3 marzo -
Gentile Direttore,la carenza di figure mediche ha ormai raggiunto dimensioni tali da creare, oltre che problematiche organizzative e assistenziali, anche crescenti conflittualità tra l’utenza e il Servizio Sanitario in senso lato e più nello specifico con le Aziende Socio Sanitarie e Ospedaliere, che rappresentano il primo e diretto punto di contatto. Una sempre più crescente porzione di cittadini Italiani sono rimasti senza medico di famiglia e i dati di Agenas, l'Agenzia sanitaria delle Regioni, raccontano della crisi di una professione.
Si stima che nei prossimi 5 anni si assisterà a una grave carenza di personale sanitario medico di assistenza primaria. Questo si tradurrà nell’impossibilità per il cittadino di essere preso in carico anche per i bisogni sanitari essenziali, con il concreto rischio che lo stesso debba rivolgersi alla rete di emergenza/urgenza gravando sull’intero sistema con un incremento dei costi e un utilizzo inappropriato delle risorse.
Le misure strutturali e organizzative declinate nel PNRR si pongono l’obiettivo di riorganizzare l’assistenza sanitaria a favore del territorio anche per evitare il ricorso all’ospedale per la risoluzione di problematiche a bassa complessità, ma tutto questo complesso processo di riorganizzazione non può prescindere da un elemento essenziale: la disponibilità della risorsa umana. Ed è proprio sul territorio che i cittadini, attraverso i Sindaci, confliggono in maniera importante con la struttura Sanitaria in quanto pagano sulla propria pelle la mancanza del MMG.
Si tratta a tutti gli effetti di una vera e propria emergenza sanitaria dalla quale se ne potrà uscire attraverso una pronta azione congiunta tra Aziende Socio Sanitarie e Comuni finalizzata a condividere percorsi Socio Sanitari esaustivi per le necessità dei cittadini. L’alternativa è l’inevitabile blocco del sistema.
Peraltro la carenza di MMG ha e avrà sempre più evidenza nelle zone più critiche del nostro territorio come le aree interne e i quartieri disagiati delle grandi città. La casa comune di ANCI/Federsanità, d’intesa con l’Assessorato alla Sanità, può rappresentare un formidabile Laboratorio dove territorio e bisogni socio sanitari possono mettersi in gioco e trovare la risposta, condivisa, ai bisogni attuali della popolazione in attesa di un intervento centrale che in ogni caso dovrà essere attuato sia a livello di implementazione delle figure sia a livello di revisione degli aspetti contrattuali vigenti.
Sulla base di queste riflessioni ASL3, d’ intesa con l’Assessore alla Sanità di Regione Liguria, sta sperimentando un nuovo modello in una delle Valli interne della Provincia di Genova in cui la carenza di Assistenza Primaria si traduce ormai da tempo in un profondo disagio per centinaia di persone, l’Alta Valtrebbia.
Dal confronto/collaborazione con i Sindaci della Valle e con le diverse realtà locali, nasce nel novembre 2022 l’iniziativa di costruire una rete che possa dare una risposta ai bisogni sanitari dei residenti privi del proprio medico di base. La rete si avvale di un piano integrato di risorse. Si tratta delle diverse figure sanitarie di cui dispone la ASL e idonee allo scopo sfruttando inoltre il concetto di RSA aperta attivo in Liguria e finalmente applicato sul territorio. Focalizzando l’intervento, tenendo in debito conto l’età media della popolazione e dei bisogni espressi dalla stessa, Medici specialistici ambulatoriali, della Continuità Assistenziale, funzionari distrettuali e medici della vicina RSA collaborano con l’Infermiere di Comunità, le Farmacie territoriali, le PP.AA e i Comuni, tutti sotto la regia del Distretto Socio-Sanitario. Una metodologia che consente di prendere in carico i bisogni sanitari degli assistiti residenti per fornire una pronta risoluzione; all’interno dei quattro ambulatori Asl3, presenti sul territorio, ruotano così i medici e l’Infermiere di Comunità. Con questa rete di servizio il cittadino avrà a disposizione un’offerta medica completa e, nel giorno della necessità, se lo studio sarà operativo in altro comune, potrà usufruire di un trasporto ad hoc messo a disposizione dal gruppo di progetto. La presenza simultanea di medico e infermiere su poli distinti consentirà di incrementare l’offerta sanitaria andando a valorizzare la professionalità dell’Infermiere di Famiglia e Comunità che può garantire la risposta assistenziale all’insorgenza di nuovi bisogni sanitari espressi e potenziali lavorando in sinergia con tutti i con la rete, perseguendo un modello di integrazione interdisciplinare.
La Rete prevede altresì l’ulteriore implementazione di soluzioni di telemedicina per televisita e teleconsulto oltre all’erogazione di prestazioni come ECG e Spirometria con telerefertazione. Nei prossimi giorni si aggiungerà un numero verde attraverso il quale il cittadino che non può recarsi presso i 4 ambulatori territoriali distribuiti nei Comuni interessati (Rovegno, Montebruno, Fontanigorda e Gorreto) potrà comunque mettersi in contatto ed essere preso in carico dalla rete che troverà la soluzione al problema socio sanitario più idonea alle sue esigenze.
A supporto e a completamento del Servizio vengono inoltre organizzati incontri informativi con la popolazione sulla prevenzione.
Siamo convinti che questa progettualità se opportunamente monitorata e implementata possa rappresentare in un prossimo futuro un modello da esportare anche in altre aree interne per la riorganizzazione dell’offerta socio sanitaria nell’area metropolitana genovese.
Luigi Carlo BottaroPresidente Federsanità LiguriaDirettore Generale ASL3 Genova