24 febbraio -
Gentile Direttore,
desidero ampliare la riflessione di Michelangelo Bartolo. L’introduzione del FSE è stata di per sé lenta al di fuori di regioni pioniere come l’Emilia-Romagna, nonostante l’impulso dalla pandemia da COVID-19. Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è uno strumento prezioso, ma molto ancora si può fare.
A disegnare il percorso anticipato nel PNRR Missione 6.2. (che dovrà concludersi entro il 2026) sono le nuove linee guida nazionali (2022) del Ministero della Salute.
L’attuale FSE si presenta come un deposito di documenti non interattivi (immagini fotografiche, fogli PDF) e non un database. Per le nuove Linee Guida, il FSE deve diventare “il punto unico ed esclusivo di accesso per i cittadini ai servizi del SSN, ecosistema di servizi basati sui dati per i professionisti sanitari per la diagnosi e cura dei propri assistiti e per una assistenza sempre più personalizzata sul paziente, strumento per le strutture ed istituzioni sanitarie che potranno utilizzare le informazioni cliniche del FSE per effettuare analisi avanzate di dati clinici e migliorare l’erogazione dei servizi”. Si prevede la sua evoluzione per l’addestramento di modelli Artificial Intelligence e Machine Learning e per le simulazioni.
L’attuale FSE non fornisce ancora una rappresentazione puntuale delle condizioni di salute dell’assistito. Inoltre, esso non è ugualmente alimentato in tutte le Regioni, limitando così la sua fruibilità come strumento di diagnosi, cura e prevenzione.
Per potenziare il FSE occorre:
- garantire servizi di sanità digitale omogenei ed uniformi
- uniformare i contenuti in termini di dati e codifiche adottate
- rafforzare l’architettura per migliorare l’interoperabilità del FSE
- potenziare la governance delle regole di attuazione del nuovo FSE.
Sempre nelle Linee Guida sono stati definiti:
Requisiti obbligatori da attuare nel breve termine per:
- uniformare a livello nazionale i servizi del FSE già esistenti per cittadini ed operatori sanitari;
- estendere il nucleo minimo di documenti obbligatori del FSE e perfezionare la loro standardizzazione unitamente a quella dei documenti integrativi già implementati dalle Regioni;
- evolvere l’infrastruttura di interoperabilità del FSE mediante la realizzazione di un indice nazionale, di una anagrafe nazionale degli assistiti ed una componente per l’acquisizione dei dati e documenti dai loro sistemi produttori;
- adottare un sistema per il controllo ed il monitoraggio della qualità delle informazioni cliniche che alimentano il FSE;
- istituzionalizzare e governare processi di standardizzazione a livello nazionale delle diverse dimensioni del FSE.
Requisiti obbligatori da attuare entro la durata del PNRR per:
- evolvere verso servizi per l’accesso ai dati clinici (non più solo dei documenti) da parte di cittadini ed operatori sanitari, per il loro utilizzo nelle attività di prevenzione e cura svolte dai MMG/PLS e dai medici specialisti, per il loro impiego da parte dei farmacisti per svolgere le rispettive funzioni di verifica dell’aderenza alle terapie e delle possibili reazioni avverse, per il loro uso da parte delle istituzioni sanitarie per la programmazione sanitaria e la prevenzione;
- alimentare il FSE con dati clinici standardizzati attraverso l’uso di sistemi di codifica e dizionari, acquisiti nelle attività di prevenzione, diagnosi e cura condotte dai professionisti sanitari sugli assistiti, ivi compresi patient summary prodotti da MMG/PLS secondo target PNRR, dati di Telemedicina, dati generati autonomamente dai pazienti ed imaging;
- attuare una nuova architettura del FSE, completa di un repository di dati clinici […] e potenziata da nuove componenti di interoperabilità in grado di raggiungere e collegare tutte le strutture sanitarie produttrici di informazioni;
- adottare strumenti di Advanced Analytics, anche basati su tecniche di Intelligenza Artificiale per l’elaborazione dei dati clinici del FSE;
- mettere a disposizione i dati clinici per la ricerca. […]
Requisiti raccomandati per:
- realizzare servizi basati sui dati clinici, ulteriormente estesi a dati “omici”, genetici ed epigenetici, per una cura sempre più personalizzata sull’assistito;
- rendere disponibili tali dati per la ricerca;
- metterli a disposizione delle Istituzioni Sanitarie per finalità di governo.
Si delinea quindi un FSE 2.0 più adatto alla sanità digitale, capace di interfacciarsi con la telemedicina (ad esempio, con input da dispositivi indossabili). Una vera base dati che accompagna il paziente e che sarà un giorno in grado di alimentare sistemi di Intelligenza Artificiale per simulazioni e ricerche.
Ivan Favarin
Infermiere (dottore magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche)