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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Lettere al Direttore

La sanità e Menenio Agrippa

di Gianni Melotti
16 ottobre - Gentile Direttore,
vedo che, nel giro dell’oca dei titoli degli articoli che si pubblicano su QS, siamo tornati al buon Menenio Agrippa che, citando Esopo. Ma potrei sbagliarmi perchè sono reminiscenze classiche molto datate, andava spiegando che, se non c'è collaborazione, nei sistemi complessi, non si sopravvive. 
Questo quello che mi viene in mente mettendo in fila certi titoli: "Senza infermieri non c’è futuro per la sanità e l’assistenza in Italia"; "Senza i medici, il Ssn non può farcela".

Bene, consenta anche ad un semplice fisioterapista respiratorio, di area critica, il suo quarto di autoreferenzialità. Se l’immagina una riabilitazione senza di noi e con solo i medici? Ovvio la mia è una provocazione, ma lo sono anche quelle degli altri?

Gianni Melotti
Fisioterapista

Gentile Melotti,
solo una cosa: le sue reminescenza classiche sono esatte. L'apologo è infatti quello usato da Menenio Agrippa per sedare una rivolta della plebe romana che si era ritirata sul Monte Sacro dando vita a quello che gli storici ricordano come uno dei primi scioperi nel senso moderno del termine.
 
Agrippa fu inviato dal Senato a svolgere le trattative e riuscì a convincere la plebe a ritornare, svolgendo quest'apologo:
«Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute».
 
A questo punto, se vogliamo restare nell'apologo Agrippiano, è lecito chiedersi, chi fa la parte di chi in sanità?

C.F.
16 ottobre 2012
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