Lettere al Direttore
Reddito di Cittadinanza e i rischi della distinzione tra “occupabili“ e “non occupabili”
di Pietro PellegriniGentile Direttore,
desidero sottoporre alla Sua attenzione un aspetto apparentemente marginale alla base dei cambiamenti della normativa sul Reddito di Cittadinanza: la distinzione tra “occupabili“ e “non occupabili”. Una distinzione dicotomica che ne fa venire in mente altre, trattabili/non trattabili, guaribili/inguaribili ed al.
Un modo di procedere categoriale e non dimensionale è per molti aspetti in contrasto con la visione medica e della riabilitazione che vede le persone sempre curabili, partecipi della vita sociale ciascuno secondo le proprie possibilità. Non solo vi sono anche con le leggi che prevedono l'obbligo per i datori di lavoro, compreso il sistema pubblico, di assumere i disabili nel mondo produttivo e di nominare, quando ne ricorrano le condizioni (Art 39 Dgls 165/2001), il "responsabile dei processi di inserimento lavorativo delle persone con disabilità".
Un approccio che faccia rientrare i disabili tout court nei "non occupabili", semplicemente da assistere e sussidiare tradirebbe la possibilità di recupero e di dare, in ogni condizione, un apporto alla vita sociale ed economica del Paese.
Qualche mese fa, in occasione del 2 Aprile, giornata di sensibilizzazione sull'autismo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, visitando "Pizzaut" a Monza ha detto: "Ogni persona ha il suo modo di esprimersi, di realizzarsi, di vivere una sensibilità, nessuno è uguale a un altro quindi significa che tutti devono avere la possibilità di potersi esprimere e realizzare".
Ciò è in linea con la normativa italiana e le direttive internazionali (ICF International classification of funtioning, disability and health dell'OMS). Tante sono esperienze di inserimento lavorativo e di impresa sociale con risultati positivi in termini di salute e di produzione.
Lo sforzo della politica dovrebbe essere quello di normare i diversi strumenti in modo tale da rendere compatibili pensioni, indennità di accompagnamento ed al. con i proventi a volte di piccola entità (ma significativi sul piano psichico e morale) derivanti dal lavoro anche part time, tirocini formativi, prevendo al contempo le necessarie forme di sostegno, accompagnamento e supervisione da parte di personale preparato nonchè un uso delle nuove tecnologie, lavoro a distanza ed al.
Ciò è fondamentale per la costruzione di progetti di vita indipendente, specie per chi la condizione di disabilità la vive dall’età evolutiva.
Ancora la disabilità potrebbe essere una condizione temporanea, come accade per altro in molte diverse patologie. Il rapporto tra patologia (disease), vissuti soggettivi (illness) e ruolo sociale di malato (sickness) è profondamente cambiato ed ora anche a fronte di disturbi gravi (post infarto del miocardio, patologie oncologiche, patologie croniche ed al.) non si esclude affatto la possibilità di riprendere con fiducia ruoli familiari, la vita sociale e lavorativa ma viene ciò viene attivamente consigliato e sostenuto. Quindi la riflessione va fatta anche per i c.d. ”occupabili” in quanto va tenuto conto del rapporto reciproco tra occupabilità e stato di salute nonché della constatazione che spesso disoccupazione (compresa la cassa integrazione) e l'inattività comportano rischi per la salute psichica (demotivazione, deflessione dell'umore, senso di inutilità, disperazione), peggioramento degli stili di vita e talora vere e proprie patologie psichiche e fisiche il che richiede attenzione, cautela mantenendo la presa in carico e gli adeguati interventi.
Gli strumenti a sostegno del reddito mirano a sostenere le persone ed evitare la povertà economica che come noto diventa anche educativa, relazionale, sociale e culturale, e devono essere sempre affiancati da azioni che mirano all'inclusione lavorativa e sociale. Misure per il minimo vitale e inserimento lavorativo sono diverse.
Infine la disabilità dipende non solo dalla persona ma anche dal contesto sociale che può determinare una condizione di handicap. Lavorare per una società inclusiva (abbattendo le barriere) e per il protagonismo delle persone, aiuta a superare isolamento e solitudine, a dare senso alla vita delle persone e a creare comunità solidali e, con la valorizzazione delle diversità, contesti di lavoro più produttivi e creativi.
Pietro Pellegrini
Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche Ausl di Parma