Lettere al Direttore
Vicina la fine del precariato per i ricercatori sanitari, ma non possiamo abbassare la guardia
di Associazione dei Ricercatori in SanitàGentile Direttore,
la notte scorsa è successo quanto si sperava da tempo. Con una corale condivisione di intenti, le Commissioni Parlamentari Finanze e Affari Sociali della Camera hanno approvato l’emendamento all’Art. 16-bis (Disposizioni in materia di ricerca sanitaria di Irccs pubblici e IZS) al DL 34/2023 (Misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali- C. 1060 Governo), che prevede il passaggio a tempo indeterminato del personale precario della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria in forza agli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pubblici e agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS).
Il mese scorso la Commissione Europea esortava l'Italia a trovare soluzioni per porre fine all'abuso di contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione entro 2 mesi, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE per la violazione decennale della Direttiva CE 70/1999.
Intanto era apparso sui media il volto di Francesca, 50 anni, ricercatrice sanitaria presso un IRCCS pubblico, a raccontare le sue nozze d’argento col precariato. Venticinque anni di instabilità lavorativa. Di questi, ben 22 anni fatti di contratti atipici, con tutte quello che ne consegue: dal mancato riconoscimento dei congedi parentali e della malattia, all’assenza di tfr, ai contributi pensionistici ridotti all’osso che hanno obbligato a versare parte dello stipendio nella previdenza privata per potersi garantire una pensione dignitosa. A questi si sono aggiunti 3 anni di contratto a tempo determinato all’interno della cosiddetta Piramide della Ricerca, contratto predisposto nel 2017 per ovviare all’impossibilità di poter continuare a reiterare contratti atipici nella pubblica amministrazione, come stabilito dal Jobs Act. Si tratta di un contratto di 5 anni, eventualmente rinnovabile per altri 5 (senza garanzia di uno sbocco professionale al termine del percorso), ideato come percorso di formazione ma che è stato applicato a personale storico già esperto.
Come sentenziato da numerosi OdG Parlamentari, anche multipartitici, sottoscritti in questi anni, l’esperimento socio-lavorativo della Piramide andava rivisto. Come in ogni esperimento, andavano analizzati i dati per apportare le necessarie modifiche. La storia di Francesca non è infatti solo un episodio isolato, ma una vergogna di Stato che accomuna circa 1100 lavoratori degli IRCCS pubblici e degli IZS. Andava risolta la sistematica precarizzazione di due generazioni di lavoratori che da decenni garantiscono l’innovazione delle terapie e delle diagnosi a disposizione della collettività. Oltre il 35% del personale storico firmatario del contratto Piramide ha lasciato gli Istituti, a fronte dello 0% di cervelli attirati dall’estero. Questo in appena 3 anni. E’ necessario ed urgente tutelare il prezioso lavoro di innovazione nel sistema sanitario nazionale svolto da lavoratori oggi precari per il 100% delle unità, in evidente contrasto con le norme anti abuso di contratti a termine.
Siamo riconoscenti a tutti i deputati che in prima persona stanno difendendo gli emendamenti che risolveranno una grave stortura contraria al buon senso e a qualsiasi principio di valorizzazione del know-how e del capitale umano in essere, nonché di quanto investito nella formazione di questo personale altamente qualificato.
Siamo felici di constatare che la politica, secondo quei principi di etica e visione di sviluppo che caratterizzano un Paese moderno e civile, la notte scorsa abbia compiuto un passo importante per la tutela di personale che serve lo Stato da decenni.
Seguiremo attentamente gli ultimi passi per l’approvazione definitiva. La visione della politica parlamentare è stata chiaramente dimostrata nella discussione degli emendamenti. La copertura economica è ampiamente garantita dalla L. 205/17, Art. 1, Comma 424. Ci auguriamo che, a questo punto, niente e nessuno abbia da obiettare alla risoluzione di tale vergogna di Stato.
Il Direttivo dell‘Associazione dei Ricercatori in Sanità - Italia (ARSI)