Lettere al Direttore
Radiazioni ionizzanti. Dal CdA Tsrm un intervento troppo timido
di Calogero SpadaGentile direttore,
la richiesta della C.d A. FNO TSRM PSTRP, di ridefinizione del documento intersocietario della radiologia complementare può indurre in agili considerazioni a favore … non sostenibili da chi però è già qui intervenuto per ben 18 volte negli ultimi 6 anni, sulla vera irrisolta questione a monte: l'autonomia professionale del Radiographer Italiano.
Pertanto pongo volentieri qualche riflessione. Ed è proprio una intima contraddizione che si deve anzitutto evidenziare: ossia che la medesima FASTeR – di fatto parte integrante della FNO TSRM PSTRP – risulta soggetto compilatore di entrambe i documenti … quindi come già tutta la pubblicata disamina vada duplicemente contro l’Aristotelico principio secondo cui: “È impossibile che la stessa cosa convenga e non convenga alla stessa cosa e sotto il medesimo rispetto”.
Pertanto il rischio è che ogni similare proposta controversia si riduca all’ennesimo sterile teatrino, esclusivamente funzionale a giustificare l’esistenza di organi e sotto-organi la cui attività risulta addirittura controproducente ad agevolare il cambiamento: il famoso “governo clinico”.
Quanto alle argomentazioni, fanno tutte parte di un corpus più che ben noto, che spazia dal fatto che la normativa sulla radioprotezione doveva occuparsi di radioprotezione e non di stravolgere gli ordinamenti di esercizio professionale, fino ad innumerevoli reintroduzioni malcelate di concetti aboliti, così come di impudenti deroghe, come anche di meri “ossimori di facciata”; tutti elementi che sotto una falsa egida riformista, invece che valorizzare i Tecnici Radiologi, li hanno di fatto ‘instupiditi’ al cospetto di altre figure che in materia ne sanno addirittura meno, se non proprio zero.
Ciò che qui più necessita attenzione è che: Anzitutto queste organizzazioni rappresentative non si rendano conto che le citate “ambiguità, contraddizioni e distorsioni interpretative della norma e della giurisprudenza”, si applicano non solo alla radiologia complementare, ma a tutto lo scenario della diagnostica per immagini (comprese le odontoiatriche), radioterapia ed anche fisica sanitaria; praticamente a tutto il campo “di azione e di responsabilità” di una – forse è il caso di ribadirlo ancora – delle principali figure storiche delle professioni non mediche in Italia, che merita un ben differente riguardo.
Il combinato di lassismo e negazionismo degli ultimi 23 anni ha condotto a gravi paradossi, quali il seguente: “non potendo in nessun caso essere minimizzati i rischi di esposizione alle radiazioni ionizzanti prodotti da tali sistemi, prendendo erroneamente a presupposto che la dose da essi impartita possa essere considerata trascurabile”.
… ragionamento che a quanto pare non viene tenuto in considerazione sia in generale ma in particolare in radiologia senologica, visto soprattutto l’ormai imperante slogan di un noto Ente Pubblico vigilato dal Ministero della Salute: “… il rischio di sviluppare un tumore indotto dalle radiazioni provocate dalla mammografia è solo ipotetico”.
Ecco perché quello della Commissione di albo nazionale risulta come un intervento non soltanto tardivo ma addirittura troppo timido nella sua antinomia, per inquadrare le storture ed i conseguenti danni di oltre vent’anni di una molesta (perché discriminatoria) legge sulla radioprotezione; norma che ha fatto arenare ogni possibilità di ammodernamento e riforma, a partire dalla nomenclatura: non dovrebbe esistere la c.d. «esposizione medica», ma semmai la esposizione alle radiazioni ionizzanti a scopo diagnostico o di terapia, così come non dovrebbe esistere la c.d. «radiologia medica», ma semmai la radiologia diagnostica (similmente alla radioterapia), con tutta una assai nutrita serie di corollari … anche incidenti sulla stessa denominazione professionale dei Tecnici, cui sarebbe assai preferibile quella angloamericana, che avrebbe anche evitato ben note, inutili dispute.
Molto rumore per nulla?
No, primo perché lo si fa usando la sordina della incoerenza, secondo perché gli elementi in gioco non sono affatto trascurabili o inconsistenti, come finora è stato da più fronti propagandato. Un vero rumore sarebbe più che legittimato, ma ciò che deve essere oggetto di ridefinizione (come da tempo vada qui affermando) è la stessa norma sulla radioprotezione.
Il bandolo di questa ormai intricatissima e complicata matassa è ricondurre i radiographers Italiani alle titolarità riconosciute a tutti gli altri “non medici”: di conferma del trattamento richiesto dal medico prescrivente (giustificazione) ed alla esecuzione in proprio delle attività riservate e tipizzanti la professione (ottimizzazione).
Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale