27 febbraio -
Gentile direttore,la RSU dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze nell’esprimere forte preoccupazione per il futuro dell’unica officina farmaceutica di proprietà dello Stato, accoglie con estremo favore ed interesse l’
interpellanza del 20 febbraio u.s. presentata dall’onorevole Andrea Quartini in cui ben si rappresentano le criticità che, all’Istituto di via Reginaldo Giuliani, si registrano da diverso tempo.
Difatti, se da un lato annotiamo cospicui investimenti stanziati per adeguare alcuni fabbricati per la produzione di anticorpi monoclonali, dall’altro si segnala l’evidente stato di degrado in cui versa buona parte delle altre strutture utilizzate per le varie attività.
Inoltre, la carenza cronica di personale a vari livelli ma, soprattutto, la mancanza di diverse figure chiave, come segnalato anche dall’autorità regolatoria (AIFA), necessarie per gestire un’officina farmaceutica secondo le norme di buona fabbricazione dei medicinali, stanno determinando lo stop forzato delle linee di approvvigionamento dei cosiddetti “Farmaci orfani” – cioè quelli destinati a curare alcune malattie rare e, a breve, della cannabis terapeutica.
L’Istituto, storicamente, ha avuto due missioni: rispondere alle emergenze sanitarie del Paese e soddisfare le esigenze farmaceutiche delle Forze Armate.
Dalla sospensione della leva obbligatoria a tali settori strategici si è aggiunta la capacità di offrire servizi di pubblica utilità come la produzione di antidoti, di farmaci salvavita, di cannabis terapeutica e di farmaci orfani. Però, dietro questa versatile capacità industriale, che rappresenta un costo sociale inevitabile, ma ripagato ampiamente dai servizi forniti, risultano fondamentali il ruolo delle risorse umane qualificate, l’adeguamento tecnologico-impiantistico e infrastrutturale che, in questo momento storico, hanno raggiunto, secondo i sindacati, livelli di criticità preoccupanti.
Tutto ciò determina, inevitabilmente, gravi ripercussioni sulle legittime richieste di tutti i pazienti che necessitano dei farmaci salvavita che l’Istituto non riesce più ad assicurare, probabilmente, a causa di un disegno politico, in atto già da diverso tempo. Tale strategia, ha creato, fatalmente, una situazione di estremo disagio nel personale civile, consapevole di non riuscire più ad essere interlocutore di tutti coloro che consideravano l’Istituto la loro unica ancora di salvezza.
Al di là degli investimenti che potranno essere destinati per tappare alcune falle, la RSU auspica uno stabile coordinamento interministeriale per le politiche relative all’impiego dell’Istituto, indipendentemente dall’ente predisposto alla sua vigilanza, visto che le attività del Farmaceutico coinvolgono settori sotto la competenza di diversi ministeri e che il budget della Difesa non è più in grado di far fronte, non solo alle esigenze tradizionali di produzione, ma anche a quelle strategiche.
Alla luce della tragica esperienza vissuta durante la pandemia da Covid-19, secondo la RSU sarebbe premiante poter transitare sotto la presidenza del Consiglio dei Ministri, come per la Protezione Civile, per poter continuare a fornire quei servizi fondamentali per il Paese e continuare ad essere punto di riferimento privilegiato come, peraltro, sta accadendo in Europa dove risultano già operativi centri attrezzati, a diretto controllo governativo, per far fronte alle prossime emergenze di carattere sanitario.
Dott. Umberto Fragassi Portavoce RSU aziendale