Lettere al Direttore
A Messina una incredibile storia italiana
di Pierino Di SilverioGentile Direttore,
oggi vorrei raccontare ai lettori di Quotidiano Sanità una storia italiana. Nel 1990 l’Università di Messina, Sicilia, Sud Italia, stipula contratti di diritto privato con medici di diverse specializzazioni per ‘prestazioni d’opera medico-professionali’. Una modalità di assunzione che va avanti fino al 1998, sfruttando la allora poco stringente legislazione sul rapporto di lavoro dei medici all’interno della sanità pubblica.
Successivamente, il CCNL Università 1998-2001 permette, in ragione di particolari necessità, la trasformazione di tali contratti, inizialmente prorogabili per tre anni, in contrati a tempo indeterminato.
L’inquadramento giuridico di 150 colleghi medici avviene, però, all’interno del comparto delle professioni sanitarie che niente ha a che vedere con la dirigenza medica e sanitaria del SSN.
Nel ventennio seguente i 150 colleghi del Policlinico di Messina hanno contribuito all’offerta assistenziale dell’AOU di Messina a tal punto da essere loro riconosciuti incarichi professionali e gestionali, fino alla direzione di unità operative complesse. Fino al 2022 quando l’Università di Messina si rende conto della anomalia, presente peraltro anche in altre realtà universitarie italiane, e avvia una riorganizzazione di incarichi e ruoli che vede inevitabilmente penalizzati i colleghi che non appartengono alla dirigenza.
Insomma il vaso di Pandora si apre e si cade in un inevitabile caos amministrativo e assistenziale.
Uscirne non è semplice, anche per l’assenza di decreti interministeriali conseguenti al dgls 517/93 che avrebbero dovuto ‘sanare’ tali situazioni. Il vulnus legislativo ha prodotto un limbo professionale che rischia di vedere 150 colleghi privati, dopo più di 20 anni di onorato servizio, del posto di lavoro o, quanto meno, del riconoscimento di ruoli e funzioni svolte.
Occorre, pertanto, un intervento legislativo nazionale che ponga la parola fine a una situazione sconcertante e denigrante, ennesimo schiaffo alla dirigenza medica e sanitaria del SSN.
Gentile direttore, vedere come una legge scritta male incida negativamente su un bene prezioso come la salute, ci rende ancor meno fiduciosi sulla tenuta di un sistema di cure in profonda crisi di identità.
Ci auguriamo che il Ministro della Salute, in concerto con il ministro dell’Università, voglia prendere a cuore questa situazione, considerandola di interesse non ‘solo’ di un centinaio di colleghi, ma delle migliaia di medici che garantiscono la esigibilità del diritto alla salute dei cittadini siciliani. E dello stesso patrimonio civile e sociale rappresentato dal Servizio Sanitario regionale.
In fondo il marcio è sempre negli occhi di chi lo vede, e di chi non lo vede.
Pierino Di Silverio
Segretario Nazionale Anaao Assomed