Lettere al Direttore
La carenza di specializzandi medici in alcune branche e la pari dignità negata agli specializzandi non medici
di Alberto Spano', Gianmaria LiuzziGentile direttore,
i recenti dati diffusi dall’Anaao Assomed in merito all’entità di contratti di specializzazione medica non assegnati e persi negli ultimi due concorsi nazionali (2021 e 2022) mettono ancor di più in evidenza la grave carenza di futuri specialisti nelle branche specialistiche di Patologia Clinica e Biochimica Clinica, Microbiologia e Virologia, Tossicologia e Farmacologia Clinica. Su 1.004 contratti statali stanziati per le sopracitate specialità, ben 710 sono stati non assegnati o abbandonati. Tutto ciò rappresenta una ormai cronica disaffezione dei giovani medici verso queste specialità e discipline che, insieme alla branca dell’emergenza-urgenza, sono state le protagoniste nella lotta in prima linea durante il periodo pandemico. Tutto ciò parallelamente a una situazione pluridecennale in cui migliaia di specializzandi laureati biologi, chimici, veterinari, fisici e psicologi (i cosiddetti “specializzandi non medici”) svolgono il percorso formativo senza percepire alcuna borsa di specializzazione e molte volte una formazione non di qualità.
In tale contesto storico, dove la pandemia ha palesato che le carenze d’organico influiscono notevolmente sull’erogazione di salute, occorre un duplice intervento: ottimizzare il panorama delle specializzazioni mediche, tra cui quelle sopramenzionate, e dare dignità contrattuale, retributiva e formativa agli specializzandi non medici in tutte le discipline che li vedono coinvolti.
Nonostante sia in vigore il Decreto Legge numero 401 del 2000 “Norme sull'organizzazione e sul personale del settore sanitario” in cui all’Art. 8 si legge di “ripartizione annuale delle borse di studio nell’ambito di risorse già previste”, gli specializzandi non medici svolgono la loro formazione in maniera totalmente gratuita, mortificando la loro professionalità e competenza, un unicum europeo. Essi, nonostante l’ingente tassazione universitaria versata, usufruiscono di una formazione talvolta non eccellente, nonostante l’obbligo di frequenza a tempo pieno durante il percorso post-laurea per le attività teorico-pratiche. Infine, l’accesso a tali specializzazioni avviene mediante concorsi banditi dalle singole università, in maniera asincrona e con modalità di svolgimento non omogenee e in barba alla programmazione triennale di figure specialistiche come sancito dal sopracitato Decreto Legge.
Occorre un rapido e definito cambio di passo: tali specializzandi devono ricevere, alla pari dei loro colleghi medici, un adeguato contratto di specializzazione retribuito, una formazione certificata e monitorata da un Osservatorio Nazionale delle specializzazioni sanitarie e un concorso nazionale delle specializzazioni non mediche, con regole certe. Il Ministro della Salute Schillaci, il 2 febbraio scorso, ha risposto a un question-time al Senato in cui ha dichiarato che occorre, per una piena equiparazione dei diversi professionisti, “l’individuazione delle risorse necessarie per la copertura degli oneri derivanti dal finanziamento dei contratti di specializzazione da assegnare anche ai predetti professionisti”.
Tutto ciò deve avvenire in tempi brevi, e come maggiore sindacato italiano dei dirigenti medici sanitari, con un Settore ANAAO Dirigenza Sanitaria ad essi dedicati, questa è una battaglia di prim’ordine in cui ci impegneremo con tutte le nostre forze e competenze affinchè ci sia una risoluzione definitiva di una problematica in cui troppi giovani professionisti sono stati e sono tuttora vittime impotenti.
Per contrastare il problema dei numerosi contratti di formazione medica specialistica non assegnati e persi nelle scuole di specializzazione in Patologia Clinica e Biochimica Clinica, Microbiologia e Virologia, Tossicologia e Farmacologia Clinica, occorre invece attuare una serie di iniziative parlamentari per aumentarne l’appeal e contrastare l’attuale ingente disaffezione. In uno scenario in cui le branche specialistiche che danno la possibilità di lavorare nel settore privato sono quelle maggiormente ambite e di conseguenza scelte nei concorsi di specializzazione, non si può pensare di rassegnarsi all’estinzione dello specialista medico nelle sopracitate branche, essendo una figura di fondamentale importanza che da decenni lavora, con le rispettive e diverse professionalità e competenze, al fianco dei dirigenti sanitari. In tali branche specialistiche vi sono troppe equipollenze e affinità monodirezionali che non riescono a stare al passo con la sanità del XXI secolo che vede sempre più integrazione tra la medicina diagnostico-ambulatoriale e la medicina dei servizi, con una medicina territoriale, attualmente pressoché inesistente, in cui tali specialisti possono e devono dare un contributo significativo. In tali discipline, in particolare, serve rilanciare l’istituto della libera professione intramoenia attualmente sottoutilizzato. Le aziende sanitarie devono organizzare e consentire tale esercizio, come previsto dalla legge, in forma individuale e di equipe quale vera e propria nuova modalità di offerta delle prestazioni, innalzandone il livello di qualità. Occorre inoltre, aggiornare il curriculum formativo di tali professionisti, integrando nuove competenze e ratificare la figura dello specialista in patologia clinica e biochimica clinica come il professionista di riferimento anche per la medicina trasfusionale ed immunoematologia, orfana di una scuola di specializzazione a lei pienamente dedicata.
Ogni eventuale anacronistica e inutile contesa tra professionisti medici e sanitari rischia di dividere e disperdere forze e iniziative. Occorre essere uniti e determinati per tramutare in realtà tutte le criticità che da troppo tempo affliggono una intera generazione di figure professionali che sono tra le colonne portanti del Sistema Sanitario Nazionale.
Alberto Spanò
Responsabile Nazionale ANAAO Settore Dirigenza Sanitaria
Giammaria Liuzzi
Responsabile Nazionale ANAAO Settore Giovani