specie nei Consultori.
“Disuguali” vuole soprattutto parlare agli uomini ed alle donne del mezzogiorno, cui le crescenti diseguaglianze negano la piena esigibilità del diritto alla salute che l’art.32 della Costituzione vuole uguale per tutti, a prescindere da reddito e residenza. Attraverso la forza della esperienza personale e la analisi dei dati dei determinanti sociali che condizionano lo stato di salute della popolazione, la Autrice traccia una fotografia impietosa della sanità nel nostro Paese, quando mai attuale in epoca di discussione di un processo di autonomia differenziata che rischia di legittimare il divario nord- sud e storicizzare una sanità a più velocità. La sanità del Sud si configura nel libro come tratto moderno di una questione meridionale mai giunta a soluzione, caratterizzato da scarsità di servizi territoriali come di posti letto ospedalieri, di Mmg come di specialisti, liste di attesa infinite in attesa di investimenti mirati sulle strutture e sul personale.
I capitoli iniziali trattano dell’influsso esercitato dalla pandemia in un Paese come il nostro, caratterizzato da un forte stato di diseguaglianza, testimoniato da un indice GINI che tra il 2010 e il 2018 è diventato uno dei peggiori di Europa. Unendo i puntini dei vari indicatori emerge la immagine di un Sud in cui la pandemia ha avuto facile gioco a trasformarsi in sindemia, dove la ineguaglianza sociale ha amplificato gli effetti del virus sulla salute della popolazione, specie quella femminile che rappresenta la comunità maggiormente penalizzata, la più diseguale tra i diseguali.
Forte è il richiamo alla necessità di inserire la visione di genere nella realizzazione degli algoritmi per i profili di rischio sanitario e di investire di più sulla salute delle donne, il cui ruolo è strategico anche nel gestire la salute degli altri, per evitare che il genere agisca esso stesso da determinante di salute non modificabile. Se il livello di istruzione correla con il tasso di mortalità standardizzato, altri determinanti sociali come la dispersione scolastica, la perdita di potere del lavoro, la contrazione dei redditi, la mobilità territoriale, le criticità abitative, la inesistenza di asili nido e di servizi socio educativi, agiscono non solo sull’accesso alle cure ma anche sui loro esiti. A conferma della condizione di disuguali dei cittadini del Sud.
Ancora oggi, le Regioni del Mezzogiorno, mediamente più giovani, ricevono una quota capitaria del FSN inferiore rispetto a quelle del Nord e del Centro, e faticano a contenere i fenomeni di mobilità che portano via altre risorse. Mentre la Legge 833/78 pone tra i suoi obiettivi il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del Paese e l’articolo 32 della Costituzione vuole i cittadini uguali nella esigibilità del diritto alla salute, i dati derivanti dalla esperienza dei LEA documentano la persistenza di inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, sia nell’offerta di servizi e prestazioni sanitarie che negli esiti di salute.
Oggi le distanze tra le varie aree del Paese si misurano non solo in km ma in aspettativa di vita (minore al Sud di 4 anni), tassi di mortalità evitabile (maggiori al Sud), speranza di vita in buona salute (20 anni tra i due estremi), mortalità infantile (doppia al Sud), mortalità materna al parto (maggiore al Sud). Anche nei servizi sociali il divario è enorme, tra i 583 euro per abitante spesi a Bolzano e i 53 di Messina. “I cittadini di serie A e quelli di serie B”, di cui si parla spesso, non sono un rischio paventato ma la realtà di oggi, in cui un terzo dei cittadini italiani sono disuguali rispetto alla esigibilità dell’unico diritto che la Costituzione definisce fondamentale, base degli altri diritti. Da questo punto di vista Sud e Nord sono diventati, dopo più di quarant’anni dalla nascita del SSN, così lontani da far dubitare che ci sia una terapia che possa andare bene per entrambi. A dispetto del Pnrr che regala grandi sogni al Mezzogiorno, rimane la realtà dei piani di rientro con il conseguente blocco del turnover del personale, con un deficit di infermieri e medici che nemmeno il covid ha fatto recuperare.
Una attenzione particolare il libro dedica alla legge 194, e alla sua applicazione, alla contraccezione e, soprattutto, ai consultori familiari, in graduale e costante riduzione numerica rispetto alla legge istitutiva, e in progressiva trasformazione in ambulatori che offrono solo prestazioni. Oggi sono 2.227 (1 ogni 35mila residenti) a fronte di uno standard minimo di 2.949, mentre nel 2008 erano 1 ogni 28mila abitanti, nel 1993 uno ogni 20mila. Non manca un richiamo al Dm 71 (ora 77) come occasione persa per una sanità a misura di donna, per le poche righe dedicate ai consultori familiari e al Progetto obiettivo materno infantile (POMI), e per la mancanza di riferimenti ad un percorso che porti dalla casa di maternità al punto nascita ospedaliero riservato alle gravidanze fisiologiche.
Il libro di Rosetta Papa, animato da una empatia che nasce da storie vissute in prima persona in 40 anni di lavoro nella sanità pubblica, per lo più territoriale e in zone a forte rischio sociale , si inserisce in una letteratura scientificamente solida, ampia e contenutisticamente convergente che ha dimostrato quanto sia fondamentale il ruolo dei determinanti sociali nella produzione di salute e quanto sia preciso e costante il nesso tra diseguaglianze sociali, malattia e mortalità, anche se tale argomento non fa parte dei corsi di laurea delle professioni sanitarie.
Alla fine dell’ultima pagina, la sensazione che si ha, o che perlomeno personalmente ho avuto, è di trovarsi di fronte ad una opera di forte significato politico che, con chiarezza e passione, non solo professionale, pone il tema del rapporto tra un diritto non teorico alla salute e la lotta attiva alle diseguaglianze, e, quindi, in ultima analisi di una riconfigurazione degli attuali assetti sociali ed economici.
Costantino Troise
Responsabile Centro Studi e Formazione Anaao Assomed